ROMA – “Appresa la triste notizia del decesso dell’ex Presidente Jimmy Carter desidero porgere a Lei, signor Presidente, alla famiglia Carter e al popolo statunitense le più sentite condoglianze della Repubblica Italiana e mie personali”. Inizia così il messaggio che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato al Presidente americano Joe Biden per la morte del 39° Presidente degli Stati Uniti d’America Jimmy Carter. “Imprenditore e uomo politico profondamente legato alla sua Georgia natale, – prosegue il capo dello Stato – Jimmy Carter ha rappresentato una figura capace di sincera identificazione con i più autentici valori della democrazia americana. Con lui scompare una figura che ha coraggiosamente perseguito la strada della pace e dell’affermazione dei diritti umani, tanto durante il mandato presidenziale quanto nei decenni successivi. Non a caso, agli importanti risultati diplomatici conseguiti negli anni alla Casa Bianca si è aggiunto, nel 2002, il Premio Nobel per la pace, quale riconoscimento dell’impegno di alto significato etico e politico da lui profuso tramite il Carter Center. Nel ricordo del 39° Presidente degli Stati Uniti d’America – conclude Mattarella – e in attesa di riceverla presto a Roma, rinnovo a Lei e al popolo statunitense i più vivi sentimenti di cordoglio”.

Morte Jimmy Carter

È morto rispettando i valori in cui era cresciuto tra i campi di arachidi della Georgia: duro lavoro, senso del dovere, fede in Dio, dignità, eguaglianza.

Jimmy Carteril 39esimo presidente americano riuscito nel 1978 nella missione impossibile di un accordo tra Egitto e Israele e insignito del premio Nobel per la pace nel 2022 è morto a 100 anni nella sua casa in Georgia. Alla Casa Bianca per un solo mandato, stretto tra i repubblicani Gerald Ford e Ronald Reagan, il democratico Carter ha passato gli ultimi due anni della sua lunga vita nella residenza di Plains, protetto da cure palliative, dopo aver rinunciato a più aggressivi interventi medici. Un lungo addio turbato dalla morte della compagna di 77 anni, la moglie Rosalynn a cui lo scorso novembre aveva dato l'estremo saluto nella chiesetta battista dove per anni l'ex prima coppia aveva salutato fedeli e ospiti alcuni molto famosi.

"L'America e il mondo hanno perso un leader straordinario" con la scomparsa di Jimmy Carter, che "ho avuto l'onore di chiamare per decenni un mio amico". Lo afferma Joe Biden, ordinando funerali di stato a Washington per l'ex presidente. "E' stato un uomo di carattere e coraggio, speranza e ottimismo", un "uomo di principio, fede e umiltà" che "ci ha mostrato che siamo un grande paese perché siamo persone brave, onorevoli, coraggiose, umili e forti".

"Ha fatto tutto quello che era in suo potere per migliorare le vite degli americani. Nei suoi confronti abbiamo tutti un debito di gratitudine". Lo ha detto il presidente-eletto Donald Trump commentando la scomparsa di Jimmy Carter. "Ho appena saputo della sua scomparsa. Quelli di noi che hanno la fortuna di servire come presidenti capiscono che questo è un club esclusivo, e solo noi possiamo riconoscere l'enorme responsabilità di guidare il più grande paese della storia", ha messo in evidenza Trump.

"Un uomo straordinario". Così Barack e Michelle Obama. "Dagli accordi di camp David alla nomina di Ruth Bader Ginsburg", Carter è stato uno dei "primi leader al mondo a riconoscere il problema del cambiamento climatico", afferma Obama sottolineando che l'ex presidente "credeva ci fossero cose più importanti della rielezione, cose come l'integrità e il rispetto".

"Ha lavorato senza sosta per un mondo migliore e più giusto". Bill e Hillary Clinton ricordano così Jimmy carter, l'ex presidente americano scomparso a 10 anni. "Guidato dalla fede, il presidente Carter ha vissuto per servire gli altri fino alla fine", affermano Bill e Hillary Clinton.

Approdato nel 1977 alla Casa Bianca da governatore della Georgia, Carter non aveva avuto la vita facile una volta eletto presidente. Aveva governato l'America in un periodo di gravi emergenze in patria e nel mondo, tra cui la crisi degli ostaggi in Iran: la percezione che non fosse stato in grado di gestirle ne provocò nel 1980 la sconfitta elettorale. Come peraltro George H.W. Bush, da lui silurato dal posto di direttore della Cia e che poi si era preso la rivincita come vice nel ticket con Reagan, anche Carter se ne è andato dal mondo con un giudizio della storia più benevolo di quando aveva lasciato la Casa Bianca: tornato a occuparsi di filantropia e politica estera, il presidente degli accordi di Camp David nel 2002 fu insignito del premio Nobel per la pace. James Earl Carter Jr. era nato nel 1924 nella piccola Plains: il padre proprietario di un campo di arachidi, la madre infermiera che aveva sfidato la segregazione razziale per aiutare donne di colore. Nel 1941 Jimmy fu il primo della sua famiglia paterna a finire il liceo: andava a una scuola per soli bianchi, ma i suoi due migliori amici erano afro-americani. Nel 1977 aveva raccolto da Ford il testimone della presidenza. Erano anni difficili per l'America, in piena crisi energetica e recessione.

Il 4 luglio 1979, tra file interminabili alle pompe di benzina, il presidente, che doveva parlare alla nazione, cancellò in extremis per riemergere dieci giorni più tardi con il "discorso del malessere": una sorta di sermone in cui avvisò di "una crisi di fiducia, che colpisce al cuore la volontà nazionale" e che per lui fu un boomerang. Contrastato il bilancio della politica estera: dopo i successi dell'accordo Salt II con l'Urss e la stretta di mano di Camp David, l'invasione dell'Urss in Afghanistan provocò un ritorno al clima della guerra fredda. La presa dei 52 ostaggi in Iran il 4 novembre 1979 fu il chiodo nella bara. Gli americani furono liberati solo il 21 gennaio 1981, all'indomani dell'insediamento di Reagan e dopo il tragico fallimento, nell'aprile 1980, di una missione di salvataggio (l'operazione Eagle Claw, una delle prime della Delta Force): un aereo cargo fu distrutto e otto militari rimasero uccisi. L'ultima crociata, come capo del Carter Center, era stata all'insegna della pace: un appello a Barack Obama per il riconoscimento della Palestina. Curato con l'immunoterapia dopo la diagnosi di un tumore al cervello, Jimmy Carter ha chiuso la vita impegnandosi a far del bene: costruendo case per poveri e insegnando religione. Un misto di riflessioni sul Vangelo e ricordi di antica diplomazia, le lezioni nella piccola chiesa battista di Plains avevano attirato domenica dopo domenica centinaia di pellegrini per i quali il messaggio dell'anziano predicatore aveva rappresentato l'antidoto ai veleni della politica che si vedevano ogni giorno in televisione.