di CLAUDIA MONTANARI

Il colesterolo alto potrebbe avere un ruolo più importante del previsto nello sviluppo della demenza. A suggerirlo è un nuovo studio condotto in Corea del Sud, secondo cui mantenere bassi livelli di LDL-C – il cosiddetto “colesterolo cattivo” – può ridurre in modo significativo il rischio di sviluppare demenza e Alzheimer.

I ricercatori hanno analizzato i dati sanitari di oltre 12 milioni di persone raccolti in oltre tre decenni, dimostrando che chi presenta livelli di LDL-C inferiori a 70 mg/dL ha un rischio di demenza più basso del 26% rispetto a chi ha livelli superiori a 130 mg/dL. Ancora più marcata la riduzione per quanto riguarda il rischio di Alzheimer, che scende del 28% con livelli di colesterolo più contenuti.

Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica BMJ Journal of Neurology, Neurosurgery and Psychiatry, rafforza l’ipotesi che la gestione dei grassi nel sangue non sia solo un tema legato alla salute cardiovascolare, ma anche alla protezione delle funzioni cognitive, soprattutto nella terza età.

Il legame tra colesterolo e cervello

Il colesterolo svolge funzioni fondamentali nell’organismo: contribuisce alla formazione delle membrane cellulari, alla produzione di ormoni e alla sintesi della bile. Tuttavia, quando il livello di LDL-C è troppo alto, aumenta il rischio di accumulo di placche nei vasi sanguigni, contribuendo a patologie come l’aterosclerosi e l’infarto.

Studi recenti, compreso quello coreano, indicano che un eccesso di LDL-C potrebbe avere effetti anche sul cervello. L’ipotesi è che livelli alti favoriscano infiammazioni, stress ossidativo e un’alterazione dell’equilibrio lipidico cerebrale, elementi ritenuti tra i possibili fattori scatenanti della demenza.

Al contrario, mantenere l’LDL-C entro valori contenuti sembrerebbe proteggere le funzioni cognitive. Il beneficio, però, non aumenta in modo proporzionale al calo del colesterolo: secondo i dati, sotto i 55 mg/dL la riduzione del rischio è minore (18%) e, al di sotto dei 30 mg/dL, non si osservano più vantaggi concreti.

Statine, possibile alleate nella prevenzione della demenza

Nel corso dello studio, i ricercatori hanno analizzato anche il ruolo delle statine, i farmaci più utilizzati per abbassare il colesterolo. I risultati mostrano che, nei soggetti con LDL-C inferiore a 70 mg/dL, l’assunzione di statine è associata a un ulteriore abbassamento del rischio di demenza: -13% per tutte le forme e -12% per l’Alzheimer.

Un risultato interessante, che però va interpretato con cautela. Si tratta infatti di uno studio osservazionale, il che significa che non è possibile stabilire un rapporto causa-effetto certo. Lo conferma anche il dottor David Gill, neurologo del University of Rochester Medical Center, secondo cui i dati suggeriscono un’associazione, ma non provano che siano le statine a proteggere direttamente dal declino cognitivo.

Un altro aspetto rilevante emerso è che le statine sembrano non portare ulteriori benefici nei soggetti con LDL-C sotto i 55 mg/dL. Anzi, livelli di colesterolo troppo bassi potrebbero non essere più utili e, in alcuni casi, persino controproducenti.

Un equilibrio delicato: né troppo alto, né troppo basso

Dunque, quando si parla di colesterolo, la parola chiave è equilibrio. Se è vero che livelli elevati di LDL-C sono associati a un maggior rischio di malattie cardiovascolari e, probabilmente, anche di demenza, è altrettanto vero che livelli troppo bassi non garantiscono ulteriori benefici e potrebbero addirittura essere dannosi.

La dottoressa Emer MacSweeney, neuroradiologa e amministratrice delegata di Re:Cognition Health, ha sottolineato che questi dati suggeriscono la necessità di un “livello ottimale” di LDL-C da raggiungere per ridurre il rischio di demenza, senza puntare a una riduzione estrema.

I benefici delle statine potrebbero anche andare oltre la semplice riduzione del colesterolo. Alcuni studi indicano che questi farmaci migliorano la funzione dell’endotelio vascolare, riducono l’infiammazione neuronale e aiutano a regolare il metabolismo della beta-amiloide, la proteina implicata nella formazione delle placche tipiche dell’Alzheimer.

Prevenzione: cosa fare per proteggere cuore e cervello

In attesa di studi clinici più approfonditi, quello che è certo è che mantenere bassi livelli di colesterolo LDL ha un impatto positivo sulla salute generale. I valori raccomandati dalle linee guida sono inferiori a 100 mg/dL per la popolazione generale, e inferiori a 70 mg/dL per chi è a rischio cardiovascolare.

Per raggiungere questi obiettivi, è fondamentale adottare uno stile di vita sano. Dieta equilibrata, attività fisica regolare, controllo del peso, stop al fumo e riduzione del consumo di alcol sono le basi della prevenzione.

Anche patologie come il diabete, l’ipertensione e la sindrome metabolica vanno tenute sotto controllo, poiché costituiscono fattori di rischio sia per le malattie cardiovascolari che per quelle neurodegenerative.

La terapia con statine va sempre valutata insieme al proprio medico, sulla base del profilo clinico del paziente. Non è consigliabile iniziare un trattamento solo per ridurre il rischio di demenza, almeno finché non saranno disponibili studi più solidi a conferma di questo effetto.

Il cervello invecchia meglio se il cuore è sano

Negli ultimi anni, la ricerca ha messo in luce sempre più chiaramente il legame tra salute cardiovascolare e salute cerebrale. Il cervello ha bisogno di una rete vascolare efficiente per ricevere ossigeno e nutrienti: quando le arterie si restringono o si danneggiano, anche le funzioni cognitive possono risentirne.

Ridurre il colesterolo, quindi, non è solo una scelta utile per prevenire infarti e ictus, ma può contribuire anche a mantenere in salute la memoria, l’attenzione e altre capacità mentali con l’avanzare dell’età.

I dati dello studio coreano si inseriscono in questo filone, rafforzando il concetto che il rischio di demenza può essere modificato attraverso interventi mirati e personalizzati.