Con l’arrivo della primavera, il periodo della dichiarazione dei redditi si avvicina, portando con sé un mix di ansia e opportunità economiche. Mentre alcuni contribuenti si organizzano per prenotare un appuntamento presso un CAF (Centro di Assistenza Fiscale), altri sono impegnati nella raccolta di documenti. Tuttavia, una parte significativa della popolazione, specialmente coloro che hanno redditi modesti o contratti saltuari, tende a sottovalutare l’importanza di questa procedura, convinti che la dichiarazione non li riguardi.
Una delle opportunità più importanti che molti lavoratori potrebbero trascurare è il bonus da 1.200 euro, noto anche come trattamento integrativo Irpef. Questo bonus, evoluzione del precedente bonus Renzi, non è solo un incentivo temporaneo, ma rappresenta un aiuto concreto per chi si trova in una situazione economica precaria, mirando a sostenere i lavoratori dipendenti con redditi medio-bassi. Tuttavia, non tutti i lavoratori ricevono automaticamente questo importo, e la mancanza di conoscenza riguardo al suo funzionamento può portare a perdite significative.
Cos’è il bonus da 1.200 euro?
Il bonus da 1.200 euro è una misura strutturale applicabile ai lavoratori con redditi annuali compresi tra 8.174 e 28.000 euro. Questo trattamento integrativo è erogato in modo proporzionale ai mesi lavorati. Ad esempio, chi ha un reddito annuale di 15.000 euro potrà ricevere una quota parziale, mentre coloro nella fascia di reddito più bassa possono avere diritto al bonus pieno. Tuttavia, il sistema presenta complicazioni: non tutti i lavoratori riescono a ricevere il bonus in busta paga, e spesso è necessaria una richiesta esplicita tramite la dichiarazione dei redditi.
Ci sono diverse ragioni per cui molti lavoratori, nonostante abbiano diritto al bonus, non lo vedono accreditato in busta paga. Una delle cause principali è rappresentata dai contratti brevi o discontinui, che non garantiscono un sostituto d’imposta stabile. Inoltre, chi ha più datori di lavoro potrebbe non ricevere il bonus poiché nessuno di essi si assume la responsabilità di erogarlo, temendo errori fiscali.
Anche i redditi troppo bassi, come nel caso di colf, badanti o lavoratori occasionali, possono rappresentare un ostacolo. In questi casi, il datore di lavoro potrebbe non considerare la richiesta di bonus, lasciando il lavoratore privo di un aiuto economico fondamentale. È cruciale che i lavoratori siano consapevoli dei loro diritti e delle opportunità a loro disposizione.
Se il bonus non è stato accreditato durante l’anno, l’unico modo per ottenerlo è tramite la dichiarazione dei redditi. Due sono le opzioni principali per procedere.
- Rivolgersi a un CAF: Recarsi presso un CAF è fondamentale per chi desidera verificare il proprio diritto al trattamento integrativo. Durante l’appuntamento, è sufficiente richiedere al consulente di controllare la propria Certificazione Unica (o le CU, se si sono avuti più contratti). Se si rientra nei requisiti, il consulente provvederà a inserire il bonus nella dichiarazione, permettendo di ricevere il rimborso nel primo cedolino utile.
- Compilazione autonoma con il 730 precompilato: Anche chi decide di utilizzare il modello 730 precompilato ha la possibilità di recuperare il bonus. All’interno del modello 730-3, nella sezione dedicata al “Trattamento integrativo riconosciuto”, è possibile verificare se il bonus è già stato considerato. In caso contrario, chi si trova nelle fasce di reddito appropriate può inserirlo manualmente, seguendo le indicazioni fornite sul portale dell’Agenzia delle Entrate.