Gente d'Italia

Un dicembre di scioperi in arrivo, Landini punta alla scalata del Pd

Maurizio Landini

di BRUNO TUCCI

Sarà un bel mese di scioperi quello di dicembre, non c’è dubbio. Il menù è pronto: quindici scioperi già programmati ed uno in particolare, il 13 dicembre, che avrà il titolo di “generale”. Proprio quel giorno ricorre la festa di Santa Lucia, la patrona dei non vedenti.

Ed è proprio così che si comportano i sindacalisti che o non vogliono vedere o vedono fin troppo bene avendo in animo un solo risultato: quello di creare il caos e di far traballare il governo. Sostiene il ministro Paolo Zangrillo: “Questo linguaggio della Cgil non porta a nulla di buono”.

Quale linguaggio? E’ così che si deve definire il comportamento di Maurizio Landini, il segretario del più numeroso sindacato italiano? Nel nostro vocabolario quel termine ha tutt’altro significato. Leggiamolo per non essere fraintesi: “E’ la facoltà dell’uomo di comunicare ed esprimersi per mezzo di suoni articolati”.

Scioperi e rivolta sociale

I suoni di Landini sono quelli della rivolta sociale, di una rivoluzione che possa trasformare il Paese e di capovolgerlo come si fa con un guanto. Questa non è democrazia, ha un obiettivo ben diverso che vuol portare a delegittimare il voto degli italiani che hanno voluto sostenere la destra o il centro destra.

“Senza rivolta non c’è libertà”: eccole le parole sincere di colui che vuole ribaltare l’assetto attuale dell’Italia. Con quale sostegno? Quali alleati? Quale campo, largo o stretto che sia? Con quei manifestanti che sventolano la bandiera della Palestina e girano con cartelli che dipingono una Meloni con le mani insanguinate? O ancora con quei ceffi che cercano in ogni modo di scontrarsi con le forze dell’ordine per mettere a soqquadro una città? Se sono questi i suoi amici, bisogna prestare la massima attenzione ed evitare che tali violente provocazioni si ripetano.

Purtroppo, nemmeno Elly Schlein si accorge di una manovra così avvolgente. Impegnata a cantare “Bella Ciao” in qualunque occasione non avverte che il più famoso dei sindacalisti italiani vuol rubarle la poltrona. L’esperienza con la Cgil volge al termine, un terzo mandato è vietato  anche secondo il convincimento di Beppe Grillo.

Allora, si studia il da farsi che ha un unico sbocco: la politica. Con l’aiuto dei falchi del PD e magari con le frange più estreme dei “contiani” Landini tenta la scalata ai piani alti di via del Nazareno approfittando del momento favorevole (non è quello di oggi). Però, non ci sono altre possibilità, quindi ci prova.

Dicembre difficilissimo, dicevamo. Pieno di caos, di turbolenze, di manifestazioni violente delle quali l’Italia è stanca. Perché i primi ad essere puniti da episodi che nulla hanno a che fare con la democrazia sono proprio i lavoratori, coloro che ogni mattina si alzano per tempo e tentano con la loro paga di arrivare alla fine del mese. Sono in molti ad aver compreso che si è alla presenza di una presa per i fondelli, tanto è vero che sono oltre duecentomila gli iscritti che hanno abbandonato la Cgil.

Le precettazioni sono inutili

Comunque sia, il problema non si risolve con le precettazioni. Le toppe non servono a tappare il buco. Ci vuole ben altro. Deve esserci un diverso atteggiamento della gente, di chi va a votare e vede il Paese precipitare nel caos. Non si possono digerire tredici scioperi nel mese in cui si celebra il Natale.

Con il Giubileo ormai alle porte che vedrà milioni di turisti invadere Roma e l’Italia intera. E’ questo il ritratto che vogliamo dare del nostro Paese? La risposta è no: lo ritiene a gran voce la maggioranza del popolo che non è quindi d’accordo con quanti vogliono “raggiungere la libertà con la violenza”. Le rivoluzioni appartengono ad un’èra che non c’è più. Inutile invocarla, perderebbe.

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