LUGANO - Il mondo del lavoro e delle aziende è un terreno d’indagine tradizionale per osservare la situazione delle lingue, il loro uso, le loro funzioni, il loro valore. Al pari delle istituzioni governative e amministrative o dei sistemi formativi, il contesto lavorativo e aziendale si presenta come un ambito privilegiato per osservare aspetti di gestione delle lingue e del plurilinguismo. Questo a maggior ragione in un paese come la Svizzera, costituzionalmente quadrilingue, e inserito nel mercato globale.
L’uso delle lingue sul posto di lavoro e nella comunicazione aziendale e commerciale è strettamente legato al prestigio sociale ed economico di una lingua. In questo senso le pratiche linguistiche messe in atto sul posto di lavoro e nelle aziende (per esempio nella comunicazione verso l’esterno, con la clientela) offrono indicazioni utili a descrivere e monitorare la posizione e la vitalità di una lingua (il suo statuto funzionale) in relazione alle altre lingue in gioco.
L’indagine confluita nel 20° volume della collana “Il Cannocchiale” è stata realizzata da Matteo Casoni e si inserisce in un ampio progetto di ricerca dell'Osservatorio linguistico della Svizzera italiana, con sede presso il Centro di dialettologia e di etnografia, progetto finalizzato a elaborare uno strumento di monitoraggio della vitalità dell’italiano in Svizzera considerando varie realtà (politica, amministrativa, educativa, culturale…). Il volume si concentra sul contesto lavorativo ed economico elvetico al fine di descrivere e valutare da un punto di vista quantitativo il ruolo dell’italiano rispetto alle altre lingue nazionali e all’inglese.
Nella prima parte del testo sono discussi aspetti teorici relativi al concetto di vitalità sociolinguistica (specialmente la diffusione di una lingua e le sue funzioni comunicative) e al valore economico di una lingua, misurabile per esempio nel rapporto tra il numero di parlanti e il prodotto interno lordo pro capite, oppure nel reddito generato da una comunità linguistica.
La diffusione dell’italiano e delle altre lingue usate sul posto di lavoro in Svizzera è descritta attraverso i dati statistici dei censimenti nazionali. Sono considerate variabili quali il luogo di residenza delle persone occupate (Svizzera italiana e altre regioni linguistiche), il settore di attività (industria e servizi) o il tipo di professione.
Complessivamente l’italiano è parlato al lavoro da circa il 12% della popolazione attiva come lingua principale (meglio conosciuta) o come lingua secondaria (con competenze parziali della lingua). Sono poi considerate le pratiche e le politiche linguistiche aziendali, cioè le decisioni e i comportamenti che le aziende attuano rispetto alle lingue di lavoro e di comunicazione. Il fabbisogno di competenze linguistiche da parte del mondo del lavoro è considerato attraverso i requisiti linguistici formulati nelle offerte di lavoro fuori dal territorio italofono (quanto è richiesto l’italiano, a quale livello di competenza). Complessivamente solo nel 4,4% degli annunci per impieghi fuori dal territorio è richiesto l’italiano, perlopiù a un livello tra basilare e buono.
La scelta delle lingue di comunicazione aziendale è osservata attraverso le lingue in cui sono pubblicati i siti web e le lingue usate nei nomi dei prodotti (marchionimi).
L’italiano è presente nel 18% dei siti considerati (circa 1500): si tratta soprattutto di aziende attive a livello internazionale con un sito in almeno quattro lingue. L’analisi dei marchi ha evidenziato come l’italiano in Svizzera sia una lingua particolarmente produttiva quando si tratta di dare il nome al prodotto: è la seconda lingua più usata dopo l’inglese; in molti casi si tratta di nomi italianizzanti, che “ammiccano” alla lingua italiana. Un capitolo è dedicato alle leggi e alle disposizioni normative inerenti all’uso delle lingue nelle attività economiche e commerciali, evidenziando come in questo ambito misure di politica linguistica, finalizzate ad esempio a garantire l’uso delle lingue ufficiali, sono poco presenti o del tutto assenti. In ambito economico la priorità del legislatore è di favorire (non ostacolare) il commercio rispetto alla promozione o alla tutela delle lingue (eccezione fatta per le indicazioni sui prodotti relative alla sicurezza e alla salute della popolazione).
L’indagine delinea un quadro della situazione attuale dell’italiano, lingua nazionale e minoritaria. La valutazione della vitalità dell’italiano come lingua di lavoro e lingua di comunicazione nel mondo del lavoro e dell’economia in Svizzera va attuata in modo differenziato rispetto ad esempio al territorio: l’italiano è altamente vitale nella Svizzera italiana e poco vitale nelle altre regioni linguistiche del paese. Rilevante è anche l’estensione dell’attività di un’azienda (da locale a nazionale, a globale) o il fabbisogno di competenze linguistiche in relazione al tipo di mercato di riferimento.
Quello lavorativo ed economico è un contesto in cui più di altri (la famiglia o le reti sociali), la vitalità e il ruolo funzionale dell’italiano possono essere più problematici e subire in parte la forza sociale ed economica di altre lingue.
Il volume è disponibile in formato cartaceo (ordinazioni: decs-olsi@ti.ch) o in formato pdf (libero accesso nella Biblioteca digitale del Cantone Ticino).
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