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ROMA – E’ stata approvata della Camera dei Deputati la proposta di legge Mulè (FI) relativa all’istituzione della “Giornata degli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi durante la seconda Guerra mondiale”. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato. Nel corso del dibattito il  relatore Giorgio Mulè (FI) ha spiegato come questa proposta di legge voglia istituire, per la data del 20 settembre di ogni anno, la “Giornata degli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi durante la seconda guerra mondiale”. In proposto il relatore ha ricordato come, nel periodo che va dalla crisi dell’estate 1943 alla cessazione della guerra, circa 800.000 italiani, militari e civili, vennero trasferiti, in maniera coatta, nel territorio del terzo Reich, per essere impiegati, come forza lavoro, nell’economia bellica tedesca. “Il gruppo più numeroso, oltre 650.000, è quello degli IMI, sigla che sta per Internati Militari Italiani, la cui storia ha inizio l’8 settembre 1943, il giorno dell’armistizio con le forze alleate annunciato da Pietro Badoglio, capo del Governo pro tempore. Costretti a consegnare le armi, migliaia di soldati vennero posti di fronte a una richiesta, a un bivio: continuare a collaborare con le truppe tedesche e con la Repubblica di Salò, costituitasi il 23 settembre, dopo la liberazione di Benito Mussolini”, ha evidenziato Mulè ricordando che a fronte di questa scelta forzata, solo una limitata parte di soldati accettò di aderire alla Repubblica sociale ; alcuni riuscirono a fuggire, altri vennero uccisi durante una serie di combattimenti. “Circa 50.000 soldati, tra coloro che non accettano la collaborazione, perdono la vita nel corso della prigionia per malattie, denutrizione, esecuzioni e bombardamenti. È una storia tragica, è una storia sulla quale è calato l’oblio, per tanto, per troppo tempo e che riguarda una forma di resistenza, una resistenza senza armi, una resistenza che venne fatta nel nome degli ideali di libertà e democrazia, su cui si poggiano le fondamenta e i pilastri della Repubblica in cui viviamo”, ha aggiunto Mulè facendo presente che furono ben 21 i campi di concentramento dove arrivarono nell’estate del 1943 con la divisa estiva e dai quali uscirono con la stessa identica divisa estiva.