Quirinale, ogni leader di partito ha la sua strategia. Alcuni giocano a carte scoperte (così dicono), altri bluffano apertamente (così sembra). Tutti, in ogni caso, rinviano le proprie scelte ufficiali nell’anno nuovo. O dopo la Befana o addirittura dopo. Letta, ad esempio, raduna i suoi il 13, giorno in cui si onora Sant’Ilario, vescovo di Poitiers, città dove Carlo Martello bastonò gli arabi-berberi musulmani. Solo coincidenze? Solo suggestioni maturate a Parigi? Vallo a sapere. Al momento le strategie sono queste:
DRAGHI – Il premier è sempre in pole. Certo, l’autocandidatura non l’ha aiutato e i partiti si sono indispettiti. Deve riacquistare quella terzieta’ aurea che lo ha portato a Palazzo Chigi .
LETTA – La sua linea del Piave si chiama Berlusconi. E poi non vuole rimettere in gioco Renzi. Sta lavorando per trovare una grande intesa per fermare quei due. Dunque gran catenaccio per le prime tre votazioni (alla Ciampi), poi contropiede. Pro Gentiloni?
CONTE – Punta soprattutto a tenere insieme il proprio drappello di spauriti peones. Vuole scongiurare che i Cinquestelle siano ininfluenti. Consapevole di essere soltanto un gregario. Non ama Draghi ma alla fine potrebbe accetttarlo.
RENZI – Vuole essere decisivo. Si è messo in testa Casini ed altri centristi. Punta a recitare la parte del “kingmaker”, l’uomo che fa i governi (e gli accordi) ma soprattutto ha il potere di farli fallire. Draghi? Gli era servito per dare il benservito a Conte.
Fingono di recitare la stessa parte per evitare fastidiose divisioni in vista del voto previsto a un anno o anche meno. In realtà non vogliono Berlusconi e tramano per impedire l’elezione di un Pd. L’unità della coalizione è messa a dura prova.
In ogni caso si dice già contento di essere nei sondaggi e non in un angolo . A 85 anni non è poco. Non è vero che non ha niente da perdere. Non vuole andare al quarto scrutinio ed essere impallinato dai franchi tiratori e magari con un voto basso, diciamo sotto i 400 voti. Sarebbe una uscita di scena mesta.
Significherebbe che neanche i suoi l’hanno voluto. Troppo anche per un formidabile incassatore come lui. In queste ore sta lavorando per un gran finale, quale esso sia. Resta un osso duro.