Fare il giornalista dal 1972 fino ad oggi e passando per grandi mezzi di comunicazione come la RAI, Radio Svizzera Internazionale, CNN, EL PAIS, EL OBSERVADOR, La República, Últimas Noticias, Guia Financiera, EL DÍA o GENTE D’ITALIA (per il mio lavoro in RAI ho ricevuto un Cavalierato della Repubblica e proprio con GENTE ho avuto l’onore di ricevere un premio dalle mani dell’attuale Presidente Giorgio Mattarella), ovviamente mi ha permesso di poter stare a fianco e intervistare grandi personaggi della storia contemporanea, come Fidel Castro, Juan Manuel Fangio, Maradona, Pelé, García Márquez e tanti altri.
Ma questa volta voglio raccontarti alcune storie simpatiche e “locali” che dimostrano la bellezza di vivere in un paese dove anche la piú alta carica dello Stato, puó essere un uomo qualunque che gira solo per strada o prende un caffé in un locale. Ho avuto incontri con vari Presidenti dell’Uruguay. Comincio con Julio María Sanguinetti che ho intervistato varie volte, per la RAI e per GENTE D’ITALIA. Nell’anno 1994, per esempio, quando Julio María fu rieletto Presidente della Repubblica, aveva scelto, come suo Quartier Generale, il Victoria Plaza, l’albergo piú importante di Montevideo, quando ancora non si chiamava Radison. Dopo le elezioni, giunse a Montevideo un mio Vice Direttore del Giornale RADIO RAI, che era venuto a trovare la nostra sede di 18 de Julio. Lo andai a prendere all’albergo e quando stavamo per uscire, proprio nella piccola scalinata, saliva Sanguinetti che, velocemente, quando passó davanti a me mi disse: “Como te va Tano?”. Il mio capo italiano subito mi chiese: “Chi è questo signore?”. E gli risposi al volo: “é il Presidente della Repubblica eletto che é già stato il primo Presidente dopo la dittatura: Julio María Sanguinetti”. Il volto del Vicedirettore diventó bianco e mi domandó: “Ma lo conosci personalmente?”, “Certo- le risposi- l’ho anche intervistato per il GR!”.
Con Sanguinetti, molto piú di recente, vi posso raccontare che, quando scrissi la sua storia sul nostro giornale, il giorno dopo la pubblicazione, mi chiamó la sua segretaria, me lo passó e lo stesso Presidente mi disse: “Tano querido, gracias por la nota que publicaste en GENTE D’ITALIA. Acá en casa lo leemos todos los días en EL PAIS y otra fan es mi señora que nunca se pierde de leerlo porque le encanta practicar Italiano.”
Poi fu la volta di una visita ufficiale a Montevideo del Direttore Generale RAI con tutta una comitiva l’anno successivo, quando Gianni Raso, nostro editorialista, era il Direttore della nostra sede. Il Presidente Sanguinetti era in viaggio, quindi ci riceveva Hugo Batalla, il Vicepresidente. Quando lui stesso aprí la porta per farci entrare, mi trovavo davanti a tutti per farli passare e Batalla mi disse: “Hola Tano, como te va querido? Pasen por favor” e mi abbracció! Altro grande momento per me.
Durante la Presidenza del Dott. Luis Alberto Lacalle Herrera, ero Segretario del Club della Stampa Straniera di Montevideo e, avendo avuto un contatto con l’Addetto Stampa di allora (anno 1991), Cacho Echeverry, gli chiesi se fosse stato possibile avere una colazione di lavoro, 1 volta al mese, con il Presidente e il Ministro degli Esteri, per aggiornare i passi piú importanti del governo e trasmetterli ai nostri mezzi stampa o agenzie. Il mio progetto fu confermato dal Presidente Lacalle e cominciammo, durante 2 anni, tutti i mesi, ad avere una colazione presto con il governo nella sede presidenziale con tutti i corrispondenti esteri: da quel momento sempre mi ha salutato con affetto e l’ho intervistato piú di una volta: ricordo che faceva lo sforzo di parlare Italiano per la RAI e furono dei bellissimi momenti.
Poi ricordo anche il Dott. Jorge Batlle che, ricevette due nostri Presidenti della Repubblica,Scalfaro e Ciampi. Intervistai anche lui piú di una volta, un uomo simpaticissimo e sempre ben disposto che, tra l’altro parlava abbastanza bene l’Italiano.
Forse gli incontri piú curiosi son stati con José Mujica Cordano, nel 2014, quando ancora era Presidente e un giorno me lo trovai in un bar qualsiasi del centro. In quel momento, il governo italiano di turno, aveva deciso di ribassare lo status del nostro Consolato a Cancelleria Consolare. Mi avvicinai a lui e gli chiesi: “Scusi Presidente, lo sa che il governo italiano, ha deciso di ribassare lo status del Consolato d’Italia a Cancelleria Consolare?”. La sua risposta fu breve ma contundente: “Hola Tano, que joda! No puede ser, vamos a hablar con Danilo (Astori) para escribir alguna protesta!”. E cosí fu che, con l’aiuto anche di Stefano Valenti, con cui abbiamo uno stretto rapporto di amicizia e lavoro attraverso la sua Agenzía Uypress, l’allora Vicepresidente di origine italiana Danilo Astori, che anche intervistai varie volte anche per uno speciale per la RAI, scrisse una lettera di protesta al MAE. Era l’anno 2006, quando Mujica era Ministro dell’Agricoltura. Ci trovavamo, per caso, all’aerporto Aeroparque di Buenos Aires e, sullo stesso volo a Montevideo, viaggiavamo vari “conosciuti”, come colleghi che venivano da altre parti, artisti e persino il figlio del Reverendo Moon, che, allora, era il titolare dell’Hotel Radison. A un certo punto venne un funzionario della linea aerea e disse che il volo, purtroppo, era stato posticipato e non si sapeva a che ora sarebbe partito l’aereo. Fra i “conosciuti” ci mettemmo a suonare la chitarra nella sala d’attesa, cantare e, a un certo punto, il giornalista di Canal 12 Martín Sarthou, che veniva da un vertice sudamericano, gli disse a Mujica: “Ministro porqué no hacemos una nota mientras esperamos?”. Mujica rispose subito di si, quindi il cameraman e il giornalista si prepararono e cominciarono a fare l’intervista. Dopo un minuto si avvicinó un poliziotto argentino che, con un tono autoritario, gli disse a Martin che non si potevano usare telecamere nell’aeroporto. Si alzó Mujica e disse al poliziotto: “Déjelo al muchacho que me está entrevistando, por favor”, al che il poliziotto, alzando la voce gli disse: “Ud. quien es?”. Arrabbiato il Ministro rispose: “Yo soy el Ministro de Agricultura y Pesca de la República Oriental del Uruguay…..y Ud. quien m... es?”. Il viso del poliziotto divenne bianco come la neve, mentre Mujica ordinava al suo assistente di chiamare l ‘Ambasciatore dell’Uruguay a Buenos Aires. Ovviamente questo è successo perché l’ex Presidente e fondatore del MPP, era vestito come al solito, come un semplicissimo cittadino, senza vestito e senza cravatta.
Ho tante altre storie anche simpatiche con ex Presidenti dell’Uruguay, ma ció che piú puó colpire uno straniero (ovviamente non a me che abito in Uruguay da una vita) é che qui, un Presidente della Repubblica é diciamo “a portata di mano”, lo puoi trovare passeggiando per strada, andando in moto o salutando gente in una fermata dell’autobus. Speriamo che anche un altro discendente di italiani, come Yamandú Orsi, ci rilasci qualche intervista!!!
Questo è un costume unico nel mondo che ci fa vedere come la Democrazia e l’umiltà, fanno parte del DNA del popolo uruguaiano
STEFANO CASINI