Gente d'Italia

I nodi arrivano al pettine

di STEFANO CALCARA

Da un po di tempo il tema della cittadinanza italiana e della riforma della modalitá di acquisizione é ritornato all´attenzione della politica. Basicamente la discussione verte sull´acquisizione, anzi piú precisamente sul riconoscimento, della cittadinanza jure sanguinis: in poche parole la cittadinanza italiana per discendenza. Dimostrando di avere un avo italiano una persona puó richiedere il riconoscimento della cittadinanza italiana in assenza di atti ostativi che nel tempo abbiano interrotto la trasmissione della stessa come ad esempio la rinuncia. Parliamo del Brasile con i suoi circa 30 milioni di persone con ascendenze italiane e dell´Argentina con circa 20 milioni di persone con le stesse ascendenze. I dati vengono da fonti dei due paesi, da indagini statistiche che le autoritá diplomatiche italiane prendono per buone e veritiere.  Ed effettivamente sono numeri corretti.

A Giugno del passato anno é stata depositata dal Sen. Menia (FdI) una proposta di riforma del riconoscimento di cittadinanza jure sanguinis. La proposat tende a mettere dei paletti all´eternitá dell´ascendente limitandolo a uno degli otto bisnonni o in alternativa vuole valutare il vero interesse ad ottenere questa agognata cittadinanza chiedendo un anno di residenza in Italia. In entrambe i casi si chiede un certificato di conoscenza della lingua italiana a livello B1, come avviene peraltro giá negli altri casi di acquisizione (jure conjuctionis e jure electionis). Intendiamoci bene, la proposta Menia non si discosta molto da quanto prevede la concessione di cittadinanza jure sanguinis prevista da altri paesi europei, tipo Spagna o Germania. E l’ Italia, vale la pena ricordare, é il paese UE che piú cittadinanze concede.

Forse colpito dalla calda estate italiana, il Ministro degli Esteri Tajani da Giugno ad oggi ha prodotto piú proposte un pochino confusionarie, ma tutte tendenti ad assicurare la cittadinanza italiana allo straniero (residente in Italia)  al termine di un ciclo scolastico di 10 anni , quello che dalla sinistra italiana é salutato con squilli di tromba come jus scholae. Non si capisce come a un ragazzo che inizi la scuola italiana all´etá di 6 anni ed abbia almeno un genitore, si dia al compimento dei 16 (ancora minore) la cittadinanza italiana quando nello stesso periodo di tempo (10 anni) lo straniero genitore del ragazzo abbia giá il diritto previsto dalla legge ad ottenere la cittadinanza e quindi automaticamente trasmetterla al coniuge ed ai figli. Ricordiamo che la cittadinanza non si trasmette agli ascendenti come nel caso inidicato sopra del minore che la riceva a 16 anni. Ma tralasciamo per un attimo questo caso che comunque ha ottenuto appoggi impensati come dal Comandante Generale dell´Arma dei Carabinieri che in un´intervista rilasciata sulla porta d´uscita dall´incarico si é ampiamente dichiarato a favore della cittadinanza agli stranieri nati in Iitalia, il famoso Jus Soli invocato ciclicamente dalla sinistra. Non era fra i compiti d´istituto del Gen. Luzi che con scarso feeling politico é entrato a gamba tesa sul governo.

Ma questo non interessa molto qui in sudamerica. O forse interessa talmente tanto da far percepire una discriminazione verso i richiedenti a queste latitudini che abbiano interesse al riconoscimento della cittadinanza.Questo sentimento per nulla gradevole trova anche giustificazioni fondate. L´iter per via consolare non dura meno di 10 anni, in veritá tanti. Quindi i richiedenti si rivolgono a una pletora di agenzie spuntate come funghi negli ultimi anni che promettono la cittadinanza italiana con un’azione presso un tribunale italiano molto piú breve e anche molto piú cara. I messaggi pubblicitari di queste agenzie sono qualcosa di vergognosamente raccapricciante.

 

Come indicato nel titolo, i nodi di questa districata capigliatura sono finalmente arrivati al pettine.

Giorni addietro nel corso di un´azione di richiesta di cittadinanza italiana  promossa dal legale di  una decina di cittadini brasiliani, discendenti tutti dalla stessa ascendente,  il giudice ha sospeso il processo ed ha investito la Corte Costituzionale. Il giudice di Bologna infatti ritiene che l´attuale legge sulla cittadinanza italiana (Art 1 Legge 5 febbraio 1992 num. 91)  leda alcuni articoli della Costituzione Italiana, segnatamente gli art. 1, art.3. e art. 117. Roba non da poco trattandosi i primi due articoli dei principi fondamentali della nostra carta, sui quali nessuno ha mai obiettato. Con un´analisi chiara e puntualmente dettagliata il Giudice ha indentificato la rilevanza e la non manifesta infondatezza e quindi ha trasmesso gli atti alla Corte Costituzionale perché giudichi. Il processo, ovverosia la richiesta di concessione della cittadinanza italiana ai richiedenti dal Brasile, viene sospeso in attesa della pronuncia della Corte.

La legge in vigore dal 1992 é quella che ha permesso e tuttora permette la concessione della cittadinanza italiana jure sanguinis. Offre un´interpretazione molto estensiva dei requisiti per ottenerla andando praticamente fino ad Adamo ed Eva. Se almeno un avo lontanissimo é parente di un richiedente, costui puó chiedere il riconoscimento della cittadinanza italiana. Con la legge in vigore non ci sono limiti all´ascendente.

Il giudice di Bologna questiona il concetto di “popolo”  al quale fa riferimento la Costituzione quando lo indica come detentore della sovranitá per stabilire quale effettivamente sia l´interesse di questi richiedenti tutti residenti in Brasile.Persone mai recatesi in Italia, totalmente ignari sull´Italia di oggi e senza alcun maggiore amore per l´Italia se non per ottenere il passaporto. Men che meno parlano l´italiano. In pratica, quanto si identificano con il popolo al quale fa riferimento la Costituzione?

In poche parole il giudice di Bologna riconosce sí l’esitenza della legge e quindi della sua legittimitá (fino a ieri) ma chiede alla Corte Costituzionale di manifestarsi nel merito di come e se applicare questa norma alla luce della Costituzione Italiana, se cioé la norma risponda agli interessi superiori della Nazione.

Tanto tuonó che piovve. All’indomani della proposta Menia sorsero parecchie critiche. Ma in grande parte dagli intermediatori interessati a mantenere la loro privilegiata posizione. Quelle agenzie di consigliori che sorte come funghi qui in Brasile offrono il miraggio della cittadinanza italiana. La proposta Menia introduce elementi a modifica della citatata legge del 1992 che in veritá elevano la qualitá della richiesta pera dare lustro alla cittadinanza. A coloro i quali chiedano il riconoscimento della cittadinanza attraverso un avo oltre gli otto bisnonni si richiede un periodo di dodici mesi di  residenza in Italia. Per assaporarla e capire cosa é l´Italia. E comunque in ognuna delle due ipotesi si richiede il requisito minimo del certificato B1 di lingua italiana. Al contrario delle critiche del mare di pescecani, la proposta sembra andare nella direzione di qualificare la cittadinanza.

Parliamoci chiaro, l´aumento della richiesta della cittadinanza italiana é una corsa al passaporto, senza sapere cosa sia l´Italia né una sola parola d´Italiano. L´agognato passaporto che, cosí come indicano le agenzie di intermediazione, permette mari e monti. Vivere in un paese della UE,  universitá gratuita, sanitá gratuita, guadagnare in Euro e avere la pensione in Euro. Si indica un irreale paese della cuccagna. Le analisi dei flussi nelle nostre reti consolari indicano che in vari paesi (Spagna, Portogallo, Sati Uniti) si registra un afflusso di cittadini italiani che non provengono dagli stessi paesi.  Il passaporto é presentato come strumento di cittadinanza, quando in realtá é l´inverso. É solo visto come la chiave per andare a Miami e a Orlando, luoghi nei quali si puó tranquillamente entrare con il passaporto brasiliano.

Sono arrivate anche in Italia attraverso un articolo del Corroere della Sera le penose e vergognose propagande di queste agenzie che promuovono il passaporto come la liquidazione della Standa, paghi uno prendi due, paghi domani in comode 36 rate, Black Friday del passaporto: é la svendita della verdura al mercato.

Sempre in Italia sono poi all´ordine del giorno le notizie di finti certificati e di una rete di vera e propria delinquenzaspesso collegata a queste agenzie di intermediazione per facilitare le concessioni di cittadinanza. La cittadinanza diventa un caso di polizia giudiziarie come é avvenuto nel nostro Consolato di Caracas.

La cittadinanza italiana implica fare parte di una collettivitá, di un paese, di una storia e di una cultura millenaria, di una Nazione e di una Patria costruita con fatica e con il sangue dei caduti nelle guerre d´Indipendenza e nella Prima Guerra Mondiale. Chi riceve la cittadinanza italiana acquisisce immediatamente diritti e doveri cosí come stabiliti nella costituzione. Chi oggi riceve la cittadinanza saprebbe recitare il primo paragrafo della Costituzione Italiana? L’ italianitá é un patrimonio immateriale di valori, storia, sangue, cultura e lingua.  Non puó essere svenduta, deve essere prestigiata é un atto di amore e non si regala. Chi la riceve non deve essere in Italia un turista con il passaporto italiano, ma italiano a tutti gli effetti che partecipi della comunitá.

Quindi é chiaro che si debba mettere ordine e un limite. La Corte Costituzionale non legifera, ma solo analizza la rispondenza di una norma di legge alla costituzione italiana.  Sará opportuno e necessario l´itervento del legislatore per mettere ordine a una situazione che sembra fuggire dalle mani. Fra le tante, la proposta Menia sembra la píú  calzante e meglio articolata, volta ad elevare il valore e il prestigio di ottenere la cittadinanza italiana e fissando l´esigenza del certificato B1 di lingua italiana sempplicemente collocando la stessa esigenza alle tre modalitá di acquisizione della cittadinanza italiana.

 

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