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“La calunnia è un venticello, un'auretta assai gentile, che insensibile, sottile, leggermente, dolcemente, incomincia a sussurrar. Piano piano, terra terra, sottovoce, sibilando, va scorrendo, va ronzando… e le teste ed i cervelli fa stordire e fa gonfiar… Dalla bocca fuori uscendo lo schiamazzo va crescendo… Alla fin trabocca e scoppia, si propaga, si raddoppia e produce un'esplosione come un colpo di cannone, un tremuoto, un temporale, un tumulto generale, che fa l'aria rimbombar”. Così canta Don Basilio, con le parole del librettista Cesare Serbini, ne “Il Barbiere di Siviglia” di Gioacchino Rossini. Così succede, ancora oggi, ad esempio, nei confronti delle donne. Basta che uno dica: “Quella? Eeeh!”. La frase di per sé non significa nulla ma, detta con la giusta intonazione di voce, significa una cosa sola: “Idda? Bottana è!”. Così succede anche in ogni situazione in cui persone senza arte né parte vogliono impedire che altri possano proseguire nel legittimo e intelligente lavoro che stanno facendo, ad esempio, pubblicando un giornale valido, letto e amato dalla gente. La calunnia in questo caso se ne infischia del pericolo di provocare gravi danni all’intera comunità, che potrebbe perdere il suo unico strumento di informazione, articolato e aperto a ogni contributo di idee e posizioni politiche. Basta che un gruppo di persone, cui è attribuito il potere/dovere di esprimere un’opinione obbligatoria, sia pure non vincolante, dica: “Quello? Eeeh!”. Così succede pure nel mondo del business, in cui si getta ogni sorta di ombre su un’impresa antesignana di cui si vuole superare il successo pur non avendone le conoscenze tecniche e il personale specializzato. Ma l’arte della calunnia fiorisce e raggiunge l’apice della virulenza e della diffamazione a ogni campagna elettorale, dalle meno alle più importanti. I candidati più incapaci e tignosi, privi di un qualsiasi curriculum, senza un proprio programma e, addirittura, nella maggior parte dei casi senza la benché minima conoscenza dell’istituzione alla quale bramano di essere eletti, si accaniscono contro il candidato che vogliono sostituire. Lo fanno ancora più violentemente se l’alternativa è una donna, che osa essere più preparata del “masculo” di turno. Questi personaggi, eticamente reprensibili, nani dal punto di vista propositivo, pesci grossi in una pozzanghera, costruiscono e propalano tutta la brutale serie delle false verità, dello stravolgimento dei fatti, di strampalati “peccati originali” descritti con dovizia di particolari e inventati dal detrattore o dal suo burattinaio di turno. Il COVID ci ha dimostrato che le fake news costituiscono molto più del 50% della comunicazione che transita sui social. Gli anti-vax hanno condannato a morte migliaia di persone. Le piazze, in realtà semivuote, di uomini e donne senza mascherina, appiccicati gli uni alle altre per sciorinare striscioni: “Io sono per la libertà e non mi vaccino!”, hanno regolarmente innescato un’impennata di infetti, loro stessi inclusi, parecchi dei quali ci hanno rimesso le penne. Delle fake news sono maestri anche uomini politici a livello internazionale, ne abbiamo una prova costante attraverso i quotidiani resoconti del Piccolo Zar della Grande Madre Russia, Vladimir Putin, pretendente e dittatore in pectore della futura “Terza Roma”, il quale però, sfortunatamente per lui, si sta scontrando contro Volodymyr Zelensky, un eccezionale comunicatore, colto e geniale, incapsulato nella sua maglietta verde marcio, che ha creato un trend di riconoscimento politico immediato e di sostegno nel mondo. Alle fake news si accompagna sempre un altro assalto, molto più sanguinoso e doloroso per la vittima, ciò che gli inglesi chiamano character assassination, la più raffinata e vile forma di calunnia, il tentativo di distruzione della statura morale e del percorso di attività e vita della persona da eliminare dalla competizione in corso. Ogni atto del candidato da uccidere viene raccontato attraverso una lente deformante, priva di riferimenti cognitivi, che ne renderebbero invalide le accuse. Il tutto per giungere alla conclusione rossiniana: “E il meschino calunniato, avvilito, calpestato, sotto il pubblico flagello per gran sorte va a crepar“ e ad essere rimpiazzato dal bugiardo, l’interessato, l’incapace, il razzista, il misogino, e chi più ne ha più ne metta. In questo momento il mondo ha invece bisogno, dal più basso livello di rappresentanza fino al vertice, di statisti del calibro dei Padri della Patria italiani, che hanno elaborato la più bella Costituzione del mondo. Il nostro augurio è: dalla nostra penna agli occhi di Dio.

(CARLO CATTANEO)