di EMANUELE NUCCITELLI
ROMA – La Federazione Nazionale della Stampa e l’Ordine dei Giornalisti hanno firmato oggi e presentato alla Procura una denuncia contro ignoti per avere chiarezza sul caso dei giornalisti e attivisti spiati, anche in Italia, attraverso lo spyware Graphite della società Paragon Solutions. L’iniziativa è stata illustrata nel corso di una conferenza stampa dalla segretaria generale della Fnsi Alessandra Costante, dal presidente Fnsi Vittorio di Trapani, dal presidente nazionale dell’Odg Carlo Bartoli, dalla la segretaria nazionale Paola Spadari e dall’avvocato Giulio Vasaturo.
COSTANTE (FNSI): “DUBBI CHE CI SIA SOLO UN GIORNALISTA INTERCETTATO”
“Ieri il Governo ha deciso di non rispondere in Aula, è un fatto gravissimo. Noi speriamo che questa denuncia serva a chiarire i contorni di un caso che potrebbe avere delle ripercussioni molto più ampie di quelle che per il momento abbiamo e di cui per il momento siamo a conoscenza”, afferma Costante.
“Per il momento sappiamo che c’è un solo giornalista spiato”, il direttore di Fanpage Francesco Cancellato. “Ma siamo proprio sicuri che sia così e che invece lo spyware non abbia intercettato le comunicazioni di moltissimi altri colleghi?”, chiede la segretaria della Fnsi, che ricorda: “Il Media Freedom Act ha proibito l’utilizzo di spyware nei confronti dei giornalisti ma sapete anche che l’Italia eppure la Francia sono state tra le nazioni più restie ad accettare questa norma”. Per Costante sono diversi i quesiti aperti: “Possibile che in tutta Italia un solo giornalista, che ha fatto inchieste importanti sul mondo del centrodestra, sia stato spiato in Italia? Pensiamo di no, pensiamo che ce ne siano altri, ci sono degli indizi. La stessa casa produttrice dello spyware ha sospeso il contratto con il governo”. Quindi, conclude la segretaria della Fnsi, “chiediamo alla Procura della Repubblica di fare chiarezza con una denuncia contro ignoti” perché “non sappiamo se c’è una catena di comando, se questo atto sia stato preordinato o se sia stato messo in perdi da schegge impazzite dello Stato. Vogliamo che i colleghi si sentano liberi di fare i loro mestiere senza il rischi di essere intercettati”.
LE IPOTESI DI REATO
Diverse le ipotesi di reato contestate nella denuncia: cognizione illecita di comunicazioni conversazioni telefoniche (Art. 617, comma 3, c.p.), installazione abusiva di apparecchiature e di altri mezzi atti
a intercettare comunicazioni o conversazioni telefoniche (Art. 617-bis, comma 2, c.p.), intercettazione illecita di comunicazioni informatiche telematiche (Art. 617-quater, comma 4, n. 2, c.p.), installazione abusiva di apparecchiature e di altri mezzi atti a intercettare comunicazioni informatiche o telematiche (Art. 617-quinquies, comma 2, c.p).
BARTOLI (ODG): “DENUNCIA, UN ATTO NECESSARIO”
Il presidente dell’ordine dei giornalisti Carlo Bartoli dal canto suo parla di “un atto straordinario per l’ordine dei giornalisti, ma necessario. Dopo 20 giorni attesa, incoerenze, incomprensioni e versioni contrastanti non possiamo più attendere. Avremmo preferito non fare questa denuncia, e avere chiarezza da parte di chi avrebbe dovuto farla”. E quindi “ci rivolgiamo alla magistratura” perché “questo software non si compra al supermercato, sono pochi i soggetti che possono averlo. Nelle 5 w del nostro mestiere in questa vicenda ne mancano 2 w: il chi e il perché. Devono venire fuori“. Bartoli spiega poi che “la denuncia non è l’atto finale, non molleremo la presa” perché “non stiamo difendendo la privacy di un giornalista, ma qualcosa di molto più grande, la possibilità di garantire il segreto professionale alle fonti e ai cittadini che si rivolgono ai giornalisti, non è uno statuto speciale a una categoria ma una diritto costituzionale”.
DI TRAPANI (FNSI). “SIAMO A DISPOSIZIONE DI CHIUNQUE ABBIA RICEVUTO IL MESSAGGIO DI PARAGON”
Il presidente della Fnsi Vittorio Di Trapani spiega il contorno della vicenda: “Sappiamo che almeno un giornalista è stato spiato, è stato avvertito da whatsapp e non dalle autorità. È stato spiato con il sistema Paragon, in uso esclusivamente da apparati statali. Delle due l’una: o è stato spiato da uno Stato straniero o da un apparato dello Stato italiano. La sospensione del contratto tra Paragon e il governo italiano un indizio ce lo dà”, osserva Di Trapani, che insiste: “Ecco perché serve chiarezza, anche perché non ci risulta che ci sia stata l’autorizzazione da parte della magistratura. Chiunque dovesse aver ricevuto un messaggio analogo la Federazione è a disposizione”. Per il presidente della Fnsi è importante considerare anche il contesto generale in cui si sviluppa la vicenda: “Il Governo pone il segreto di Stato e impedisce al Parlamento il più grande atto di sindacato ispettivo. È lo stesso governo che ha messo il bavaglio alla Vigilanza Rai e che ha il record di querele temerarie contro i giornalisti”.
L’avvocato Giuli Vasaturo infine spiega alcuni tecnicismi della denuncia e ricorda che i reati richiamati si consumano anche se gli apparecchi installati non hanno funzionato in concreto o non siano stati attivati.
Per questo nella denuncia si parla di “una intollerabile intromissione nella dimensione personale e professionale dei giornalisti” che “è tale da esporre le vittime e le loro fonti a rischi enormi e tuttora persistenti per la loro sicurezza individuale. La portata criminale di una simile iniziativa risulta lampante anche alla stregua di quanto sancito, da ultimo, dall‘European Media Freedom Act che preclude l’utilizzo indiscriminato di software di controllo intrusivo proprio perché gli spyware rappresentano ‘una forma particolarmente invasiva di sorveglianza nei confronti dei professionisti dei media e delle loro fonti'”.