La Giunta per le elezioni del Senato ha votato a maggioranza a favore della convalida dell'elezione di Adriano Cario (nel 2018 proclamato nella Circoscrizione Estero – Ripartizione America meridionale) dopo la Camera di Consiglio. Il Pd chiederà che l'Aula del Senato si esprima per annullare questa decisione.
Una vera vergogna. Da ieri si è capito che falsificare le firme su una scheda elettorale ha addirittura l’avallo della politica italiana. E che il voto degli italiani all’estero vale meno di zero. Insomma, si è manifestata in tutta la sua violenza l’arroganza del potere romano, arroccato come non mai nei palazzi che contano e che pensa solo ed esclusivamente ai propri interessi, infischiandosene di perdere la faccia.
Perché la brutta figura è sotto gli occhi di tutti. Ma come, ci sono un mucchio di schede elettorale che sono state contraffatte (tanto è vero che la Giunta delle elezioni delle immunità parlamentari ha contestato l’elezione di Cario) e che hanno evidentemente giocato a favore di qualcuno sfavorendo qualcun altro (nella fattispecie Fabio Porta) e si gioca alle tre scimmiette del non vedo, non sento, non parlo? C’è poco da fare, tutte le strade portano davvero a Roma dove ci sono figli e figliastri.
Democrazia? Ma di che? Inascoltati gli appelli alla giustizia arrivati dalla Lega Argentina, dal Pd, dalla Lega, da Fratelli d’Italia a Italia dei valori. Ha vinto, secondo noi, il pressapochismo della politica dello Stivale, che probabilmente con questa scelta di non far decadere Cario ha toccato uno dei punti più bassi della Repubblica. Ma secondo lor signori con che voglia potranno andare a votare alle prossime elezioni i connazionali all’estero, ben sapendo (la sentenza di ieri ufficializza la cosa) che i loro voti contano come un ghiacciolo in Alaska e che invece possono entrare in gioco schede false che ovviamente fanno la differenza?
Questo giornale si farà promotore di una richiesta ben precisa: togliere a noi italiani all’estero il diritto al voto. Basta prenderci per i fondelli. Davvero, lasciateci in pace. I vostri accordi teneteveli per voi, noi una dignità l’abbiamo. E forse anche per questo abbiamo deciso di lasciare il Paese.