di ENRICO PIRONDINI
La rete idrica italiana è sempre più vecchia e inaffidabile. È l’eterna emergenza del Belpaese: l’acqua sprecata. Colpa di una rete colabrodo. “Perdiamo in media il 42,3% delle risorse idriche” documenta il recente studio della CGIA di Mestre, la nota organizzazione sindacale che monitora le imprese e ne denuncia bisogni e fragilità con una immagine ed una credibilità ormai consolidate a livello nazionale.
“Ma la scarsità idrica può diventare una opportunità per crescere e cambiare” sostiene Enrico Stravato, Ceo di una società in house con il Ministero dell’Ambiente e le pubbliche amministrazioni centrali. Qualcosa si sta muovendo. La scoppola presa quest’estate ha riportato al centro delle attenzioni una situazione che specialmente al Sud ha registrato un quadro più che allarmante. Ad esempio a Potenza l’acqua sprecata che passa in rete per usi civili ha raggiunto il record negativo del 71%. Ma andiamo con ordine.
Condotte vecchie e danneggiate
Sono la causa dello spreco di acqua. In Italia, per ogni 100 litri di acqua immessa nella rete per gli usi civili, ne arrivano in media all’utente finale meno di 58. Gli altri 42, che corrispondono a 3,4 miliardi di metri cubi, finiscono dispersi lungo un sistema idrico spesso datato o in cattivo stato. L’acqua per usi civili è quella che serve abitazioni, negozi, uffici, ospedali, scuole, università, caserme e non solo. E circa il 20% del fabbisogno totale, al netto dell’acqua per l’agricoltura e quella per l’attività industriale. Certo, la crisi idrica è aggravata anche da fattori legati a questioni climatiche, ma la dispersione dell’acqua potenzialmente utilizzabile è un vero e proprio delitto. Come uscirne? L’ammodernamento. (o rifacimento ex novo) della rete idrica è una priorità. Uno dei temi più urgenti da affrontare.
Una toppa dal PNRR
L’azione di Governo è tangibile con oltre 5 miliardi di euro stanziati dal Piano Nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) per migliorare l’efficienza del settore. C’è già una cabina di regia presso la presidenza del Consiglio dei Ministri e un piano di interventi infrastrutturali per la sicurezza nel settore idrico. Un primo passo ma ne servono altri. L’Osservatorio Siccità (emette bollettini mensili) riferisce di studi in corso e azioni emergenziali per fronteggiare il crescente problema dell’approvvigionamento idrico. Al centro di queste azioni c’è l’ottimizzazione della risorsa depurata superando il 4% del valore attuale degli effluenti dei depuratori destinati al riutilizzo. Ma per raggiungere l’obiettivo prefissato e’ cruciale operare collegialmente. Se non si coinvolgono le eccellenze del sistema Paese ( pubbliche e private), non si arriverà ad una proposta organica. E tempo da perdere non ce n’è più. Non dimentichiamo che l’acqua è il bene più prezioso per la vita sulla Terra.