(quirinale.it)

"Rivolgo un saluto di grande cordialità a tutti i presenti, al Ministro della Cultura, al Presidente della Regione, al Presidente dell’Assemblea regionale, al Sindaco di Agrigento, al Presidente della Provincia e a tutti i Sindaci presenti, non spettatori, ma partecipi di questo ruolo che si apre con questa occasione, con questa giornata.

Un saluto a tutti i presenti, ai giovani, ai ragazzi, per questo anno straordinario che potete vivere e a cui potete partecipare.

Un saluto e un augurio particolarmente intensi ai cittadini di Agrigento. Da oggi, protagonisti della Capitale italiana della Cultura per il 2025.

Saluti e auguri che si estendono a quanti, sul territorio, saranno impegnati negli eventi in programma. A tutti i Comuni della provincia di Agrigento.

Tra di essi, ai lampedusani. Concittadini che le ferite del nostro tempo hanno reso avanguardia della civiltà europea. Espressione di cultura solidale.

Agrigento raccoglie questo prezioso testimone da Pesaro, nel centro dell’Italia. Che, a sua volta, lo aveva ricevuto dal nord del nostro Paese: da Brescia e da Bergamo.

Una catena di straordinario valore. Che, anno dopo anno, evidenzia il legame fra i diversi centri italiani. Ne mostra radici e progetti per il futuro. Ne pone in evidenza l’amicizia.

Mette in rilievo il valore degli scambi tra patrimoni culturali, il valore della conoscenza.

L’Italia è colma di luoghi carichi di storia, di arte, di bellezza.

Un patrimonio che, accumulato nei secoli, ne ha contrassegnato l’identità. Nel succedersi delle esperienze dei popoli che l’hanno abitata e accresciuta.

Nulla, più di questa parte della Sicilia, nulla, più di questa terra, è testimone del valore del succedersi delle civiltà.

Natura, storia, cultura, sono elementi del nostro patrimonio genetico.

Le metropoli italiane, mete di turismo crescente, non sono i soli centri di gravità. La ricchezza del nostro Paese sta nella sua pluralità.

Nella sua bellezza molteplice.

A fornire pregio particolare all’Italia sono proprio le sue preziose diversità, le cento capitali che hanno agito, nell’arco di secoli, come luoghi capaci di esprimere comunità.

Una grande ricchezza per il nostro percorso nazionale.

Eredità ricevuta dai nostri padri.

E tesoro da investire per il domani dei nostri figli.

Tante realtà, nelle regioni d’Italia, detengono inestimabili risorse che rischiano di deperire senza cura adeguata.

I molti tesori della penisola sono strettamente legati alle comunità che li hanno espressi, al loro peculiare sviluppo, e siamo consapevoli che ci sono, oggi, aree in sofferenza, abbandoni necessitati, rischi di spopolamento.

Riportare equilibrio nei luoghi dove la natura è stata forzata e in cui risiedono tanti beni della cultura italiana costituisce strada obbligata per favorire una crescita sostenibile, e per rafforzare il Paese nella sua interezza.

Uno degli intenti per Agrigento, in questo 2025, è quello di non essere soltanto lo spettacolare palcoscenico della Capitale della Cultura, ma di costituire sollecitazione e spinta per tante altre realtà italiane.

È una sfida per accrescere le opportunità dove oggi si sono ridotte.

Una voce che afferma che le periferie sono anch’esse motori di cultura e di progettualità.

Questa la sfida che il nostro tempo ci presenta.

Agrigento intende parlare al resto del Paese e all’Europa di cui è parte.

Agrigento, centro irradiatore dell’antica civiltà greca già nel sesto secolo avanti Cristo.

L’Akragas di Empedocle, che definì “radici” i quattro elementi che indicava come costitutivi del tutto: il fuoco, l’aria, la terra, l’acqua.

Questi quattro elementi sono ora stilizzati nel logo ufficiale di Agrigento Capitale della Cultura: per Empedocle l’unità degli elementi era la scintilla della nascita di ogni cosa, la separazione invece era causa di morte.

Un simbolo che ripropone la necessità di ricomporre, di rigenerare coesione, di procedere insieme.

Lo chiede il ricordo dei morti delle guerre che insanguinano l’Europa, il Mediterraneo e altre numerose, purtroppo, regioni del pianeta.

Lo impongono le tragiche violazioni dei diritti umani che cancellano la dignità e la stessa vita.

Lo esigono le diseguaglianze crescenti. Le povertà estreme, le marginalità.

Lo richiede il lamento della terra, violata dallo sfruttamento estremo delle risorse, con le sue catastrofiche conseguenze, a partire dal cambiamento climatico.

La cultura è una sorgente di umanità cui attingere per dotarci di un nuovo, indispensabile, dinamismo.

“Il sé, l’altro, la natura” recita il tema scelto da Agrigento.

La connessione tra cultura e natura - che avete posto al centro del vostro programma - è quanto mai attuale, incalzante.

La Valle dei Templi, meravigliosa scenografia vivente che domina queste terre da oltre duemila anni, diventa così l’icona più affascinante di quel binomio cultura-natura che si pone davanti al nostro tempo come una prova decisiva.

La nostra Costituzione è stata lungimirante, affiancando, nell’articolo 9, la promozione della cultura alla tutela del paesaggio.

Mai come adesso comprendiamo l’urgenza di un riequilibrio, di un nuovo sviluppo che potrà essere veramente tale solo se sarà sostenibile sul piano ambientale e sociale.

Mai come adesso abbiamo coscienza del fatto che l’opera delle istituzioni e le politiche pubbliche sono importantissime, e tuttavia non basteranno se non verranno sostenute da una corale responsabilità dei cittadini.

La percezione del bene comune è cultura.

È cultura il sapere di chi è aperto alla conoscenza del mondo, di chi ha sete di conoscere altri uomini, di chi sa che la vita è frutto dell’incontro.

La cultura, cioè, è la vita.

Un sentiero in cui l’uomo è in perenne movimento, a contatto con la propria storia, con quella degli altri.

Le scoperte e la loro condivisione accrescono le opportunità.

Non è una condizione statica, l’inerzia che nutre la storia, bensì la crescita del sapere che si trasmette e si diffonde.

La crescita dell’incontro, del dialogo.

Il cammino di Agrigento nei secoli ne dà testimonianza.

L’Akragas dei greci.

L’Agrigentum dei romani.

La Kerkent degli arabi.

La Girgenti siciliana di secoli addietro.

Italiani da ogni regione saranno richiamati dal vostro patrimonio culturale, dalle proposte che saprete avanzare. Concittadini di ogni Paese d’Europa, turisti da ogni provenienza.

Una frequenza di incontri, di volti, di lingue, di esperienze, di curiosità, destinati a lasciare il segno, ad arricchire le reciproche capacità di comprensione, l’identità di ciascuno.

In questo stesso anno l’Italia condividerà con la Slovenia la responsabilità di essere Capitale europea della Cultura con Gorizia e Nova Gorica.

Una scelta di altissimo valore in un’area storicamente gravata da conflitti che oggi hanno saputo tradursi in collaborazione e amicizia nell’Unione europea.

Dove frontiere contrapposte avevano separato, oggi l’Europa unisce.

In un luogo, come Agrigento, ove il patrimonio monumentale è dominante, potrebbe prevalere la convinzione che cultura sia ammirazione delle vestigia del passato.

Ma la cultura non ha lo sguardo volto all’indietro. Piuttosto ha sempre sollecitato ad alzarlo verso il domani.

Diceva Thomas Eliot: “Se smettiamo di credere al futuro, il passato cesserà di essere il nostro passato: diventerà il passato di una civilizzazione estinta”.

Ricordare, tener conto delle lezioni del passato, è fondamentale, ma la storia è levatrice dell’avvenire.

Essere fedeli alla propria storia significa, appunto, costruire il futuro.

Nel nostro caso l’Italia, con i giacimenti culturali che ovunque la contraddistinguono, è essa stessa lezione di dialogo, di pace, di dignità, per l’oggi e per il domani.

Ne parlerete in questo anno. Sapendo che il tema decisivo che investe la cultura è come farne perno di comunità. Come far diventare la conoscenza, l’arte, la cultura, un bene comune, un patrimonio davvero condiviso.

Una risorsa sociale che fa crescere e protegge i beni più preziosi: la libertà, l’eguaglianza dei diritti, il primato della persona, di ogni persona, la solidarietà.

Luigi Pirandello – cui questo teatro è dedicato - avrà un posto d’onore in quest’anno.

Con la sua sagacia, con la sua ironia, con le sue maschere, con la sua capacità di scavare nell’animo umano.

Nel ricordare Pirandello, ci accompagna e ci aiuta Andrea Camilleri, anch’egli figlio di queste terre.

“Chi era Sancho Panza? Chi era don Abbondio? - domandava Pirandello attraverso uno dei personaggi in cerca d’autore - Eppure vivono eterni, perché ebbero la ventura di trovare una matrice feconda, una fantasia che li seppe allevare e nutrire, far vivere per l’eternità”.

Viviamo un tempo in cui tutto sembra comprimersi ed esaurirsi sull’istante del presente.

In cui la tecnologia pretende, talvolta, di monopolizzare il pensiero piuttosto che porsi al servizio della conoscenza.

La cultura, al contrario, è rivolgersi a un orizzonte ampio, ribellarsi a ogni compressione del nostro umanesimo, quello che ha reso grande la nostra civiltà.

Ad Agrigento, in Sicilia, in tutto il nostro Paese, nella nostra amata Italia.

Guardiamo con speranza a questo anno da vivere insieme con la voglia di accogliere, di conoscere, di dialogare, di compiere un percorso affascinante, in compagnia gli uni degli altri.

Buon anno da Capitale della cultura!"