di LORENZO BRIOTTI
Donald Trump ha deciso di avviare una vera e propria guerra commerciale con il resto del mondo portando il dazio medio imposto dagli Stati Uniti al 22,5%, il livello più alto dal 1909 secondo i calcoli del Budget Lab dell’Università di Yale. Vediamo nello specifico quali sono le ragioni di questa scelta estrema che sta creando panico nelle borse di tutto il mondo.
Trump vuole sicuramente ridurre il deficit commerciale americano con il resto del mondo colpendo anche Stati come il Vietnam che sono diventati un secondo hub per la delocalizzazione delle industrie americane dopo la Cina (vedi la Nike). Allo stesso tempo intende affrontare il problema del debito pubblico statunitense per evitare che la più grande economia del mondo vada in bancarotta entro tre anni come prospettato da Ray Dalio, il fondatore di Bridgewater, il più grande hedge fund al mondo.
Il debito Usa si sta autoalimentando a livelli estremi
Come è noto, il deficit pubblico americano è lo strumento attraverso cui il mondo si rifornisce di dollari necessari per far funzionare sia il commercio mondiale che i mercati finanziari. Negli ultimi anni questo debito si sta autoalimentando a livelli estremi e sempre meno sostenibili. Dopo aver raggiunto i 26.200 miliardi di dollari nel 2023, il debito a stelle e strisce potrebbe superare i 50.000 miliardi (122% del Pil statunitense) nel 2034, alimentando così una spesa per interessi che supererebbe il 4%.
I dazi per ridurre il debito Usa
Trump intende spingere sulla riduzione del debito tramite le politiche dei dazi: per farlo desidera creare un fondo destinato a utilizzare le entrate tariffarie per ridurre il deficit federale. La seconda strategia che vuole usare è quella del far deprezzare il dollaro, spingendo in questo modo la Federal Reserve ad emettere denaro per finanziare il maxi-deficit che vede 9mila miliardi di dollari in scadenza solo nel 2025.
I rendimenti Usa verso il basso
Tutto ciò serve a far appiattire la curva dei rendimenti del debito che verrebbe anche venduto ai Paesi che hanno subito i dazi come contropartita per l’abbassamento delle tariffe.
Si tratta di manovre complesse che al momento stanno mettendo a rischio i risparmi degli americani stessi e innescando un’escalation commerciale con il resto del mondo. Il tycoon e la sua amministrazione sembrano, però, poco interessati a questo tipo di rischio. Ora l’obiettivo principale è abbattere il deficit commerciale e quello di bilancio. Qualcosa di molto ambizioso che si otterrà nel lungo periodo, con il rischio che possa costare molto all’economia globale.