Dopo la conferenza stampa svoltasi alla Camera dei Deputati, nel corso della quale avevo presentato i contenuti del mio ricorso alla Giunta per le elezioni del Senato, insieme ad Alberto Becchi (candidato ala Camera per il PD nelle scorse elezioni) abbiamo esposto i contenuti della denuncia presentata alla Procura di Buenos Aires e dell’esposto che nei prossimi giorni presenteremo alla Procura della Repubblica di Roma.
Si tratta di atti che fanno seguito alla prima istanza, presentata dal Partito Democratico nel corso dello scrutinio del voto all’estero nella città di Castelnuovo di Porto; tutte iniziative aventi come oggetto la denuncia delle gravissime irregolarità riscontrate nel corso dello scrutinio e prevalentemente riconducibili a fatti avvenuti a Buenos Aires durante le operazioni di voto per corrispondenza da parte degli elettori italiani di quella circoscrizione.
Fatti e denunce che si inseriscono in un contesto più ampio di inefficienze e gravi superficialità che hanno anche riguardato l’organizzazione e la supervisione del voto da parte delle autorità consolari italiane; come non biasimare, infatti, l’assenza per ferie a gennaio (mese cruciale per l’avvio di tali operazioni) dell’Ambasciatore in Uruguay o del Console Generale a Buenos Aires (mentre di fatto mancava anche l’Ambasciatore d’Italia in Argentina).
Le dimensioni dei presunti brogli impressionano; bisogna risalire alla altrettanto dubbia elezione del senatore Caselli (che anche in quel caso diede origine ad una inchiesta della magistratura italiana e ad un ricorso al Senato) per riscontrare una interferenza tanto evidente e pesante nell’esercizio del voto degli italiani all’estero.
I fatti, anzi i numeri, parlano chiaro e meritano quanto meno l’avvio di una severa e attenta inchiesta da parte delle autoritá competenti italiane e argentine.
In almeno trenta sezioni elettorali riconducibili alla circoscrizione consolare ed elettorale di Buenos Aires sono stati individuati oltre quindicimila voti sospetti ottenuti dalla lista USEI; “sospetti” sia per l’esistenza della stessa calligrafia nelle schede votate che per le proporzioni del tutto anomale e ingiustificabili del voto: stiamo parlando di una media del 90% dei voti a USEI in queste trenta sezioni (alcuni esempi: Sezione 972: USEI 760 su 790; Sezione 1028: USEI 646 su 673; Sezione 1014: Cairo-USEI 663 preferenze su 664 voti!).
Grazie a questi “numeri” la lista USEI ottiene nella sola Buenos Aires la metà dei voti che ha ricevuto nell’intera ripartizione America Meridionale; incoerenza che riscontriamo all’interno della stessa Argentina, dove l’USEI ottiene in 7 circoscrizioni su 8 una media del 23% dei voti, meno della metà della percentuale ottenuta a Buenos Aires (47%).
Tutti elementi che abbiamo l’obbligo di indicare alla giunta per le elezioni del Parlamento italiano e alla giustizia italiana e argentina; lo dobbiamo alla dignitá degli italiani all’estero e in particolare a quelli che vivono in Sudamerica; lo dobbiamo ad una conquista che è costata lotte e sudore a migliaia di esponenti noti e meno noti delle collettività italiane nel mondo; lo dobbiamo al rispetto e all’onore dei milioni di emigrati che non meritano di vedere infangata la loro storia in nome dell’ambizione personale di qualche candidato disposto a tutto pur di conquistare un seggio in Parlamento.
di Fabio Porta
già deputato eletto in Sudamerica e Presidente del Comitato italiani nel Mondo