di Roberto Zanni
"Abbiamo il dovere di tutelare, promuovere e tramandare". L'ha detto il Capo dello Stato Sergio Mattarella all'apertura degli 'Stati Generali della Lingua e della Creatività Italiane nel Mondo'. Un impegno per il nostro idioma, cultura che dovrebbe essere continuo e superare ogni confine. Una volontà però che a volte, purtroppo spesso, si scontra con una realtà ben diversa. Ed è qui, nelle difficoltà, che le istituzioni dovrebbero intervenire, anche se non soprattutto lontano dall'Italia. Di esempi ce ne sono purtroppo tanti, ma l'ultimo in ordine di tempo, merita di essere evidenziato.
Siamo a Youngstown città di poco più di 60.000 abitanti dell'Ohio nota in particolare per la sua università fondata nel 1908. Sono 113 anni di storia che accompagnano la Youngstown State University (YSU) e in questo lasso di tempo una sua valenza l'ha avuta anche la nostra cultura. Due i major nel programma accademico: Italiana e Italian Education, ma solo finora perchè dal prossimo anno accademico i due corsi saranno aboliti assieme ad altri 24, ma gli unici riguardanti una singola cultura che poi in quella parte d'America ha avuto una lunga storia.
Cancellato l'italiano, ma non le proteste. Infatti sono stati tanti gli studenti che hanno voluto manifestare contro la decisione presa dall'ateneo, organizzato anche un sit-in, ma soprattutto è stata lanciata una petizione. "Ho pensato che era l'unica cosa che potevo fare - ha raccontato Jenna DeLuca che ha dato il via alla raccolta delle firme - e con la petizione spero che possa succedere qualcosa. Il corso di italiano è importante perchè la cultura italiana è parte integrante dell'area di Youngstown. Ma c'è anche da aggiungere che le generazioni più giovani hanno perso tanto di quella cultura a cominciare dalla lingua, quindi ha un senso averla qui e mantenerla in vita".
Jenna DeLuca ha trovato poi in Mark Pompeo un grande appoggio per la sua iniziativa: entrambi studenti di italiano, entrambi con le stesse origini, vedono lo studio della nostra lingua come un'ulteriore porta aperta per le loro carriere e di tutti quegli studenti che come loro finora hanno scelto questa strada. "Ci sono molte abilità che vengono trascurate - ha aggiunto Pompeo che è anche presidente dell'Italian Club - perchè la gente non vede, erroneamente, il valore nell'apprendere una lingua straniera anche se è stato dimostrato più volte esattamente il contrario: avere altri modelli di pensiero aiuta nello sviluppo. Per quello che mi riguarda so perfettamente che mi agevolerà a pensare in una prospettiva globale, è bello avere quel background cognitivo".
L'obiettivo di DeLuca e Pompeo è di raggiungere almeno un migliaio di firme per poi presentare la petizione all'amministrazione dell'ateneo con la speranza che la decisione presa venga annullata. "Per l'importanza che ha in questa città la lingua e la cultura italiana" ha aggiunto Jenna. E accanto alla petizione potrebbero farsi sentire anche i rappresentanti delle istituzioni italiane partendo dal Consolato Onorario di Cleveland. Come dice il Presidente della Repubblica "Abbiamo il dovere di tutelare, promuovere e tramandare".
E vale la pena anche di ricordare la storia della regione, la Steel Valley. Fino al 1880 non erano segnalati italiani secondo il Census, ma altre fonti avevano rivelato la presenza di non più di qualche dozzina di emigranti, arrivati perlopiù dalla vicina Pennsylvania. Ma nel 1910 erano già 6500 diventati 10.000 nel 1920, una crescita continua e proprio a Youngstown veniva pubblicato 'Il Cittadino Americano' quotidiano in lingua italiana. E se all'inizio gli italiani lavorano soprattutto nelle miniere, col passare degli anni gli italo-americani hanno occupato posizioni in ogni aspetto della vita della 'Valley'.