di SILVIA MARI
ROMA – “Troviamo soprattutto aziende edili in cui sono tutti parenti e che, anche nei rapporti contrattuali, intrattengono contatti con altre imprese gestite dalla criminalità organizzata“. Tutte le aziende sulla posta in gioco PNRR “passano sotto la lente dell’antimafia e la maggioranza delle aziende colpite è calabrese e solo qualcuna emiliana”. A parlare, intervistata da Maria Grazia Mazzola per Tv7 speciale del Tg1 (qui il link alla puntata del 27 dicembre 2024), è Maria Rita Cocciufa, Prefetta di Reggio Emilia dove la posta in gioco del PNRR, come ricorda nel servizio la giornalista, è di 1 miliardo e 400 milioni con 2075 progetti. Dividere le aziende in blacklist e whitelist, sane oppure no, è un’opera di prevenzione a garanzia dei soldi pubblici e dei relativi appalti. Eppure ancora quest’anno “le imprese a Reggio Emilia raggiunte da interdittiva sono state 80“, ricorda la Prefetta, mentre negli anni precedenti sono state 144, dato superiore a città del Sud.
UNA REGIONE CHE CONTINUA A ESSERE CONDIZIONATA
Per spiegare il fenomeno Gaetano Paci, procuratore della Repubblica di Reggio Emilia, ricorda le parole del Procuratore Nazionale Antimafia Gianni Melillo: ‘La ndrangheta nel nord e in Emilia è una componente strutturale del sistema economico’. “Il protagonismo mafioso in quest’area e regione non è mai venuto meno e continua a condizionare la regione“, ribadisce Paci.
IL VICE BOSS SCARCERATO E RIARRESTATO DUE SETTIMANE DOPO
Così il numero 2 del clan di Cutro, Antonio Gualtieri, imprenditore edile, dopo aver finito di scontare 12 anni il 7 novembre, il 27 è finito di nuovo arrestato.
Un vero terremoto – nel quadro delle aziende interdette- quello del consorzio Edilgest che il 1 marzo 2024 la Prefettura ha messo in black list con i suoi ben 160 soci e 16 aziende interdette.
Gli imprenditori calabresi (ci sono 6mila cutresi in Emilia-Romagna) hanno costituito un’associazione, CLM contro le mafie. Fanno beneficenza alle famiglie bisognose, spiegano a Mazzola, e se hanno qualche precedente penale alle spalle rispondono: ‘Si può sbagliare‘. Il presidente Luigi Raso Catrambona racconta di “avere condanne in passato, errori…ma niente ‘ndrangheta o mafia”.
La Prefetta sulla protesta degli imprenditori cutresi risponde dicendo che non c’è alcun pregiudizio, ma “dobbiamo tener conto della realtà: la maggior parte delle aziende (raggiunte dalle interdittive) sono di titolari calabresi facenti parte di famiglie di ‘ndrangheta”.
Pietra miliare della condanna a questa filiera criminale è stato il maxi processo Aemilia contro la ‘ndrangheta del clan Grande Aracri di Cutro: 87 imputati e centinaia di anni di carcere con sentenza definitiva. Mazzola nel servizio mostra il villone dell’imprenditore Gualtieri, il numero 2 della ‘ndrangheta reggiana dove l’uomo ha trascorso anni di domiciliari per ragioni di salute e che il 27 novembre scorso è stato di nuovo arrestato dopo aver appena scontato la condanna Aemilia, per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Pochi mesi dopo esser finito in lista nera il consorzio Edilgest non esiste più.