di ROBERTO ZANNI

Elmhurst è un quartiere del Queens. E anche se nel tempo le cose sono cambiate e oggi la maggioranza dei quasi 90.000 abitanti sono ispanici e asiatici, continua a essere la casa di Italian Charities of America (ICA) l'organizzazione italo americana fondata nel 1936 e che nel 1951 si trasferì in questa parte di New York. Se all'inizio, ormai 86 anni fa, la missione era quella di aiutare gli emigranti italiani appena arrivati negli Stati Uniti, oggi è lo stesso e non importa la nazionalità di chi si presenta in questa parte di New York. E le testimonianze non si contano, fin da quei giorni lontani, con eventi e servizi a beneficio della comunità locale. E nell'edificio di Queens Boulevard si ripetono ogni anno, ogni mese, incontri, manifestazioni di diverso genere, feste, programmi, mercati, un po' di tutto per essere sempre a fianco di chi ha bisogno e più in generale della popolazione che anche se cambia, ha sempre incontrato nella casa di Italian Charities of America quell'aiuto, quel sostegno di cui si necessita, non importa l'occasione. Ma ICA ha trovato anche un'altra maniera per distinguersi dalle altre organizzazioni, aggiungendo qualche cosa in più che è impossibile incontrare in altre parti degli Stati Uniti. Sono i corsi di lingua. Certo l'italiano non può mai mancare, ma non è questo che fa la differenza. ICA infatti anche quest'anno, nonostante i problemi dovuti alla pandemia che ancora si fanno sentire, ha lanciato i suoi programmi che saranno tenuti virtualmente attraverso la piattaforma Zoom. Eccoli: si parte con l'italiano ovviamente, tre corsi compreso quello di conversazione, inizi il 21, 22 e 27 febbraio, conclusione in maggio. Ma poi ci sono anche il napoletano e il siciliano, non certo facili da incontrare fuori da Napoli e dalla Sicilia, ma sì alla Italian Charities of America. Per il napoletano dal 28 febbraio al 9 maggio, mentre il siciliano si fa addirittura in quattro: dai principianti fino all'avanzato, dal 24 febbraio al 26 maggio. Si tratta ormai di una tradizione all'ICA, perchè l'organizzazione presieduta da Domenic Giampino con il Dr. Alan Hartman e Tina Genovese come vice, ha come primo obiettivo proprio quello di promuovere e preservare la cultura, la storia, il patrimonio italiano e italoamericano. E le lingue rappresentano la base della cultura. E se questo assioma fuori dall'Italia spesso non è tenuto in considerazione da chi dovrebbe (le istituzioni ovviamente) ci sono organizzazioni, non importa se piccole o grandi, che provano a farlo e già solo questo è un enorme merito, ma quello che succede a Elmhurst è davvero speciale . "La nostra missione - raccontano al ICA - di mantenere viva la cultura italiana è strettamente intrecciata con la promozione della conservazione delle lingue regionali italiane. Sfortunatamente per molti anni tono e mentalità hanno degradato questi linguaggi riferendosi a loro solo come dialetti. Il vero significato di un dialetto è una forma o un'espressione di una lingua, ma possiamo chiamarle così quando da secoli erano in uso in maniera indipendente? Le lingue regionali dell'Italia sono tutte meravigliosamente formulate con influenze delle loro popolazioni indigene, cultura e storia che formano una lingua distinta tipica di un'area e della sua gente, infatti la lingua italiana prima di diventare tale era un linguaggio espressione della Toscana". E se l'Unesco ha definito il napoletano e il siciliano 'lingue madri' e soprattutto a 'rischio estinzione', la speranza è che l'iniziativa di Italian Charities of America possa avere emuli, negli Stati Uniti come in Italia e in tutto il mondo.