di Franco Esposito
Monta la protesta di Firenze, prossima a raggiungere i livelli dell'ira. Una parte di Firenze è furibonda: nuovi presunti mecenati piazzano i loro marchi sulle bellezze inestimabili della città. L'arte infinita macchiata dai loghi. Quello blu dell'American Express con la scritta "Main sponsor" proiettato l'otto gennaio su Ponte Vecchio e sulla facciata dello Speciale degli Innocenti, l'antico edificio dedicato alla protezione dei bambini orfani, in occasione del festival delle luci F-light.
"Mai più, non accadrà mai più", assicura il sindaco Nardella. Promossi proprio all'amministrazione comunale di Firenze e organizzato da Mus, per le feste natalizie, i marchi dei partner della manifestazione sono comparsi, a rotazione, sui luoghi simbolo di Firenze. Vibranti e immediate le reazioni. Il sindaco promette, ma cosa fa e cosa dice il soprintendente Andrea Pessina? Nega di aver autorizzato l'incursione a sorpresa dei partner. Negativo il giudizio del direttore degli Uffizi, Eike Schmidt.
Proiettati sulla facciata dell'Istituto degli Innocenti, i riquadri luminosi sono o non sono dei tatuaggi? Tatuaggi provvisori che usano i muri vetusti e meravigliosi della città medicea come tele su cui transitare nel buio della notte con le proprie forme. Le stesse che molti conservano in tasca o vedono comparire sul visore dello schermo del loro smartphone o del pc nel momento in cui devono pagare l'acquisto online.
Lo scandalo che irrita metà Firenze è tutto nell'abbinamento tra il logo di una banca che produce carte di credito e l'edificio stesso. Il sindaco Nardella, da tempo, non manca di sottolineare come la città non rechi più alcuna pubblicità sulle facciate oscurate dalle superfici protettive, mentre sono sottoposte a lavori di manutenzione ordinaria o straordinaria.
Il problema che oggi si pongono le amministrazioni comunali è quello del finanziamento dei restauri, spesso sostenuti da generosi munifici sponsor, nella città diventata straordinaria grazie a una dinastia di banchieri, i Medici. Lo scandalo riguarda la presenza delle luci? Oppure il marchio della banca? O ancora la reazione della città è identificabile magari nella superficie su cui è stato proiettato?
A Firenze, proprio in questi giorni, è in corso la significativa mostra di uno degli artisti più discussi del momento, Jeff Koons. Se gli sponsor avessero affidato a Koons la realizzazione luminosa dell'evento, quale sarebbe stata la reazione dell'amministrazione comunale e della Soprintendenza ai monumenti? E se l'incarico l'avesse ricevuto un redivivo Andy Wharlol da American Express? Lo scandalo sarebbe stato il medesimo? Il risvolto vero è da ricercare nella nella società contemporanea in cui l'intreccio economia e arte è molto stretto e sofferente. Diventa quindi problematico stabilire un confine tra il giusto e l'ingiusto, il bello e il brutto. E separarli come fa col grano dal loglio.
Le banche italiane e straniere, non più legate a famiglie di ottimati, salvo rare eccezioni ovviamente, finanziano con larghezza restauri di palazzi, ponti, chiese, quadri. Naturale, logico e conseguente che pongano il loro logo a questi restauri, in modo spesso discreto. Come voler ricordare ai cittadini che impiegano parte dei profitti per rendere un servizio alle città italiane dove si trovano i loro sportelli e i loro bancomat. E che l'attività non è finalizzata in esclusiva all'aspetto economico e finanziario.
Gratta gratta, poi, l'indignazione di Firenze non è condivisa interamente in tutti gli ambiti cittadini. Non tutti ce l'hanno con American Express, accusata da alcuni del delitto di lesa maestà. Il tatuaggio temporaneo sulla facciata degli Innocenti non sembra a molti un peccato mortale. Magari solo un peccato veniale. Perchè è il logo di una carta di credito a sporcare la meravigliosa superficie costruita su progetto di Filippo Brunelleschi e le sculture di Della Robbia? La domanda, sostengono alcuni studiosi che quasi tutto sanno di Firenze artistica, non è retorica. Scrive Georg Simmel, nel suo "La filosofia del denaro". I soldi hanno assunto "una funzione privilegiata nella descrizione della realtà divenendo lo strumento che mette in relazione gli uomini tra loro e con le cose stesse". Sociologo tedesco, Simmel ha pubblicato il libro nel 1900, l'anno dell'uscita de "L'interpretazione dei sogni" di Siegmund Freud.
Una parte di Firenze, quella che non si indigna per il marchio di American Express proiettato sulle bellezze della città, ragiona più o meno così: "Il sogno di viere senza denaro e senza sponsor è una cosa bellissima. Ma non facile da realizzare". Come sempre, la soluzione corretta è quella di una via di mezzo tra la "volgarità del denaro e la bellezza dell'antico".
Una domanda, per chiudere. Rivolta a tutti gli arrabbiati con American Express e l'amministrazione comunale, da parte chi al contrario dà il benvenuto a Firenze al munifico sponsor americano. "Senza il denaro della banca Medici cosa sarebbe stata Firenze?".
Retorica la domanda, facile la risposta.