Franco Esposito
Nome dell'indagine, "Happy Car". Auto felice, pensa te. Scoperta una maxi frode su oltre seimila auto, 6.106 a voler essere rigorosamente precisi. Tra i reati contestati a quarantacinque persone e ventuno società, c'è posto anche per l'associazione per delinquere. Un'evasione da 105 milioni, pari al giro d'affari dell'associazione. Una congrega o combriccola di tuffatori.
Tutto è iniziato da una verifica fiscale in una concessionaria auto di Pietrasanta, in provincia di Lucca. Le indagini della Guardia di Finanza hanno portato allo scoperchiamento di un autentico vaso di Pandora. Con l'associazione per delinquere, gli indagati sono accusati di molteplici reati. Una lunga lista: truffa aggravata, falso, omessa dichiarazione, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Alessandro Silvestri, sessantadue anni, di Pietrasanta, è l'imputato per quanto riguarda il filone versiliese della maxi inchiesta. Titolare in passato di una concessionaria multimarche, non più operativa dal 2019, risulta proprietario della "Silvestri Auto" a Querceta, nel comune di Serravezza.
Per lui un'unica accusa, comunque grave, pesante: aver emesso fatture "per operazioni soggettivamente inesistenti". In pratica, si inventava di tutto e di più. Silvestri ora si dichiara innocente, sostiene che due persone l'abbiano messo in mezzo, approfittandosi della sua buona fede. "Persone da cui mi rifornivo e che pensavo facessero le cose pienamente in regola. Io sono innocente. Ho già rinunciato alla richiesta per il rito abbreviato e andrò avanti per dimostrare la mia totale estraneità in questa vicenda".
Silvestri andrà a processo a maggio. L'inchiesta è cominciata però molt pima. Lungo e complessa il lavoro della Guardia di Finanza. Punto di partenza dell'indagine Pietrasanta, nel 2018, poi allargata in tutta Italia. Solo allora è stato possibile tirare le conclusioni, tra la fine del 2021 e l'inizio dell'anno successivo. Con l'operazione denominata appunto "Happy Car".
Durante la verifica fiscale nella concessionaria di Silvestri è emerso "che la società – spiega la Guardia di Finanza – acquistava auto a prezzi molto più bassi rispetto a quelli di mercato, rifornendosi costantemente da soggetti che non versavano un centesimo di euro allo Stato".
In buona sostanza, le compere di auto venivano concluse da società che "non presentavano dichiarazionin fiscali o da privati prestanome nullatenenti".
Dalle indagini è inoltre emerso che il salone di auto versiliese era solito "rifornirsi da veri e propri gruppi delinquenziali che operavano a Roma e in provincia". Il tutto avveniva con il coinvolgimento di altre improbabili società. Proprio in ragione dell'attività svolta nel Lazio si spiega l'entrata in scena della Procura di Roma.
La Procura capitolina ha avocato a sé la direzione e il coordinamento delle ulteriori indagini. Secondo gli inquirenti la compagnia di frodo agiva sempre con le stesse modalità. L'acquisto delle auto da concessionari ufficiali si sviluppava e si concludeva in un'unica maniera. Semplicemente attraverso "la presentazione di false dichiarazioni di intento, simulando la condizione di esportatori abituali, beneficiando così dell'esenzione al pagamento dell'Iva".
Le indagini della Guardia di Finanza però la raccontano in maniera diversa. "Le macchine acquistate senza Iva non venivano mai esportate all'estero, ma rivendute attraverso diverse società interposte a concessionari multimarca distribuiti su tutto il territorio nazionale".
Frutto di una geniale (e perversa, ovviamente) intuizione, lo schema miravca a un duplice obiettivo: evadere il pagamento dell'Iva e praticare prezzi parecchio concorrenziali di cui beneficiavano tutti coloro che "erano soliti ricorrere ai servizi del gruppo delinquenziale".
L'autorità giudiziaria ha emesso a Roma gli avvisi di conclusione dell'indagine per i reati di associazione per delinquere, truffa aggravata, falso, omessa dichiarazione, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti".
Comincerà il 16 maggio il processo che dovrebbe portare all'incolpazione e alla condanna di quarantacinque persone ai vari livelli di pena e ventuno società. La compagnia che ha frodato su 6.108 auto, rendendosi protaginista di un'evasione da 105 milioni, Una roba enorme ideata e posta in essere in un piccolo centro della Toscana. La tranquilla Pietrasanta, spinta suo malgrado sul vasto pianeta italiano della truffa.