Gente d'Italia

Immigrazione, conflitti tra politica e magistratura, ingiusto processo a Salvini, dove lo Stato giudica se stesso

di GIORGIO OLDOINI

L’Italia sta affrontando il problema della immigrazione, dalla cui soluzione dipende il suo stesso destino. Tale problema consiste nel conciliare i principi etici relativi all’immigrazione con la ricerca di sicurezza della nostra popolazione.

Infatti, se consideri l’immigrato come persona, sei un razzista quando lo discrimini per questioni di pelle, religione o etnia. Se consideri l’immigrazione come fenomeno di massa ti devi porre problemi di natura sociale ed economica che prescindono dai dati anagrafici dell’immigrato.

Esistono almeno tre modelli per affrontare la questione migranti. In Cina, la legge (art. 6 del Decreto n. 637) elenca i tipi di visto suddivisi in base alle attività specializzate di cui ha bisogno il paese, secondo la logica: “non entri se non servi”.

In questo modo si realizza la legge della domanda e dell’offerta e si evitano plaghe di disoccupazione incontrollata.

Esiste poi il modello americano. Il governo del Texas ha approvato una legge che prevede la criminalizzazione dei richiedenti asilo e consente di arrestare, incarcerare, perseguire e deportare i migranti che si ritiene abbiano attraversato illegalmente il confine con il Messico; con una pena fino a 20 anni di galera.

Come si frena la immigrazione incontrollata

Si ritiene che l’immigrazione incontrollata possa essere debellata solo grazie all’FBI e che occorrono 80.000 poliziotti in più con regole di ingaggio che consentono l’uso di armi. Una prospettiva agghiacciante per qualsiasi democrazia.

Non si comprende perché un’agenzia come l’ECRI abbia ritenuto di considerare razzisti i poliziotti italiani perché usano i manganelli e non quelli americani che uccidono i neri nelle strade.

Peraltro, è un dato incontrovertibile che le legislazioni dei principali paesi occidentali considerano reato l’immigrazione irregolare: la Bossi-Fini è legge “universale”.

Il grande atto di superbia che caratterizza l’Europa deriva dall’idea della presunta superiorità del sistema democratico, che sarebbe l’unico depositario dei valori laici dell’illuminismo.

Proprio per questo gli europei si fanno carico di “ospitare, assistere e integrare” ogni cittadino del mondo, vittima dell’”oscurantismo” e redigono liste di proscrizione dei paesi ritenuti poco “sicuri”.

L’eventualità che l’immigrato conosca solo la lingua del suo villaggio, non abbia mai svolto un lavoro, non sappia usare un computer, aspiri solo al contributo pubblico e al sistema sanitario del paese ospitante, non viene presa in considerazione.

Chi stabilisce se un paese è “sicuro”? L’espulsione del criminale costituisce atto legittimo per certi paesi Europei.

Chi deve decidere se un immigrato proviene da un paese “oscurantista” ed abbia per questo diritto all’accoglienza?

La lista dei paesi sicuri la deve fare lo Stato di prima accoglienza; tuttavia se poi l’immigrato si trasferisce in un’altra Nazione europea è questa Nazione ad avere una propria lista di paese sicuro.

I casi di Germania e Svezia

Si assiste così alla situazione per cui la Germania respinge i profughi afgani e la Svezia quelli irakeni. La giustificazione addotta è che gli “espulsi” erano dei criminali.

Poiché si tratta di due paesi importanti e certamente democratici, dobbiamo considerare acquisito un principio comune europeo: chi delinque non ha diritto d’asilo e può essere espulso verso il proprio paese d’origine.

La percezione del disagio sociale legato all’immigrazione.

Le più importanti scelte di politica richieste dal “popolo” ossia dalla gente comune, sono mirate alla tutela dei piccoli patrimoni contro gli scippi e i furti, ad impedire l’occupazione abusiva di case, le intrusioni nel focolare domestico a mano armata, la trasformazione del quartiere in un ghetto di persone dedite allo spaccio, le violenze ricorrenti sulle donne indifese del quartiere.

Il “popolo” (inclusi gli immigrati integrati) avverte che le denunce di questi reati non danno luogo a condanne e che il reo confesso è spesso messo in libertà dopo poco tempo. Sotto questo aspetto, la Magistratura ha fallito nel suo ruolo di garante dello Stato di diritto.

La percezione di un elevato disagio sociale, non è soltanto degli italiani. Molti tour operator americani sconsigliano di venire in Italia e avvertono che quando sei sulla spiaggia ti può capitare di vedere un cadavere che emerge dall’acqua.

Ti invitano a stare attenti a salire sui bus pubblici o a prendere la metropolitana a Roma o a Milano per i borseggi dei Rom, a soffermarti nelle stazioni. Isole come Lampedusa hanno ormai perso ogni attrattiva turistica.

Meglio andare in Spagna, il cui governo ha saputo gestire meglio l’immigrazione. Fino ad oggi i dati statistici ci confortano ma è un fatto che il nostro turismo si è impoverito, si è ridotto alle masse che portano scarso valore aggiunto, mentre Il turismo d’élite, quello che rende di più, si è trasferito sulla Costa Azzurra e in altri lontani paesi esotici.

Solo i sindaci di Genova ignorano che il Centro storico si è trasformato in una casbah governata da boss che si sono impadroniti delle attività commerciali e organizzano lo spaccio di droga e la prostituzione, dove non puoi circolare dopo le sette di sera.

Gli antichi negozi storici come quello dei jeans, le trattorie tipiche d’un tempo, hanno chiuso o si sono ridotti al lumicino. Insomma, Genova “da bere” è un ricordo ormai lontano.

I Magistrati impegnati a favore dell’immigrazione “libera” in nome dei diritti umanitari. Le responsabilità dei magistrati dirigenti.

Dopo l’approvazione della legge sul divorzio, a Genova la speciale Sezione civile era stata affidata a un magistrato che veniva chiamato “il Santo”. Faceva la comunione tutte le mattine, portava il cilicio e aveva fatto voto di castità.

Per Lui la separazione dei coniugi era un peccato mortale. Durante il suo mandato non firmò neppure un provvedimento.

Di chi era la responsabilità di questa paralisi dell’ufficio? Anzitutto del presidente del Tribunale che lo aveva designato, pur conoscendo la purezza della sua fede.

Allo stesso modo, è colpa del dirigente delle sezioni giudicanti penali, la designazione di magistrati che hanno tenuto dibattiti, pubblicato testi o partecipato a manifestazioni, dichiarando a viso aperto il loro credo in materia di immigrazione, contrario alle finalità politiche delle leggi.

Per dare credibilità alla Magistratura agli occhi della gente. sarebbe sufficiente una circolare con la quale si proibisce ai giudici di rappresentare lo Stato nei processi incentrati su norme di legge da essi contestate.

Il magistrato che manifesta il suo pensiero in materie giuridiche “confinanti” con la politica, perde la propria autonomia, perché si pone al servizio di una parte, circostanza ben compresa dal sindacato dei magistrati “indipendenti”.

I “gruppi” organizzati a favore dell’immigrazione incontrollata. Il business dell’immigrazione. Il perché del Centro di accoglienza in Albania.

Questi gruppi hanno una caratteristica singolare: dichiarano che gli immigrati devono avere via libera per principi umanitari ma si disinteressano dei problemi legati all’accoglienza e ai successivi destini dell’immigrato.

In sostanza, gli immigrati devono essere salvati e integrati in Italia a prescindere dal fatto che diventino disoccupati. La delinquenza che ne può derivare è questione di efficienza delle forze di polizia. Tali ideali, così elevati, vengono al primo posto rispetto alle questioni “pratiche”.

Siamo sicuri che di questo si tratti? Gli scafisti che organizzano le tratte, realizzano enormi profitti destinati a finanziare il terrorismo.

Le Ong che raccolgono i migranti in mare devono certo trovare sponsor che coprano le spese. Le cooperative che gestiscono i “putridi” centri di accoglienza, devono avere il proprio tornaconto. Gli avvocati che garantiscono la consulenza legale ai migranti sono pagati dallo Stato.

Insomma, quello dell’accoglienza è diventato un business come un altro, che si regge sul numero: maggiore è il flusso migratorio, maggiori sono i profitti.

Ciò può spiegare l’accanimento con il quale questi gruppi si battono per impedire l’operatività del centro di accoglienza in terra albanese. L’idea di un centro di accoglienza all’estero dipende dal fatto che nella fase di selezione all’arrivo si allargano le maglie: i casi si immigrati che scappano dai centri di accoglienza e fuggono in Italia o nel resto d’Europa è un fatto acclarato che ci viene addebitato da molti governi europei.

Questi governi stanno pensando di “restituire” agli italiani gli immigrati irregolari transitati da noi e finiti da loro. Da una parte sta l’obbligo di prima accoglienza, dall’altra le leggi umanitarie a favore dei migranti che i nostri giudici interpretano in modo diverso rispetto ai loro colleghi spagnoli, francesi o tedeschi. L’idea che le fughe dei migranti sarebbero impossibili in territorio albanese, può certo confliggere con i diritti dell’individuo, ma può rappresentare un rimedio concreto per contenere questo fenomeno.Peraltro, anche l’espulsione è diventata un business perché devi trovare l’accordo con i paesi d’origine, i quali chiedono in cambio aiuti economici.

Gli altri paesi pretendono ancora di più e applicano tariffe per ciascuna persona “riammessa” in patria, di cui si erano “sbarazzati”. Per questo motivo certi governi del nord Europa propongono di pagare ad ogni immigrato che accetta il rimpatrio da 40 mila euro in su. Il che la dice lunga sulla considerazione che hanno gli Stati d’origine verso i diseredati che noi vogliamo tutelare per questioni umanitarie.

Il processo a Salvini. Agenzie europee a servizio della sinistra italiana.

Nel caso di Palermo, i giudici processano Salvini per atti d’ufficio relativi all’esercizio delle Sue funzioni di ministro. Alla sbarra non va Salvini, bensì lo Stato italiano che lo stesso ministro rappresenta.

Si può  ipotizzare il reato di sequestro di persona per un ministro che blocca lo sbarco di migranti perché intende impedire che l’Italia diventi il porto naturale di tutti i profughi che rifiutano di andare in altri scali mediterranei i cui paesi hanno una legislazione più severa in materia di immigrazione (come la Spagna, la Francia o l’Inghilterra)?

Le ONG scelgono l’Italia perché la classe politica è debole e i giudici stanno dalla loro parte. Il fatto che Salvini sia l’unico al mondo ad essere processato per le sue scelte di ministro, dovrebbe far riflettere: i giudici hanno invaso le prerogative del governo.

Nei paesi più progrediti prevalgono i sistemi fondati sulla separazione e l’equilibrio dei poteri e, di conseguenza, sulla suddivisione della sovranità, che assicurano al governo, nella sua particolare sfera d’azione, un’autorità indipendente e continua.

Tali sistemi creano dei poteri stabili ed hanno inoltre il grande merito di sostituire la nozione reale di controllo alla nozione, un po’ illusoria, della “responsabilità” giudiziaria che ha avuto parte troppo grande nel nostro paese.

Lo spettacolo dei nostri deputati nell’assemblea europea, i quali prendono la parola per denigrare il nostro paese e i suoi rappresentanti e che brigano per ottenere dalle Agenzie governate dal centro sinistra declaratorie sui diritti umani come assist per i giudici d’area, costituiscono il più degradante livello toccato dalla politica italiana.

Comunque la si pensi, è un fatto che lo Stato non è oggi in grado di attuare tutti gli interventi che sarebbero necessari in campo umanitario, sociale, sanitario ed economico.

Tutti noi vorremmo iscriverci al partito della giustizia e dell’equa distribuzione del reddito, a quello della supremazia dei valori ideali, della cultura, della generosità a sostegno delle classi deboli, dello Stato sociale.

Nella scala dei Valori metterei all’ultimo posto la finanza. Ma se lo Stato è senza fondi e il debito pubblico entra in crisi irreversibile, chiudono le chiese, diminuiscono le vocazioni, chiudono i centri culturali, gli ospedali rifiutano i malati, le strade si riempiono di gente che chiede l’elemosina e delinque per sopravvivere. E ciò vale per i governi di qualsiasi colore politico.

 

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