Gustavo Petro

Il presidente colombiano Gustavo Petro ha offerto il suo aereo presidenziale per rimpatriare i migranti di ritorno dagli Stati Uniti domenica in risposta ai severi avvertimenti del presidente Donald Trump.

La mossa è arrivata dopo che Trump aveva colpito il paese sudamericano con misure di ritorsione in risposta al rifiuto di Petro di accettare voli di deportazione. Ex membro dell'M-19, un gruppo terroristico di guerriglia marxista che ha ucciso centinaia di persone, Petro ha ceduto alle richieste di Trump con una rapidità notevole. Trump ha detto a Fox News che Petro ha fatto un dietrofront totale dopo la sua minaccia tariffaria.

In una dichiarazione tradotta dallo spagnolo, il governo colombiano ha affermato che l'aereo aiuterà a facilitare un "ritorno dignitoso".

COS'ERA SUCCESSO

"Gli Stati Uniti non possono trattare come delinquenti i migranti colombiani", aveva scritto su X Petro prima di annunciare di aver "respinto gli aerei militari statunitensi in arrivo con migranti colombiani", senza dire quando o quanti voli fossero coinvolti. Secondo i media colombiani che citavano fonti, a ricevere il divieto di ingresso erano stati due aerei con un totale di 160 colombiani a bordo. Petro aveva precisato tuttavia che avrebbe consentito l'ingresso a voli civili statunitensi con migranti deportati, a patto che non fossero trattati "come criminali": il leader colombiano aveva chiesto infatti un protocollo che garantisca il rispetto dei diritti umani prima di accettare qualunque rimpatrio dagli Usa. Nel frattempo, ha messo a disposizione il suo volo presidenziale per il rimpatrio dei suoi connazionali dagli Usa, dopo aver polemizzato sul fatto che anche in Colombia "ci sono 15.666 statunitensi irregolari".

Tuttavia, "se lo desiderano possono stare in Colombia" perché noi "siamo l'opposto dei nazisti", ha attaccato il leader di Bogotà.
La risposta americana alle mosse colombiane non si è fatta attendere. Prima con la decisione del Dipartimento di Stato Usa - riferita alla rivista colombiana Semana - di chiudere la sezione visti dell'ambasciata degli Stati Uniti a Bogotà. Poi, con l'intervento di Donald Trump in persona, che ha affidato al suo social Truth un elenco di misure di ritorsione, accusando "il presidente socialista Petro" di aver "messo a repentaglio la sicurezza nazionale e la sicurezza pubblica degli Stati Uniti" rifiutando l'ingresso a due voli Usa "con un gran numero di criminali illegali": tra le misure, ci sono dazi al 25% che saliranno al 50% in una settimana, divieto di ingresso e revoca dei visti per tutti i dirigenti governativi colombiani, i loro alleati e sostenitori, ispezioni doganali e di protezione delle frontiere rafforzate di tutti i cittadini colombiani e merci per motivi di sicurezza nazionale, sanzioni del tesoro, bancarie e finanziarie. "Queste misure sono solo l'inizio. Non permetteremo al governo colombiano di violare i suoi obblighi legali", ha tuonato il tycoon, infiammando l'ultimo capitolo dello scontro tra Washington e i governi di sinistra dell'America Latina.
Pur accettando i voli di rimpatrio, anche il Brasile ha espresso indignazione per il trattamento riservato dall'amministrazione Trump a decine di migranti brasiliani deportati venerdì. Critiche che non toccano il governo americano, che ha promesso di andare avanti con o senza il consenso dei Paesi di origine degli immigrati: lo zar di confine di Trump ha dichiarato in un'intervista all'Abc che qualora gli Stati di origine dovessero rifiutarsi di accettare i migranti, questi potrebbero essere inviati in un Paese terzo. Perché in un modo o nell'altro, "il presidente Trump metterà l'America al primo posto", ha sottolineato il funzionario Usa.

Il governo Lula solo ora condanna l'espulsione dagli Usa di 88 brasiliani

Il Brasile chiederà spiegazioni al governo di Donald Trump per quella che il ministero degli Affari Esteri verde-oro, l'Itamaraty ha definito in un comunicato ufficiale una "violazione dei diritti fondamentali" di 88 migranti irregolari brasiliani espulsi dagli Stati Uniti e ammanettati durante il volo atterrato l'altroieri notte a Manaus, la capitale dello stato dell'Amazonas.
"Sarà presentata una richiesta di spiegazioni al governo Usa sul trattamento degradante riservato ai passeggeri del volo", ha detto il ministero degli Esteri brasiliano su X.
L'aereo era destinato a Belo Horizonte, la capitale dello stato del Minas Gerais ma, dopo l'atterraggio a Manaus per rifornire ha avuto problemi all'aria condizionata, causando un principio di sommossa, riporta Cnn Brasile alcuni passeggeri hanno attivato la porta di emergenza, sono scesi e hanno inscenato una protesta camminando su un'ala dell'aereo.
Il ministro della Giustizia e della Pubblica Sicurezza del Brasile, Ricardo Lewandowski, ha criticato l'uso delle manette, una "mancanza di rispetto per i diritti fondamentali dei cittadini brasiliani", decretando che un aereo dell'areonautica militare verde-oro trasportasse gli espulsi a Belo Horizonte dove, una volta arrivati, alcuni hanno denunciato di essere stati trattati con violenza dagli agenti statunitensi.
Quello dell'altroieri è il primo volo di espulsione di brasiliani dagli Usa sotto l'amministrazione Trump ma il 33esimo da quando Lula è presidente del paese sudamericano.
Nei 32 voli con Biden alla presidenza sono stati infatti già espulsi 3.660 brasiliani, "tutti ammanettati durante il volo a bordo" riporta Poder360.