Gente d'Italia

Cittadinanza italiana: tanto tuonò che piovve

di STEFANO CALCARA

Per chi residente all´estero ha a cuore la cittadinanza italiana e l´Italia, il passato mese di Marzo é stato turbolento. Si é aperto con un servizio della trasmissione Presa Diretta (RAI) che ha mostrato la melma torbida delle cittadinanze italiane e si é chiuso il 28 con il D.L. 036/2025. presentato da Tajani, una vera mannaia.

La menzionata trasmissione di RAI 2 ha messo in evidenza alla platea degli spettatori italiani le troppe magagne delle richieste di cittadinanza dall´estero, basicamente di richiedenti dal Brasile. Da anni si parla di vere e proprie frodi ed é un crescendo di casi. Documenti falsi, false residenze in italia, perfino falsi certificati di matrimonio.

Alla base ci sono dati concreti. Con l´attuale legge la richiesta di riconoscimento di cittadinanza non ci sono limiti temporali nella ricerca dell´antepassato italiano. La documentazione da presentare per una cittadinanza é tanto piú voluminosa e complicata quanto piú l´antepassato italiano sia distante nel tempo. D´altro lato il riconoscimento della cittadinanza per via consolare prevede un iter lunghissimo, fino a 12 anni dalla richiesta. Allora da parecchi anni si é trovato l´escamotage di effettuare la richiesta in Italia per via giudiziaria accorciando notevolmente i tempi, e proporzionalmente aumentando le spese (ingenti).

Peró é proprio qui, con le richieste presentate in Italia che sono scoppiati i problemi relegando la cittadinanza italiana a un vero caso di polizia giudiziaria. La legge attuale ha anche molte, troppe falle. Non aiuta il fatto che nei vari comuni dove il richiedente afferma aver fissato la residenza per il tempo del processo, non vengono effettuati i controlli sull´effettiva residenza. La polizia municipale dei comuni non verifica. Forse anche perché in molti comuni, piccolissimi, non ci sono neanche gli effettivi per verificare. Poi c´é l´indolenza della nostra giustizia. Un giudice del tribunale di Venezia intervistato  nella menzionata trasmissione ha affermato che non procede a verificare se la documentazione presentata nel processo sia valida o no. Ci si domanda allora a  che serva un tribunale e un giudice quando negli anni é cresciuto il sospetto (veridico in molti casi) di documenti falsi o di procedure illegali. Chi altro lo dovrebbe controllare?

A fronte di questa situazione crescente ed incresciosa éintervenuto il D.L.36/2025 presentato dal Ministro Tajani in conferenza stampa. Tale Decreto Legge entra con l´eleganza di un rinoceronte in un negozio di cristalli. Tajani adduce una serie di ragioni, quali l´eccesso di richieste di cittadinanza concentrate su piccoli comuni, le tante e crescenti frodi riscontrate, la nulla conoscenza dell´italiano dei richiedenti, la mancanza di un vero interesse all´Italia e sí un interesse solo all´acquisizione del passaporto.

Purtroppo alcune delle argomentazioni di Tajani poggiano su riscontri effettivi. La stessa trasmissione della RAI identifica una totale mancanza di conoscenza della lingua italiana da parte dei richiedenti intervistati associata alla volontá di avere il passaporto per viaggiare negli Stati Uniti o in Canada. Gli stessi intervistati facevano scena muta alla semplice domanda su chi fosse il Presidente della Repibblica in Italia. Della cittadinanza nessuno ne parla, sembra che neanche sappiano cosa sia. Cittadinanza intesa come fare parte di una comunitá, un paese.

Tajani cancella subito le liste d´attesa eliminando tutti coloro i quali avessero ricevuto l´appuntamento al consolato oltre la mezzanotte dell´entrata in vigore del D.L. Qui peró commette una grande ingiustizia dal momento che le liste dei richiedenti cittadinanza nei Consolati sono grandissime e pochi di questi richiedenti hanno ottenuto la convocazione al Consolato. Quanto meno doveva dare un termine piú ampio per smaltire le liste presenti presso i Consolati ma non ancora convocate con data e orario alla presentazione dei documenti.

Presenta un limite generazionale limitandolo solo a genitori e nonni.

Fa cessare la tramisssione della cittadinanza jure sanguinis se il richiedente non ha un genitore o un nonno nato in Italia.

Negli ultimi 15 anni sono sorte come funghi agenzie, consigliori, procacciatori di affari, azzecagarbugli e avvocati che offrono i propri servizi per l´agognata cittadinanza. Anzi per il passaporto italiano dal momento che tutti questi personaggi pubblicizzano solo l´agognato passaporto.  Nella stragrande maggioranza dei casi per i richiedenti é corsa “ao passaporte”. Ai richiedenti non importa assolutamente niente  della cittadinanza ma solo il passaporto per andare a Miami. Ci sono anche richiedenti che lo fanno per amore o per riscattare la memoria dell´avo espatriato. Quindi per non fare di ogni erba un fascio sono opportuni alcuni paletti e quanto contenuto nella proposta Menia ne mette a sufficienza.

Sono riaffiorati, ma questa volta su una trasmissione televisiva, tutti i problemi fino ad oggi presentati sulle concessioni di cittadinanza italiana. Qui in Brasile la cittadinanza italiana é divenuta un vero business. Con tanto di promozioni come al supermercato: richiedi 3 paghi 2, Black Friday della cittadinanza italiana, rateizzazione in 10 pagamenti e via dicendo. Consideriamo che qui un processo di cittadinanza italiana senza metter piede in Italia costa facilmente € 5000. Mettiamo che il pubblico target facilmente individuabile qui in Brasile sia di un milione di persone, si arriva a un giro di affari facile e garantito di €5 miliardi. Di sicuro é interessante e attrattivo anche per mafia e camorra, se giá non sono entrate.

Questo D.L. ha sollevato ira e rivolta, certamente giustificata. Cavalcano questa rivolta come novelli Masaniello tutti quegli specialisti nel presentare la richiesta di cittadinanza, generalmente chiamati “despachantes”, di ex parlamentari, consiglieri Comites e CGIE. Molte associazioni di italo discendenti ed anche assemblee municipali di vari comuni e perfino, come mostrato in un servizio di Rede Globo da Roma, si é interessato anche l´Ambasciatore del Brasile in Italia. Facciamo finta di non percepire alcuni soggetti di questa protesta per non intravedere un´intromissione aperta negli affari interni di un paese, l´Italia per l´appunto. La concessione della cittadinanza italiana non puó riguardare né i municipi brasiliani né tanto meno l´ambasciata di questo paese a Roma. É una questione italiana, solo italiana.

La rivolta ha accomunato tutti contro la proposta e contro il suo mentore, il Ministro degli Esteri Tajani.

A questo punto varrebbe la pena riprendere in esame la proposta di legge presentata alcuni mesi addietro dal Sen. Menia.

Chi di noi, come il sottoscritto, ha partecipato ai Comitati Tricolori del grande Mirko Tremaglia appoggia la proposta Menia, augurandoci che in sede di conversione in legge del menzionato decreto si trovi un accordo per modificarlo nel senso della proposta avanzata da Menia. Perfino lo stesso Petruzziello, consigliere CGIE, ha ammesso avere nostalgia della proposta Menia a fronte del caos provocato da questo decreto. I punti cardine sono quelli che seguono sperando non sia troppo difficile trovare convergenze che possano offrire una soluzione valida e pacifica al tema.

 

LIMITE GENERAZIONALE

• Totalmente a favore del disegno di legge Menia, quindi innalzando il limite generazionale agli 8 bisnonni, come origonari del riconoscimento di cittadinanza.
• Chi volesse andare oltre gli 8 bisnonni dovrebbe fare un anno minimo di residenza in Italia per intendere e comprendere cosa sia l´Italia.ggioBuon

LINGUA

• Nelle due fattispecie sopracitate si deve presentare certificato di conoscenza della linhgua italiana B1 secondo il CEFR (Common European Framework). Le scuole che lo rilascino ci sono, esistono, e sono presenti in Brasile. E aumenteranno sempre piú in funzione della domanda che venga a presentarsi.
• Ogni corso di lingua stimola a una conoscenza del paese che va oltre la sola lingua, molto oltre. Ti fa sentire parte di quel paese. Cosí sará per la lingua italiana.
• La lingua é essenziale, é il cemento del sentirsi italiano e quindi, come Menia, ci impuntiami su questo aspetto. Altrimenti corriamo il rischio di creare una fabbrica di passaporti e/o di turisti con il passaporto italiano: non di cittadini.  Non giá e non solo come in Diritto Internazionale Popolazione, Territorio e Ordinamento Giuridico per identificare un Stato (soggetto di diritto internazionale). Ma la lingua che é il frutto, da noi, di secoli eterni ed ha cementato l´Unitá della Patria.  Qui non si puó transigere!

 

TRASMISSIBILITÁ DELLA CITTADINANZA

• Da rigettare sul nascere l´oscenitá proposta da Tajani sul diniego di trasmettere la cittadinzanza italiana se uno dei genitiori o uno dei nonni (lui si ferma alla seconda generazione di ascendenti) non sia nato in Italia. É un obbrobrio giuridico che va contro l´uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, quindi alla titolaritá di diritti e doveri. Crea inoltre due categorie di cittadini italiani: quelli che possono e quelli che non possono trasmettere la cittadinanza. La cittadinanza italiana é un insieme di valori etici, morali, spirituali che si trasmette di padre in figlio. Punto e basta. Allontianiamo immediatamente qualsiasi embrione di Jus Soli.

Nel mese di Giugno prossimo si giudica un ricorso alla Corte Costituzionale presentato dal giudice di Bologna. La decisione del giudice di Bologna circa il rinvio alla Corte é splendidamente argomentata. Il giudice in poche parole contesta lo “status civitatis” di questi 15 richiedenti brasiliani argomentando un nullo interesse per l´Italia,traparentesi mai visitata da nessuno dei 15, nessun serio interesse per l´Italia e la totale mancanza di concoscenza della lingua italiana di tutti i richiedenti. In pratica questi richiedenti non fanno parte del “popolo sovrano” al quale si rifersice la Costituzione negli Art. 1 e Art. 3. Cosa non da poco, trattandosi dei principi fondamentali.

 

MANTENIMENTO & PERDITA

Su questo punto Tajani, durissimo con tutto, sembra commettere un eccesso nell´individuare il termine di 25 anni.Termine di tempo proposto per dimostrare aver esercitato il diritto di voto attivo almeno una volta. Un limite di 10 anni sarebbe piú consono. Rammentando che anche in altri paesi europei é ammessa la perdita della cittadinanza.

 

La cittadinanza Italiana agli oriundi non provocherá 30 milioni di richieste, lo ha detto chiaramente Petruzziello. Con la riforma Menia si eleverá sia il livello di chi la richiede sia il concetto stesso della cittadinanza. Inoltre per contrastare il calo demografico l´Italia stessa dovebbe essere felice di far rientrare i suoi figli, nuovo sangue.

Un carissimo saluto e una Buona Pasqua

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