di FABIO PORTA
Potrebbe essere la figlia di una immigrata indiana e di un giamaicano la prima donna Presidente degli Stati Uniti. È stata proprio lei, Kamala Harris, a rivendicare orgogliosamente le sue origini all’apertura del discorso di investitura alla Convention democratica di Chicago che per acclamazione l’ha indicata come candidata e quindi sfidante di Donald Trump per la carica di Presidente della Repubblica.
Un discorso appassionato e coraggioso, quello della Harris, che non ha evitato di marcare tutte le differenze dal suo combattivo rivale ma che al tempo stesso ha voluto parlare a tutti gli americani: “voglio che lo sappiate: prometto di essere Presidente per tutti gli americani. Potete sempre fidarvi di me, metterò il Paese al di sopra dei partiti e degli interessi personali. Manterrò sacri i principi fondamentali dell'America. Dello stato di diritto. Delle elezioni libere ed eque. Del trasferimento pacifico del potere. Sarò una Presidente che ci unisce attorno alle nostre aspirazioni più alte.”
A colui che all’indomani dell’elezione di Joe Biden aizzava la folla all’assalto di “Capitol Hill” la candidata democratica ha risposto per le rime, rivendicando con forza il “pacifico trasferimento del potere.”
“Donald Trump – ha ricordato Kamala Harris - ha cercato di buttare via i vostri voti. Quando ha fallito, ha mandato una folla armata al Campidoglio degli Stati Uniti, dove ha aggredito le forze dell'ordine. Quando i politici del suo stesso partito lo hanno implorato di richiamare la folla e di mandare i soccorsi, lui ha fatto il contrario. Ha alimentato le fiamme”.
La più grande democrazia del mondo non può essere guidata da chi offende e sfregia la Costituzione, ed è questo il primo forte monito della Harris al popolo americano.
Il secondo forte messaggio del discorso di investitura è stato invece rivolto alla “middle class”, alla grande classe media americana che sarà decisiva nelle prossime elezioni presidenziali; a questa America profonda ed estesa Kamala Harris promette di impegnarsi a costruire una “economia elle opportunità in cui tutti abbiano la possibilità di competere e di avere successo”. Esattamente il contrario di quanto propone Trump che, secondo la Harris, “non combatte per la classe media, ma per sé stesso e per i suoi amici miliardari.”
Forte nel discorso della candidata democratica anche la difesa dei diritti civili, cavallo di battaglia dell’ex procuratrice della California, con un chiaro riferimento ai diritti delle donne e a tutte le conquiste sociali in campo educativo, sanitario ed ambientale.
In campo internazionale, infine, la Harris ha confermato la politica del Presidente Biden a sostegno del diritto di Israele a difendersi, senza però tralasciare di denunciare “le sofferenze a Gaza” e di rivendicare il diritto del “popolo palestinese alla dignità, alla sicurezza, alla libertà e all'autodeterminazione.”
Un’America che “nella lotta senza quartiere tra democrazia e tirannia, sa da che parte stare”, a differenza di quella di Trump che, secondo la Harris, “non riterrà mai gli autocrati responsabili, perché vuole essere un autocrate anche lui.”
Questo il discorso di Kamala Harris, che nella migliore tradizione dei grandi leader democratici del Paese, ha voluto toccare nelle sue battute finali le corde sensibili del popolo americano: “In America ci prendiamo cura gli uni degli altri, ci preoccupiamo gli uni degli altri e riconosciamo che abbiamo in comune molto più di ciò che ci separa.”
È questa l’America di Kamala, lontana anni luce da quella di Trump; un’America che unisce e non divide, che ama e non odia. Gli USA che per la prima volta nella storia potrebbero essere guidati da una donna.