di Antonella Boralevi
La Storia dell’Occidente ci dimostra che l’anima di un popolo che non si spezza è una forza assoluta. Così è il popolo ucraino. 8 giorni di lurida guerra in cui l’esercito di Putin ha sparato e spara su asili, ospedali, condomini, non hanno spezzato questo popolo ucraino davanti al quale l’Europa si alza in piedi. Adesso Putin ha stabilito di radere al suolo le città. Di ridurle a trappole da cui si levino solo mani alzate per arrendersi. Queste città come Kherson, macerie e cadaveri da stanotte in mano dei russi. Noi fuggiremmo? Io fuggirei.
Invece le mamme di Kherson accudiscono i loro bambini nei bunker. Invece i bambini di Khersov, evacuati dall’ospedale oncologico pediatrico, giocano a calcio nei sotterranei. Invece i vecchi di Khersov si prendono per mano e con i loro corpi provano a fermare i carri armati russi. Invece dalle finestre delle case distrutte dalle cannonate e dai missili russi, piovono sui soldati che avanzano le bottiglie vuote di birra trasformate bombe molotov. Invece ogni ucraino che abbia più di diciotto anni ha imbracciato il fucile da riservista e è corso a combattere per difendere la libertà del suo paese. Invece chi era al sicuro fuori dalla Ucraina, è rientrato con sforzi inimmaginabili per essere con il suo popolo.
Non riesco a scrivere senza provare insieme ammirazione assoluta e dolore assoluto. Ma c’è una domanda che mi buca il cervello: davvero Putin pensa che questo popolo così pieno di coraggio si lascerà fiaccare dalle sue bombe luride?
Se avesse letto “Guerra e Pace”, Putin saprebbe che il generale Kutuzov vinse il mastodontico esercito invasore di Napoleone, più che col Generale Inverno, con la forza dell’anima russa. Se avesse studiato l’assedio di Stalingrado, saprebbe Putin che l’anima di un popolo resiste anche senza acqua, anche senza luce, senza cibo, anche se sulle macerie penzolano i cadaveri dei suoi eroi impiccati dal nemico. Fu il popolo russo ad annientare la Sesta Armata di Hitler, non solo l’Armata Rossa.
Il popolo ucraino combatte tutto insieme contro un esercito fatto di ragazzi russi che credevano di andare a fare una missione di pace, di essere accolti con abbracci e fiori. Fino a quando uno di loro, dieci di loro, cento di loro non si ribelleranno? Il coraggio è un contagio. Dentro ciascuno di noi dorme la forza assoluta che il popolo ucraino sta dimostrando. Fino a quando Putin, oscurando internet e i media liberi, potrà nascondere al suo popolo russo, il genocidio che il suo esercito sta eseguendo in Ucraina, su un popolo fratello?
Stamattina ascoltavo la voce di Giampaolo Visetti, corrispondente di Repubblica da Kherson, al TG1 di Monica Maggioni e mi ha colpito la sua voce, mentre raccontava dei gesti di coraggio della popolazione civile. C’era dentro una crepa di commozione. Gli inviati sul teatro di guerra non possono commuoversi, è un dovere professionale. I nostri coraggiosissimi inviati invece sono italiani e permettono al sentimento di arrivargli in gola. Sono loro i testimoni del contagio del coraggio.
In questo coraggio, io credo.