Per un sondaggio del quotidiano francese Le Figaro, il 59% dei francesi sarebbe favorevole alle dimissioni del presidente della Repubblica Emmanuel Macron, con il 40% che invece resta contrario.
L'inchiesta è stata fatta dopo la caduta del governo di Michel Barnier, due giorni fa.
Lo stesso Macron ha più volte escluso sue dimissioni. Nel discorso in tv di ieri sera ha ribadito di voler "onorare fino all'ultimo" il mandato di 5 anni che gli hanno conferito i francesi.
Socialisti da Macron, per ora nessun accordo
Posizioni ancora lontane, di studio, tra il Partito socialista che ha aperto ai negoziati con Emmanuel Macron sul futuro governo, suscitando le ire delle altre componenti del Nuovo Fronte Popolare, e il capo dello stato.
Nell'incontro di mezzogiorno all'Eliseo, il segretario Olivier Faure si è mostrato aperto verso un "congelamento" della riforma delle pensioni e non più un'abrogazione. Disponibilità alla discussione anche su altri punti, ma richiesta ferma: un primo ministro che venga dalla gauche, un socialista. La risposta dell'Eliseo, secondo fonti di stampa francesi: "niente premier fin quando i socialisti non romperanno con il Nuovo Fronte Popolare". La strategia di Macron sembra dunque quella di aprire una crepa nell'alleanza di sinistra che ha ottenuto più voti, anche se non la maggioranza assoluta, alle elezioni legislative anticipate di luglio. Molto polemiche verso Faure e il Ps le altre componenti del Fronte Popolare: La France Insoumise, i comunisti e i Verdi.
Il Partito socialista francese si era detto pronto a discutere oggi con la coalizione macroniana e la destra sulla base di "reciproche concessioni" in vista della formazione di un nuovo governo, dopo la caduta - due giorni fa - di quello di Michel Barnier. Il segretario del Ps, Olivier Faure, che sarà ricevuto a mezzogiorno all'Eliseo, ha precisato ai microfoni di France Info che tale governo nascerebbe sulla base di "un contratto a durata determinata".
Nella giornata di oggi, Macron riceverà diversi leader politici oltre ai socialisti. All'Eliseo si avvicenderanno rappresentanti della destra e anche della coalizione macroniana. Il tutto, in vista del varo di quello che nel discorso di ieri sera in tv ha definito "un governo di interesse generale". Non sono stati convocati all'Eliseo né il Rassemblement National di Marine Le Pen (RN), né l'estrema sinistra de La France Insoumise (LFI), né ecologisti e comunisti. Macron ha parlato ieri sera di annuncio del nuovo premier "nei prossimi giorni", si parla del fine settimana - dove però sono in programma le celebrazioni per la riapertura di Notre-Dame - o addirittura lunedì.
I socialisti all'Eliseo andranno per negoziare con Macron il varo di un "governo di interesse generale" ma anche - come conferma il segretario del partito, Olivier Faure - "pronti a discutere sulla riforma delle pensioni". Finora, la riforma più contestata dalle opposizioni, era stato un muro invalicabile per il Nuovo Fronte Popolare a sinistra, e per il Rassemblement National all'estrema destra. "Sono cosciente - ha detto Faure, invitato a France Info - del fatto che bisogna trovare del denaro".
Ritiene quindi che si debba prima di tutto "congelare" la riforma che ha aumentato l'età minima per la pensione da 62 a 64 anni per consentire a chi aveva previsto di uscire a 62 di farlo. Poi, ha spiegato, "si organizzi una conferenza per il finanziamento", al termine della quale la riforma che consente di finanziare il regime pensionistico potrà essere riscritta. Furiosi i dirigenti de La France Insoumise: "Per entrare in una coalizione con i macroniani - scrive su X il coordinatore del partito di Mélenchon, Manuel Bompard - il Partito socialista è ormai disposto a rinunciare all'abrogazione della pensione a 64 anni. Il giuramento dell'8 giugno 2023 di 'fare tutto' per questa abrogazione è stato già sepolto? Stupefacente".