di Matteo Forciniti
Gli azzurri che non riescono ad avvicinarsi alla porta della modesta Irlanda del Nord. La Celeste che crolla nell'infernale Bolivia a 4.600 metri di latitudine. L'ultimo turno delle qualificazioni ai Mondiali del Qatar del 2022 ci lascia la delusione di due grandi nazionali ferite, oggi praticamente irriconoscibili e a un passo dal baratro.
Italia e Uruguay si giocheranno il loro destino nei prossimi incontri: sono gli unici campioni del mondo a non essersi ancora qualificati a primi mondiali della storia che si svolgeranno a novembre nel torrido e discusso Qatar. Un torneo anomalo che rischia seriamente di perdere due storiche protagoniste a cui oggi è rimasta solo la gloriosa storia con 8 titoli in totale (se prendiamo per buona la rivendicazione uruguaya che sfregia sul petto le 4 stelle dei due ori olimpici).
Oggettivamente, tra le due l'Italia è quella che sta messa meglio nonostante il calo preoccupante vissuto negli ultimi mesi dopo la sbornia dell'inaspettato trionfo europeo di luglio. Andrà a giocarsi uno dei tre posti disponibili a marzo nel nuovo cervellotico formato di spareggio insieme a: Portogallo, Scozia, Russia, Svezia, Polonia, Galles, Macedonia del Nord, Turchia, Finlandia. Si legge Svezia e si trema a ripensare ai fantasmi del 2018 quando si mancò clamorosamente la qualificazione. L'unico precedente del genere era stato nel 1958 (sempre contro l'Irlanda del Nord) con gli italouruguaiani Ghiggia e Schiaffino in campo senza successo. L'ultima immagine dell'Italia nel torneo Fifa, tra l'altro, è ancora ferma a Brasile 2014 quando cadde sotto un colpo di testa di Godin e il famoso morso di Suarez.
Per l'Uruguay la situazione è molto diversa, lo psicodramma si sta già consumando. L'opinione pubblica chiede a furor di popolo le dimissioni del "maestro" Tabárez il cui lunghissimo ciclo sembra essere giunto ormai agli sgoccioli. Dalla Auf, la federazione calcistica uruguaiana, gli era stato dato l'ultimatum per questo doppio turno chiuso con altre due sconfitte ma del cambio di era non se ne vede ancora minimamente traccia. La Celeste "italianissima" con la forte importa della Serie A oggi si trova settima in classifica, a 16 punti insieme al Cile e con uno in meno rispetto alla Colombia (quarta) e al Perù (quinto). Restano quattro partite, quattro finali per definire il futuro e arrivare almeno quinta per accedere allo spareggio da conquistare con le unghie e con i denti contro: Paraguay, Venezuela, Perù e Cile.
La sostanziale differenza tra Italia e Uruguay nel cammino ai Mondiali sta proprio qui, nella diversa formula di qualificazione e nella qualità degli avversari da affrontare: i gironi europei talvolta sfiorano il ridicolo (lunedì l'Inghilterra ne ha rifilati 10 al San Marino), il gruppo sudamericano invece assomiglia più a una guerra affrontata su un campo di calcio a cui si aggiunge anche il fattore campo con l'incognita della latitudine in grado di mandare ko perfino Messi.
Nei prossimi mesi ci sarà dunque da soffrire, incrociare le dita e sperare nel riscatto perché -facciamo tutti gli scongiuri- che Mondiale sarebbe senza Italia e Uruguay? Alla sofferenza d'altronde ci siamo abituati.