di GIUSEPPE AVICO
Alcuni ricercatori della Johns Hopkins University sostengono di aver scoperto l’alfabeto più antico del mondo, inciso su alcuni cilindri di argilla rinvenuti durante uno scavo in Siria. Questa scoperta, datata intorno al 2400 a.C., precede di 500 anni altri sistemi conosciuti di scrittura alfabetica.
Alfabeto più antico, i cilindri d’argilla
Un team di ricercatori della Johns Hopkins University, guidati dal professore Glenn Schwartz, ritiene di aver fatto una scoperta davvero sensazionale. Si tratta di un ritrovamento che potrebbe mettere in discussione tutto ciò che sappiamo riguardo la nascita del primo alfabeto. Questa viene comunemente collocata intorno al IV millennio a.C, grazie allo sviluppo, da parte degli egizi, di un primo sistema alfabetico composto da circa 22 geroglifici. La scoperta dei ricercatori della Johns Hopkins, però, potrebbe confermare l’esistenza di un’altra forma di alfabeto, rudimentale ma preziosa, che esisteva 500 anni prima.
Nel corso di uno scavo archeologico durato 16 anni a Tell Umm-el Marra, un’antica città situata nell’attuale Siria nordoccidentale, il team di ricercatori ha scoperto alcune tombe risalenti all’antica età del bronzo. All’interno di una delle tombe meglio conservate sono stati rinvenuti gioielli d’oro e d’argento, utensili da cucina e vasi di ceramica intatti. Accanto ai vasi, inoltre, sono stati ritrovati quattro cilindri di argilla leggermente cotti, che riportano quella che sembra essere una scrittura alfabetica risalente al 2400 a.C.
Antiche etichette
Utilizzando le tecniche di datazione al carbonio-14, i ricercatori sono riusciti a risalire all’età delle tombe e dei manufatti rinvenuti. “In precedenza, gli studiosi pensavano che l’alfabeto fosse stato inventato in Egitto o dintorni dopo il 1900 a.C. Ma i nostri manufatti sono più antichi e provengono da un’area diversa della mappa, il che suggerisce che l’alfabeto potrebbe avere un’origine completamente diversa da quella che pensavamo. Questa nuova scoperta dimostra dunque che le persone stavano sperimentando nuove tecnologie di comunicazione molto prima e in un luogo diverso da quello che avevamo immaginato”, ha dichiarato il professore Glenn Schwartz.
I cilindri di argilla ritrovati, lunghi più o meno quanto un dito, erano perforati e Schwartz sostiene che venissero legati a qualcos’altro, fungendo come un’antica etichetta. “Forse descrivono nel dettaglio il contenuto di un recipiente, o forse da dove proviene o a chi apparteneva. Senza un mezzo per tradurre la scrittura, possiamo solo fare delle ipotesi”, ha affermato Schwartz.