di PIERO BONITO OLIVA

ROMA – Il prodigio è compiuto. Alle 10.03 di questa mattina il sangue di San Gennaro si è liquefatto, dall’altare del duomo di Napoli lo sventolio del fazzoletto bianco ha annunciato ai fedeli che il patrono “ha fatto la grazia”.

Un lungo applauso ha riempito la cattedrale, l’arcivescovo don Mimmo Battaglia ha mostrato l’ampolla alla navata, agitandola a destra e a sinistra. S’è sciolto.

I cittadini del capoluogo partenopeo hanno tirato un lungo e collettivo sospiro di sollievo, abituati dal 1389 – più di 600 anni – a prevedere la sorte, che sia “ciorta” (fortuna) o “disgrazia” dalle sembianze che assume quel liquido santo.

Tre volte all’anno il Santo Patrono si pronuncia e alle pendici del Vesuvio trattengono il fiato, in attesa che il vescovo fornisca il lieto o nefasto presagio: il 19 settembre, il sabato precedente la prima domenica di maggio, e il 16 dicembre.

MIRACOLO O PRODIGIO?

I napoletani lo chiamano “o’ miracolo”, ma per la Chiesa è ‘solo’ un prodigio. Due parole che sembrano parlarsi ma nelle stanze del Vaticano la differenza è netta: i miracoli sono sovrannaturali e appartengono a Dio, i prodigi eventi straordinari con una possibile spiegazione scientifica, quindi in natura. Eppure la Santa Sede non si è mai opposta al rito, anzi lo sostiene. Insomma San Gennaro non fa cose da niente ma un gradino sotto il Signore.

CHI ERA SAN GENNARO

Il 19 settembre è il giorno in cui si ricorda la sua morte, avvenuta a Pozzuoli per decapitazione tra il 302 e il 305 dopo Cristo. San Gennaro fu infatti una delle vittime della dura repressione del cristianesimo attuata dall’impero romano. Nacque intorno al 270, anche se il luogo di nascita non è noto con certezza. E’ stato appurato che fu eletto vescovo di Benevento, si ritiene dunque che fosse nato nella città sannita.

Il sito Geopop ricorda che “Nel 313, pochi anni dopo il martirio di Gennaro, l’imperatore Costantino emanò l’editto di Milano, che legalizzava il cristianesimo, e alcuni decenni dopo, nel 380, Teodosio ne fece la religione ufficiale dell’impero. Tra i fedeli si sviluppò il culto dei martiri, cioè dei cristiani che erano stati uccisi a causa della loro fede, e Gennaro divenne presto oggetto di venerazione. Nel V secolo il vescovo di Napoli, Giovanni, ordinò che il corpo del santo fosse traslato nella città partenopea. Le spoglie furono seppellite nelle catacombe, che da allora divennero note come catacombe di San Gennaro”.

COSA SUCCEDE SE NON IL MIRACOLO NON SI COMPIE?

La storia, anche recente, è una prova: meglio che San Gennaro compia ‘o miracolo’. Negli ultimi anni, quando il sangue è rimasto in forma solida, alcune grandi tragedie hanno afflitto la città e non solo, perché la disgrazia non sempre è circoscritta al perimetro cittadino.

Facciamo un veloce riepilogo:

Settembre del 1939: niente liquefazione, la Germania invade la Polonia.

Settembre 1940: niente liquefazione, con un po’ di ritardo, l’Italia è entrata in guerra da circa tre mesi.

Settembre 1973: niente liquefazione, scoppia la terribile epidemia di colera a Napoli.

Settembre 1980: niente liquefazione, il 23 novembre il terremoto in Irpinia.

Settembre 2016: niente liquefazione, a dicembre il terremoto a Ischia.

Settembre 2020: niente liquefazione, l’Italia era già in piena emergenza Covid_19.

E’ chiaro che un evento di questa portata, capace di unire sacro e profano, sia stata fonte di ispirazione per la cinematografia negli anni. Indimenticabile il film capolavoro “Operazione San Gennaro”, pellicola del 1966 con regia di Dino Risi e cast stellare da Totò a Nino Manfredi. La trama è già di per sé epica: l’obiettivo di una banda di ladri è mettere a segno il colpo del secolo, rubare il tesoro di San Gennaro. E anche in quel caso, San Gennaro fece ‘o miracolo’: riportare i gioielli ai legittimi proprietari, i cittadini di Napoli.

Indimenticabile anche il passaggio in ‘Così parlò Bellavista’, film di Luciano De Crescenzo datato 1984. Una battuta che evidenzia la capacità dei napoletani di mescolare credenze pagane e religioseMaradona, il calcio, San Gennaro, Dio. Ecco come il “poeta” Gerardo Scala recita quei versi diventati cult: “San Gennà, non ti crucciare, tu lo sai ti voglio bene. Ma ‘na finta e Maradona squaglia o’ sanghe dint ‘e vene”.

QUANTO VALE IL TESORO DI SAN GENNARO?

Difficile dare cifre esatte ma qualche stima è stata fatta. La Mitra del Santo potrebbe attestarsi intorno ai 20 milioni di euro: ognuno degli smeraldi da 26 carati incastonati hanno un valore superiore al milione di euro, a cui andrebbero aggiunte altre quasi 4mila pietre preziose.

“Nel 2016, solo per spostare statue, arredi sacri e gioielli – riporta il Quotidiano Nazionale – a una mostra allestita al Tarì di Marcianise, fu stipulata una polizza record da 60 milioni di euro. “Il pezzo più prezioso è la Collana del Santo – prosegue QN – , esposta in processione durante le tre date annuali dei Prodigi: disegnata da Michele Dato nel 1679, nasce dall’unione di 13 maglie d’oro massiccio su cui sono appoggiate croci di smeraldo e zaffiri. Alla creazione, parteciparono i principali maestri orafi partenopei, che si sono susseguiti con aggiunte successive nel corso dei secoli”.

SAN GENNARO E LA POLITICA

Questa mattina, in prima fila nella cattedrale del Duomo di Napoli, ad assistere al prodigio c’erano le più alte cariche politiche del territorio, dal sindaco di Napoli al Presidente della Regione Campania. Il 19 settembre non è infatti solo appuntamento religioso, è una data fondamentale nel calendario istituzionale.

E’ il momento in cui lo Stato si stringe intorno ai valori che dovrebbero ispirare la sua azione. Lo dimostrano le parole del primo cittadino Gaetano Manfredi: “Cosa chiedo a San Gennaro? Sicuramente di proteggere la città, di guardare alle tante sofferenze ma anche di darci l’opportunità di crescere e di creare condizioni migliori di vita per tutti”. E del governatore Vincenzo De Luca: “Ci auguriamo che ci sia in futuro un clima di maggiore serenità e solidarietà fra le persone, che si possa lavorare in pace per creare lavoro e opportunità di vita. E che ci sia vicinanza alla povera gente, e a quelli che soffrono”.

San Gennaro quindi è ovunque, vede e sente tutto. E forse, il vero miracolo oggi l’ha fatto in una stretta di mano: quella tra Emanuele Filiberto di Savoia e Carlo di Borbone nella Cattedrale di Napoli. Non era mai accaduto prima.