Gente d'Italia

Più poveri (redditi calati del 7%), spaventati dai migranti e sempre meno fiduciosi verso la politica. La fotografia del Censis agli italiani

di FRANCESCA RIPOLI

Secondo il 58esimo Rapporto del Censis negli ultimi vent’anni (2003-2023) il reddito disponibile lordo pro-capite degli italiani si è ridotto in termini reali del 7%. E nell’ultimo decennio (tra il secondo trimestre del 2014 e il secondo trimestre del 2024) anche la ricchezza netta pro-capite è diminuita del 5,5%. Una fotografia impietosa, quella scattata dal Censis alla società italiana.

La paura dei migranti

Sempre secondo il rapporto il 57,4% degli italiani si sente minacciato da chi vuole radicare nel nostro Paese regole e abitudini contrastanti con lo stile di vita italiano consolidato, come ad esempio la separazione di uomini e donne negli spazi pubblici o il velo integrale islamico.

Secondo la ricerca il 38,3% degli italiani sarebbe molto preoccupato da chi vuole facilitare l’ingresso nel Paese dei migranti. Inoltre un 29,3% vede come un nemico chi è portatore di una concezione della famiglia divergente da quella tradizionale e un 21,8% avverte ostilità nelle persone che professano un’altra religione.

Si tratta, a detta degli autori dello studio presentato dal Censis, di differenze che possono trasformarsi “in fratture e potrebbero degenerare in un aperto conflitto”. Allo stesso modo, si sottolinea, il 29,3% degli italiani “vede come un nemico chi è portatore di una concezione della famiglia divergente da quella tradizionale”.

L’astensione e i sentimenti anti occidentali

Alle difficoltà del ceto medio si sta accompagnando la messa in discussione dei grandi valori unificanti del passato modello di sviluppo, come il valore irrinunciabile della democrazia e della partecipazione, un conveniente europeismo e atlantismo. E’ riprova di questo “il ritrarsi dalla vita pubblica, con un tasso di astensione che alle ultime elezioni europee del 2024 ha toccato un livello mai raggiunto prima nella storia repubblicana, pari al 51,7%, non dimenticando che alle prime elezioni dirette del Parlamento europeo, nel 1979, l’astensionismo si fermò al 14,3%”.

Il documento segnala anche una sfiducia crescente nei sistemi democratici, “dal momento che l’84,4% degli italiani è convinto che ormai i politici pensino solo a sé stessi e il 68,5% ritiene che le democrazie liberali occidentali non funzionino più”. Addirittura l’Ue sarebbe vista come un guscio vuoto “inutile o dannoso” e sarebbe in corso una crisi crescente dei valori unificanti del passato, ciò anche alla luce del fatto che “il 70,8% degli italiani esprime oggi un più o meno viscerale antioccidentalismo ed è pronto a imputare le colpe dei mali del mondo ai Paesi dell’Occidente”. In tutto questo pesa anche la convinzione che l’Occidente sia destinato a soccombere, economicamente e politicamente, dinanzi all’ascesa di Paesi come la Cina e l’India.

La paura per i temi internazionali

Secondo il 49,6% dei nostri connazionali il nostro futuro sarà condizionato dal cambiamento climatico e dagli eventi atmosferici catastrofici, per il 46% dagli esiti della guerra in Medio Oriente e per il 45,7% dal rischio di crisi economiche e finanziarie globali.

Nel sentiment degli italiani c’è anche un 45,2% che teme le conseguenze dell’aggressione russa all’Ucraina e un 35,7% preoccupato dalle migrazioni internazionali e un 31% dalla guerra commerciale e dalle tensioni geopolitiche tra Usa e Cina. Per lo studio ci troviamo di fronte a una vera e propria ‘Sindrome italiana’, in cui “ci siamo risvegliati dall’illusione che il destino dell’Occidente fosse di farsi mondo e viviamo invece in un mondo scosso da forti tensioni, in cui nessuno è contento di come il mondo è”.

Exit mobile version