di MIRKO BILLI

BOLOGNA – Fa discutere nelle ultime ore il caso di influenza aviaria in un gatto riscontrato in Valsamoggia, nel bolognese.

L’animale, come rende noto la Regione, viveva a stretto contatto con il pollame di un piccolo allevamento familiare in cui era già stata individuata l’infezione aviaria che aveva comportato, come previsto dalla normativa, la soppressione di tutto il pollame presente.

La positività nel gatto è stata diagnosticata dalla sede di Forlì dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna e confermata dal centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria.

“NESSUN ALLARME”

“Nessuna novità e nessun allarme”, assicura Pierluigi Viale, professore di Malattie Infettive del dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università degli studi di Bologna e direttore dell’unità operativa di Malattie Infettive del policlinico Sant’Orsola.

La circolazione dell’influenza aviaria “è nota”, prosegue. I gatti “sono già descritti dalla letteratura scientifica come animali abbastanza proni a contrarre la ‘bird flu’ e sono diversi i casi registrati di gatti deceduti per l’influenza aviaria negli Usa, in Canada e in Europa. Ma si tratta di gatti soprattutto randagi, da strada, che vivono in contesti rurali e che possono entrare in contatto con materiale organico infetto. Una situazione che non riguarda quindi i nostri gatti domestici che vivono in città o in appartamento”.