di Caterina Galloni
Ormai non si tratta più di se, ma più probabilmente di quando saremo in grado di rispondere alla domanda: “Siamo soli?”. Nel nostro sistema solare ci sono numerosi pianeti in cui potrebbe esserci vita.
Come riferisce il Sun, a partire dal pianeta rosso Marte, secondo gli scienziati era probabilmente molto più caldo e umido quando era attivo e potrebbe aver avuto le condizioni per una semplice vita microbica. Altro esempio sono Europa ed Encelado, lune ghiacciate dei giganti gassosi Giove e Saturno, che sotto le superfici ghiacciate hanno probabili oceani liquidi.
Anche il pianeta Venere – precedentemente considerato un mondo inospitale – è stato oggetto di esame sulla possibilità di vita semplice.
Ma quando si tratta di vita intelligente, non lo sappiamo. Intorno a ogni stella che si vede nel cielo, c’è almeno un pianeta in orbita. Se entreremo in contatto con una forma di vita intelligente è ancora da vedere. Potrebbe accadere domani o tra 1.000 anni. Potrebbe essere già accaduto. Non lo sappiamo e non abbiamo le prove.
Supponiamo che una razza aliena intelligente – probabilmente molto più avanzata di noi considerato che avrebbe sviluppato la capacità di viaggiare attraverso l’universo – prenda contatto con gli esseri umani.
Cosa accadrebbe? Esperti come Stephen Hawking hanno ipotizzato che una vita aliena intelligente che raggiungesse la Terra per gli esseri umani non sarebbe una buona notizia.
“Incontrare una civiltà aliena avanzata potrebbe essere come quando i nativi americani hanno incontrato Colombo. Non è andata molto bene. Ma questo punto di vista non è condiviso da tutti, me compresa”, commenta l’autrice dell’articolo, la conduttrice tv Sarah Cruddas con esperienza in astrofisica.
Cruddas osserva che se una civiltà ha già sviluppato le enormi capacità richieste per i viaggi intergalattici, è probabile che sia già consapevole della nostra esistenza, dai segnali radio che emettiamo da oltre un secolo.
Ci sono già stati avvistamenti recenti che hanno destato preoccupazione. Come l’ormai noto episodio “Nimitz” del 2004 in cui il video mostrava i piloti che seguivano uno strano oggetto a forma di “Tic Tac” nel cielo notturno. I funzionari del Pentagono in seguito hanno ammesso che i video sono e che non sanno dare una spiegazione.
All’inizio di quest’anno Washington è tornata nel “Business UFO”, con l’istituzione di un nuovo ufficio addetto a “Fenomeni aerei non identificati”. Forse l’ostacolo più grande, spiega la giornalista, sarebbe quello che una volta stabilito un “contatto”, probabilmente non saremmo d’accordo su come rispondere. Sebbene esista un Dipartimento delle Nazioni Unite per gli affari spaziali, non è in vigore un protocollo su come eventualmente rispondere a livello internazionale. Con ogni probabilità, aggiunge Cruddas, avremmo un po’ di tempo.
Mentre i film di fantascienza mostrano alieni che fanno visita alla Terra, forse è molto più probabile che rileveremmo un loro segnale lontano nell’universo. Il processo di comunicazione con una civiltà aliena, dunque, sarebbe paragonabile non a Star Wars e altri film, ma all’archeologia.
Data la sconcertante vastità del cosmo, se dovesse arrivare un segnale da una civiltà aliena e trovassimo un modo per rispondere, il lasso di tempo da quando è stato inviato potrebbe essere di decine o forse centinaia di anni. Il nostro modo di conoscere una civiltà lontana, potrebbe quasi paragonato a quello in cui abbiamo appreso degli antichi Romani. Forse anche se gli alieni sono consapevoli della nostra esistenza e sono già passati da noi sono rimasti indifferenti. Allo stesso modo in cui non ci fermeremmo per strada a parlare con una colonia di formiche, gli alieni potrebbero considerarci come tali.
“La vita intelligente può anche essere un colpo di fortuna e la nostra esistenza una semplice coincidenza cosmica, che presenta la possibilità più terrificante di tutte… Siamo soltanto noi gli esseri più intelligenti dell’universo. Spero davvero che questo non sia vero”, conclude la giornalista.