In una settimana il numero dei pazienti Covid ricoverati in Italia è diminuito del 3,7%. Scende la curva delle ospedalizzazioni nei reparti: la rilevazione Fiaso negli ospedali sentinella dell’8 febbraio ha conteggiato 2.025 pazienti rispetto ai 2.103 del 1 febbraio. Nei reparti ordinari la diminuzione dei pazienti si attesta al 3,3%. Il calo è più consistente nelle terapie intensive dove il numero dei pazienti si riduce del 7,7% rispetto alla settimana precedente.
Nei reparti si assiste a un fenomeno nuovo: da un mese diminuiscono i pazienti ricoverati 'per Covid', ovvero i soggetti che hanno sviluppato la polmonite da Covid con sintomi respiratori ed è proprio questo dato che contribuisce a far scendere le ospedalizzazioni. In un contesto di diminuzione dei casi Covid c’è, però, un elemento che va in controtendenza: crescono i ricoveri 'con Covid', ovvero quei pazienti che arrivano in ospedale per curare altre patologie, dalla frattura al problema urologico, e vengono trovati positivi al tampone pre-ricovero e costituiscono il 39% dei ricoverati.
“Il monitoraggio dei pazienti 'per Covid' e 'con Covid' ci consente di avere il polso autentico della pandemia - dichiara il presidente di Fiaso, Giovanni Migliore -. I ricoveri di pazienti positivi si stanno riducendo, ma quello che stiamo osservando negli ospedali è un fenomeno nuovo: da un lato diminuiscono gli accessi ai pronto soccorso di pazienti 'per Covid' con i sintomi respiratori e polmonari ed è il segnale che la pandemia è in fase di arretramento".
"Dall’altro lato, però, arrivano in ospedale molti più soggetti che al momento del tampone pre-ricovero risultano positivi al virus: si tratta di pazienti con traumi, con scompensi cardiaci, con patologie urologiche, neurologiche, pazienti che devono essere sottoposti a intervento chirurgico e che in ospedale ci vengono per curare proprio queste malattie e non il Covid. Siamo di fronte - spiega Migliore - a una sorta di “normalizzazione” dell’epidemia: il virus continua a circolare e a infettare ma, in virtù dell’alta percentuale di soggetti vaccinati, non provoca la malattia".