In qualità di ex docente dei Corsi di lingua e cultura italiana, ho sentito il dovere di esprimere la più profonda preoccupazione riguardo alla situazione dei Corsi di lingua e cultura italiana, gestiti dagli Enti Gestori sul territorio elvetico. Le recenti scelte del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale stanno portando a conseguenze drammatiche per l'insegnamento della nostra lingua e cultura.
Con la semi-privatizzazione di queste istituzioni scolastiche all'estero, iniziata nel lontano 1993, lo Stato italiano ha delegato agli Enti Gestori, una parte consistente dell'
Una soluzione equa sarebbe che tutte le famiglie dei Corsi sia ministeriali che degli Enti Gestori versassero una tassa obbligatoria di iscrizione. Questo, secondo il mio modesto parere, permetterebbe al Ministero di calibrare il suo intervento di sostegno in base alle reali necessità e disponibilità economiche, evitando discriminazioni tra studenti e famiglie. È fondamentale che il sistema educativo garantisca pari opportunità a tutti gli studenti, indipendentemente dal tipo di corso a cui accedono. Solo attraverso politiche inclusive e giuste si può promuovere un'educazione equa e di qualità.
Di fronte a questa situazione, mi permetto di suggerire agli Enti Gestori della Svizzera di adottare misure drastiche per evitare, prossimamente, un sicuro fallimento, come già accaduto nel 2022, a San Gallo e a Berna.
Pertanto, proporrei di consegnare i libri contabili al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale alla fine dell'anno scolastico in corso, tramite le sedi consolari di appartenenza, in modo da indurre quest’ultimo ad apportare le dovute e necessarie modifiche alla normativa vigente, sempre ci fosse, ancora, un reale interesse a tenere in vita i Corsi di lingua e cultura italiana.
È fondamentale che ogni studente abbia accesso a un'istruzione di qualità, senza discriminazioni e ingiustizie.
Chiedo, pertanto, anche a nome di molte famiglie di alunni dei suddetti Corsi, un intervento immediato allo Stato italiano,affinché la lingua e la cultura italiana possano continuare a essere patrimonio delle nostre comunità in Svizzera.
È fondamentale, a questo punto, unire le nostre forze e lavorare insieme per affrontare le sfide che ci attendono, ma al momento manca una visione condivisa e una strategia concertata. Spero che si possa trovare un terreno comune tra InterComites, Enti Gestori, CGIE e parlamentari eletti all’Estero nella Ripartizione/Europa, per difendere al meglio gli interessi dei nostri connazionali.
Gerardo Petta, ex docente dei Corsi e membro dell’InterComites/ Svizzera