Venerdì caldo in 30 città italiane dove migliaia di studenti si sono riversati in piazza per il 'No Meloni day': slogan, cartelli, manichini bruciati, foto di ministri imbrattate di rosso ed anche scontri a Torino, dove 20 poliziotti sono rimasti feriti e c'è stato un blitz alla Mole Antonelliana.
Insorge la premier, che parla di "inaccettabili scene" e si augura che "certa politica smetta di proteggere o giustificare queste violenze e si unisca, senza ambiguità, nella condanna di episodi così gravi e indegni".
Mentre il ministro per i rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, evoca "gli anni di piombo". Dopo gli scontri di sabato scorso a Bologna per il corteo di CasaPound, la temperatura continua dunque a salire nelle piazze.
I maggiori problemi a Torino: nel corteo partito dalla stazione di Porta Susa era presente anche la componente pro-Pal, con gli antagonisti vicini al centro sociale Askatasuna. I manifestanti - alcune centinaia - hanno dato fuoco ad un fantoccio con la foto del ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara, imbrattato bus e diversi monumenti, strappato la bandiera italiana dal Museo del cinema per sostituirla con quella palestinese. Hanno ripescato dagli anni '70 il gesto delle tre dita in alto a simboleggiare la P38; lanciato uova e petardi contro i poliziotti schierati in piazza San Carlo, cui è seguita una contrapposizione davanti alla prefettura, in piazza Castello. Venti agenti sono rimasti feriti, la maggior parte per lo scoppio di un ordigno rudimentale contenente un gas urticante che ha causato un'intossicazione da cloro. A Roma il corteo degli studenti ha raggiunto il ministero dell'Istruzione e del Merito. In testa uno striscione dei collettivi con la scritta: 'Contro un governo di fascisti e sionisti'. Qui i partecipanti hanno applicato vernice rossa sui cartelli con i volti di Meloni e dei ministri Valditara e Bernini per simboleggiare "le mani sporche di sangue per il genocidio del popolo palestinese". Hanno quindi scritto la frase "Ministero della guerra" sull'asfalto davanti al Mim ed incollato al muro alcune bandiere della Palestina. 'No Meloni day' anche a Milano, dove il corteo è stato aperto da uno striscione con la scritta: "Studenti in rivolta contro repressione, genocidio e merito". Comparsa anche una foto della premier con il volto imbrattato di vernice rossa e tante bandiere palestinesi. A Napoli davanti al Maschio Angioino gli studenti anno esposto uno striscione: 'Soldi alla scuola e non alla guerra'. Durante il passaggio sono stati lanciati fumogeni.
Il governo reagisce. "Stavolta - fa notare il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi - non c'era il pretesto di altre iniziative in corso né soggetti cui contrapporsi (il riferimento è agli scontri di sabato scorso a Bologna, ndr) ma ad essere presi di mira sono stati i palazzi delle Istituzioni e a essere aggrediti gli operatori delle Forze di polizia schierati a loro difesa. Confido che possa giungere unanime la ferma condanna per quanto accaduto". Il governo, assicura il vicepremier Matteo Salvini, "non si farà intimidire, ma è desolante pensare che qualche parlamentare o opinionista radical chic si scandalizzerà perché definisco i facinorosi comunisti 'zecche rosse' anziché preoccuparsi dell'aggressione sistematica alle donne e agli uomini divisa". Duro anche il ministro dell'Istruzione: "Valditara a testa in giù', urlavano sotto il ministero. E sarebbero questi gli interlocutori democratici? La scuola italiana non ha bisogno di replicanti degli estremisti degli anni '70". Secondo la collega Anna Maria Bernini, gli scontri "sono l'apice di un clima di odio che andava stroncato subito e stigmatizzato da tutti. Senza alcun distinguo". Condanna alle violenze arriva anche dal segretaria del Pd, Elly Schlein, che però non risparmia una frecciata al governo. "Solidarietà e vicinanza agli agenti delle forze dell'ordine feriti. Il diritto alla protesta, a manifestare e a scioperare non può e non deve mai - sostiene - essere confuso con l'aggressione violenta nei confronti di nessuno. La violenza è intollerabile, così come - aggiunge - la strumentalizzazione politica della violenza che non dovrebbe fare nessuno, in particolare modo chi ha responsabilità di governo".