di BRUNO TUCCI

C’è una irrefrenabile corsa politica verso il centro. Lo vogliono tutti: bianchi, rossi, neri, verdi, arancioni e azzurri. Pare quasi che non ci sia altro problema oggigiorno. Ogni parlamentare italiano si alza il mattino e cerca di trovare una via d’uscita che possa far trionfare il moderatismo.

Strano il nostro Paese: prima, in un paio di mesi o poco più, manda al macero la Democrazia Cristiana (che ha vissuto per anni di centro). Poi, dopo anni, si convince e ritiene che questa è la strada migliore per salvare il Paese. Via gli estremismi o presunti tali: non servono, fanno solo del male e così via.

La politica slitta verso il centro

E’ una tendenza che nessuno può nascondere se facciano un’analisi del presente. Partiamo dal partito di maggioranza relativa: i Fratelli d’Italia. E’ vero che Giorgia Meloni  sia riuscita a portare i suoi fedelissimi dal quattro per cento fino all’attuale ventinove se non trenta per cento.

Non c’è dubbio: seguendo l’indirizzo di una destra, più moderna, però, al passo con i tempi. La stessa premier in questi due anni passati a Palazzo Chigi ha saputo smussare gli angoli degli ultras, avvicinarsi di più all’Europa e ai suoi più convinti difensori. Ha incontrato i big del vecchio continente, ha attraversato l’Oceano, è arrivata fino in Cina, cioè al mondo che nessuno avrebbe pensato potesse toccare.

Perfino lo jus scholae nel radar della destra

Uno dei suoi alleati nell’esecutivo si è addirittura pronunciato a favore dello ius scholae, considerato una bestemmia fino a qualche tempo fa. Ora si temporeggia, ma è prevedibile che qualcosa cambierà per il diritto di cittadinanza. Ne è sicuro Antonio Tajani, leader di Forza Italia.

Il più intransigente della triade è sempre Matteo Salvini che non ne vuol sapere di moderare la politica del governo, anzi spingendosi ancora più in là e mettendo certe volte in difficoltà il presidente del consiglio. Ma da vecchia (non di età) frequentatrice del Palazzo e sudando le proverbiali sette camicie, Giorgia Meloni sa di poter tranquillizzare Matteo Salvini.

Poi, si arriva al Pd della Schlein ed ai suoi frenatori. Questi nostalgici (absit iniuria verbis) sono attenti e guardinghi e non passa giorno che non frenino la segretaria da spingersi verso lidi (per loro) disastrosi. Poi, c’è la vera e propria folla che spinge verso il centro. Passata l’ubriacatura del periodo renziano, si sta venendo a più miti consigli tanto è vero che l’iniziativa del campo largo non ha molte possibilità di raggiungere il traguardo voluto soprattutto da Elly.

A far trionfare di nuovo il centro ci hanno provato con forza Carlo Calenda e lo stesso Matteo Renzi, ma i due erano talmente troppo presi di sé che l’idea non ha nemmeno cominciato a camminare. Nessuno voleva essere il secondo: troppi galli a cantare ed ecco il flop. Però l’impossibile accoppiata ci sta riprovando adesso. Matteo Renzi, dimenticando anche le vecchie diatribe con i 5 Stelle e il poco feeling con altri parlamentari.

Carlo Calenda perché si è accorto che questa potrebbe essere l’ultima grande occasione per ottenere una poltrona che conta. Allora, campo largo o stretto, l’importante è tornarci nel giro. A Montecitorio e a Palazzo Madama, il femminismo è ancora assai lontano dal maschilismo. E’ certo, comunque, che sono le donne oggi a dirigere l’orchestra. Giorgia Meloni e Elly Schlein potranno essere avversarie a tutto tondo, ma con grande rispetto e stima l’una dell’altra.

E poi, il vuoto se si esamina l’attuale assetto del Palazzo. Le gentili signore non occupano posti di potere e allora anche loro mirano al centro per farsi notare e raggiungere quel traguardo che l’allegra comitiva degli uomini non ha raggiunto. Due sono le più caparbie che si stanno battendo per arrivare al centrismo prima degli altri: Mara Carfagna, ex berlusconiana di ferro, e Maria Elena Boschi che, guarda caso, è una pupilla di Renzi, forse il più convinto centrista del momento. Per se stesso o per che cos’altro?

In ogni caso, l’obiettivo è sempre uno solo. Lasciare da soli gli estremisti e correre verso il moderatismo. A volte tornare indietro vuol dire fare un passo avanti.