Piazza Affari accelera in attesa dell'avvio degli scambi Usa.
L'indice Ftse Mib guadagna il 2,3% a 33.610 punti spinto da Leonardo (+7,98%%), Unipol (+6,37%), Mediolanum (+5,78%), Azimut (+4,89%) e Fineco (+4,69%).
Rialzi anche per Buzzi (+4,44%), Saipem (+3,49%), Nexi (+3,41%), Moncler (+3,2%) e Generali (+3,07%), mentre cedono solo Stellantis (-1%) con la produzione in calo di quasi il 65% a Melfi nel 1/o trimestre secondo i sindacati ed Eni (-0,18%) , frenata dal greggio sui minimi da dicembre del 2021.
La Borsa di Tokyo guida gli sforzi di rimbalzo delle Borse asiatiche, all'indomani dello tsunami abbattutosi sui listini con i dazi globali di Donald Trump e i timori di recessione, mentre i listini di Taiwan (-4,74%) e Singapore (-1,46%) mostrano forti segnali di debolezza.
L'indice Nikkei, a dispetto delle nuove tensioni tariffarie Usa-Cina, balza del 6,16%, quasi azzerando il tonfo del 7,8% della vigilia, registrando di gran lunga il miglior risultato della regione, grazie alla designazione del segretario al Tesoro Scott Bessent e del rappresentante al Commercio Jamieson Greer a capo dei negoziati commerciali con Tokyo.
La maggior parte dei mercati asiatici è in ripresa dopo la sessione volatile e contrastata delle Borse Usa, dato che Trump ha tenuto gli investitori in bilico con commenti contrastanti sui dazi. Anche i leader della Corporate America hanno iniziato a manifestare perplessità sull'azione del tycoon per i danni all'economia e ai mercati finanziari: Larry Fink, il capo di BlackRock, ha ad esempio detto che la maggior parte dei ceo con cui parla pensa che gli Usa siano in recessione. Tuttavia, Trump ha minacciato la Cina di ulteriori dazi del 50% se Pechino non ritirerà le tariffe del 34% di ritorsione sugli Stati Uniti. Il Dragone ha replicato oggi che non accetterà mai la "natura ricattatoria" americana. Shanghai e Shenzhen salgono, rispettivamente, dello 0,68% e dello 0,20%, mentre Hong Kong guadagna l'1,92% dopo il catastrofico -13,22% della vigilia, il peggior tracollo dalla crisi delle tigri asiatiche del 1997. I listini cinesi beneficiano dell'esplicito sostegno della Banca centrale (Pboc) agli acquisti del fondo sovrano Central Huijin, con il ruolo di stabilizzatore nel mercato dei capiti. L'indice Kospi di Seul sale dell'1,6%, quello di Sydney dell'1,7%. Lo Straits Times Index (Sti) di Singapore è negativo dopo l'iniziale rialzo dello 0,6%. E' ancora notte fonda per il benchmark di Taiwan: -4,74%, dopo il -9,7% della vigilia (il peggior calo di sempre) malgrado la stretta sulla vendite allo scoperto e il sostegno di Banca centrale e di governo alla stabilità dei mercati. Brusco il ritorno agli scambi per tre Borse del sudest asiatico dopo una lunga pausa festiva: il Jakarta Composite è precipitato del 9,19% in avvio, causando lo stop delle contrattazioni di circa mezz'ora. I listini vietnamiti cedono intorno al 5% con i dazi al 46% decisi da Trump. Il Paese vanta il terzo surplus commerciale con gli Usa dopo Cina e Messico: il leader To Lam ha chiesto al tycoon di rinviare i dazi di almeno 45 giorni. A Bangkok, infine, la Borsa cede più del 4%.