Caro Direttore,
Anche nella piccola Svizzera, ove risiedono seicentomila connazionali, Gente d'Italia viene letto con interesse e attenzione e sono molti infatti i concittadini che esprimono apprezzamento per l'ampia copertura giornalistica del giornale italiano di Montevideo, non ultimo con riguardo alle notizie di interesse consolare.
Dopo aver letto nelle settimane scorse il comunicato del consolato generale in Porto Alegre, che dava conto degli eccellenti risultati conseguiti dall'ufficio riograndense, ecco che la nostra attenzione viene ora catturata dall'analogo comunicato del consolato generale d'Italia a Londra, che Gente d'Italia ha pubblicato sotto il titolo:'' I dati delle pratiche a Londra''.
Naturalmente, tutti noi ci rallegriamo per i risultati lusinghieri conseguiti dalla sede londinese. Si parla infatti di ben 40.582 passaporti rilasciati nel corso del 2024, mentre numeri altrettanto lusinghieri vengono annunciati per tutti i settori del Consolato Generale. Alla nostra allegria per cosiffatti risultati, manca tuttavia il conforto di dati più dettagliati, senza i quali le notizie di portata generale rischiano di offrire- ci sembra- una lettura inadeguata e, forse, persino sbagliata sul reale andamento del lavoro consolare a Londra ( e altrove).
Nella impressione del sottoscritto e di altri connazionali c'è forse un aspetto su cui i comunicati consolari solitamente non si soffermano ed esso riguarda la produttività del lavoro, un indice, questo, che misura le variazioni, come noto, di efficienza
nel lavoro degli uffici.
Due in particolare sono gli elementi che consentirebbero, nel nostro avviso, utili incrementi di produttività: nuovi investimenti, anzitutto, in ambito consolare e profonde innovazioni di portata organizzativa. Sul secondo punto, è meglio però non farsi illusioni: Mancano infatti i consoli-manager e, se anche ci fossero, potrebbero fare poco, visto che gli uffici consolari sono entità giuridiche e non economiche. L'efficienza non ne costituisce, né il presupposto, né l'obiettivo finale. Quanto agli investimenti, si tratta dell'Araba Fenice. Come è forse noto, il Ministero degli esteri ha speso 26 milioni d euro per acquistare la residenza dell'ambasciatore a Washington ( la Residenza, non l'Ambasciata). Un volume di spesa siffatto costituisce per i Consolati un semplice sogno.
Occorre, nella nostra impressione, scandagliare più attentamente questi dati per meglio afferrare l'andamento del lavoro consolare. Secondo dati ufficiosi, sarebbero attivi nel consolato londinese una novantina di impiegati, sia di ruolo che a contratto. Cosa facciano esattamente questi impiegati, non lo sappiamo, né sappiamo quanti sono gli addetti agli sportelli per il ricevimento del pubblico ( 10? 20? 40?) e neppure sappiamo a quanto ammonti l'arretrato di lavoro e quali siano inoltre tempi medi di disbrigo delle pratiche.
Un dato di grande importanza riguarda le liste di attesa, che sembrerebbero essere a Londra di svariati mesi, almeno nei servizi più richiesti. Su questo punto le informazioni diffuse dall'ufficio londinese, anche sulla pagina internet del consolato generale, sono piuttosto vaghe, mentre sembrano latitare, d'altra parte, serie proposte volte ad un radicale abbattimento dei tempi di attesa. Strettamente connesso con questo tema è poi la questione degli sbarramenti al libero accesso negli Uffici - a Londra, ma anche altrove- e dell''assurdo sistema altresì delle pre-registrazioni e delle prenotazioni elettroniche degli appuntamenti. Si tratta di anomalie, causate, secondo noi, da scelte sbagliate, che si tende tuttavia a presentare come qualcosa di ineluttabile.
In proposito, ci dispiace doverci ripetere, ma ci preme ricordare che gli uffici postali della Penisola, che oggi curano, sia pure ancora con qualche incertezza, il rilascio dei passaporti e dei numerosi servizi che all'estero svolgono i consolati, ci preme ricordare che le Poste non respingono gli utenti che si presentano agli sportelli. Gioverebbe in proposito evidenziare un dato, che a noi sembra significativo: gli uffici postali tipicamente sono aperti al pubblico per trenta ore alla settimana, dal lunedì al sabato. Perché i Consolati - ci domandiamo- non copiano il modello organizzativo delle Poste? Rivolgiamo questa domanda anzitutto ai parlamentari italiani eletti all'estero, di cui apprezziamo l'impegno che essi dispiegano a sostegno dei diritti e degli interessi delle comunità italiane, impegno tuttavia che si è concentrato finora- almeno nella nostra umile impressione- su aspetti, tutto sommato, di secondaria importanza.
Con molti cordiali saluti,
Gerardo Petta- Zurigo