"L'Humanitas di Rozzano e due strutture pubbliche, ovvero l'ospedale di Ancona e il Careggi di Firenze, sono risultati essere i tre migliori ospedali italiani".
Lo ha detto Domenico Mantoan, direttore generale dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), a margine della presentazione del Programma nazionale esiti. L'obiettivo, precisa Mantoan, "non è dare premi o penalità ma spingere verso il miglioramento dell'assistenza".
Il report Agenas - Programma nazionale esiti
Il report ha valutato le performance di ospedali pubblici e privati, in sette aree cliniche principali: cardiocircolatorio, nervoso, respiratorio, chirurgia generale, chirurgia oncologica, nefrologia, gravidanza e parto, osteomuscolare. "L'Humanitas, per il terzo anno consecutivo - ha precisato - si conferma ospedale di eccellenza e otto aree su quelle monitorate hanno livelli altissimi, questo mostra l'impegno costante di questa struttura".
Sul podio, assegnato in base alla valutazione effettuata con il sistema del treemap, ci sono due ospedali pubblici: "L'azienda ospedaliera di Ancona che era tra i migliori anche lo scorso anno e ha fatto un balzo ulteriore migliorando ancora di più il risultato, con 7 aree di eccellenza. La sorpresa è un altro ospedale pubblico, che ha fatto un grande investimento, l'azienda ospedaliera universitaria Careggi di Firenze", che raggiunge l'eccellenza in tutte e 8 le aree considerate.
Dopo lo shock della pandemia, che aveva ridotto al minimo l'attività ospedaliera, tornano a salire i ricoveri in Italia. Nel 2023 sono stati quasi 8 milioni, ovvero 312mila in più rispetto al 2022, tornando in linea con i valori del pre Covid. Dal punto di vista delle prestazioni, nella maggior parte degli ospedali "convivono aree di qualità alta o molto alta con aree di qualità bassa". Ancora per gli interventi oncologici resta una frammentazione in strutture con volumi di attività troppo bassi per garantire le migliori esperienze e tecnologie, in particolare per il tumore del pancreas. E lo stesso vale per l'area materno infantile, con un punto nascita su tre che non supera la soglia di 500 parti l'anno, considerato lo standard minimo di sicurezza. Questa la fotografia scattata dal Programma nazionale esiti, presentato oggi dall'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali
Il report ha valutato le performance di 1.363 ospedali pubblici e privati, in base a 205 indicatori. Paradigmatico è il caso delle fratture del femore operate entro le 48 ore, cosa che permette al paziente di recuperare l'autonomia, riducendo il rischio di complicanze, allettamento e infezioni. I pazienti operati per frattura del femore nel 2023 sono stati 95.808 (1.200 in più rispetto al 2022) e quelli operati tempestivamente passano dal 53% al 59%. Quasi tutti gli ospedali però sono sotto la soglia del 60%, in particolare in Calabria, Liguria, Basilicata, Umbria. Molise e Sardegna. Ma nel Centro-Sud si trovano anche 4 tra le 5 delle strutture migliori: l'Ospedale Umberto I a Siracusa, il Monopoli (Ba), il Pertini di Roma e il San Giovanni di Dio di Agrigento, che si aggiungono all'Humanitas Gavazzeni di Bergamo.
Uno degli interventi più frequenti è quello per colecistectomia in laparoscopia: nel 2023 sono stati 101.700 (9mila in più del 2022) e aumentano i pazienti che dopo l'operazione restano ricoverati per meno di tre giorni, dall'86% nel 2022 all'88% del 2023. Mentre si riduce la variabilità di performance tra le strutture, "segno di un miglioramento diffuso della sicurezza".
Un punto nascita su 3 sotto la soglia di sicurezza di 500 parti
Nel 2023 ci sono stati in Italia 381.766 parti, ovvero 11.700 meno del 2022, un numero che diminuire nel post-pandemia, seppur in misura minore rispetto al trend pre Covid. Aumentano le strutture che effettuano meno di 500 parti l'anno, considerate meno sicure dagli standard internazionali, che salgono a quasi un terzo. Mentre cala lentamente, attestandosi al 22,7%, il ricorso al cesareo, sebbene nelle regioni del Sud si registrano percentuali che arrivano al 40%. Migliorano invece i livelli di assistenza per i pazienti operati per infarto. Emerge dai dati del Programma nazionale esiti, presentato oggi a Roma dall'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas).
Rispetto agli anni precedenti c'è una progressiva riduzione del numero di strutture che hanno raggiunto la soglia dei 1.000 parti l'anno: sono state 136 nel 2023 dove ci sono state il 62% delle nascite. Mentre aumentano i punti nascita al di sotto dei 500 parti l'anno, ovvero 137 nel 2023, in cui c'è stato l'8% del totale dei parti. I parti con cesareo sono pari al 22,7%, in lieve calo dopo la battuta d'arresto nel trend di decrescita osservata nel 2022 (23,1%).
Si conferma un minore ricorso al cesareo nelle strutture pubbliche e "persiste una marcata diversità tra regioni: gran parte delle regioni del Sud ha fatto registrare nel 2023 valori di cesarei superiori al dato nazionale". Resta una forte variabilità all'interno della stessa regione, con strutture che superano il 40% in Campania, Sicilia, Puglia, Lazio e Lombardia. Il ricorso all'episiotomia, infine, è diminuito dal 24% nel 2015 all'11% nel 2023 ma "con valori più elevati nell'Italia meridionale".
Uno dei parametri per valutare la qualità di assistenza nell'area cardiovascolare è la tempestività di accesso (entro 90 minuti) all'angioplastica coronarica nei pazienti con infarto, e questa è aumentata dal 57% nel 2022 al 63% nel 2023. Per il bypass aorto-coronarico nel 2023 migliora la concentrazione dei casi in poche strutture: 18 contro le 11 del 2022 effettuano almeno 200 interventi l'anno, pari al 35% degli interventi (era 24%).
Tumori, cure frammentate in ospedali che operano troppo poco
Dal tumore al seno a quello del pancreas, ancora molti pazienti vengono operati in strutture con bassi volumi di attività, cosa che spesso non garantisce la migliore qualità delle cure. Nel 2023 ci sono sono stati 66.532 interventi per tumore della mammella (2.500 in più rispetto al 2022), 8 pazienti su dieci sono state operate in strutture con grandi numeri e aumentano a 168 le strutture che effettuano almeno 150 interventi l'anno. Ma "nonostante il quadro positivo" ci sono ancora 201 ospedali che eseguono 50 interventi l'anno o meno. Emerge dai dati del Programma nazionale esiti, presentato oggi a Roma dall'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), che fotografa la performance degli ospedali del Servizio sanitario nazionale.
"Una grande frammentazione della casistica in strutture caratterizzate da volumi bassi" e ampi margini di miglioramento si rilevano per il tumore del pancreas: nel 2023, ci sono stati in Italia 3.053 interventi ma solo 10 strutture ne fanno almeno 50 l'anno, coprendo appena il 45% dei casi operati, mentre il 42% è trattato in strutture con volumi bassi o molto bassi (meno di 45 l'anno). Gli ospedali che fanno almeno 50 interventi annui sono tutti nelle regioni del Centro-Nord: l'Azienda Ospedaliera Universitaria Borgo Roma a Verona, Irccs S. Raffaele (Mi), Aou Pisana, Irccs Humanitas (Mi), Casa di Cura Pederzoli (Vr), Policlinico Gemelli (Rm), Policlinico S. Orsola (Bo), Aou Padova e Ospedale Ca' Granda-Niguarda (Mi).
Gli interventi per tumore del colon sono stati lo scorso anno 26.154 e migliora la concentrazione della casistica: 183 strutture in Italia presentano volumi di attività uguali o superiori a 50 interventi l'anno, coprendo il 66% dei casi, ma il 28% è trattato in strutture con volumi bassi o molto bassi (con meno di 45 interventi l'anno). Nel 2023, ci sono stati poi 23.650 operazioni per tumore della prostata: 143 strutture ne fanno almeno 50 l'anno, coprendo l'80% dei casi, mentre il 16% dei pazienti è trattato in strutture con meno di 45 interventi l'anno. Infine, ci sono stati 14.336 interventi per tumore del polmone e il 20% dei pazienti è stato operato in strutture che fanno meno di 45 interventi l'anno.