di Matteo Forciniti
Più che un referendum su 135 articoli si è già trasformato in un voto sulla gestione del governo con un paese diviso in due tra favorevoli e contrari. Domenica l’Uruguay tornerà alle urne per esprimersi sulla LUC, la “Ley de Urgente Consideración”, il progetto di legge bandiera dell’esecutivo guidato da Luis Lacalle Pou.
C’è un clima teso perché la posta in ballo è altissima in questo voto anomalo a metà strada tra le elezioni di medio termine e un assaggio delle presidenziali del 2024: l’opposizione fa di tutto per cercare di dare la spallata tanto attesa al governo, il governo che si chiude compatto a difesa della LUC perché è cosciente di dover attraversare una prova del fuoco.
2.684.131 saranno gli elettori abilitati al voto a cui verrà chiesto se derogare o meno la LUC, approvata nel luglio del 2020 dalla coalizione di centro destra appena insidiatasi alla guida del paese. Il referendum abrogativo era stato promosso dalle diverse forze della sinistra, dall’opposizione del Frente Amplio fino alla centrale sindacale del PIT-CNT e da altre organizzazioni che erano riuscite a raccogliere in pochi mesi quasi 800mila firme per la richiesta del voto, un numero pazzesco comunque la si pensi sull’argomento.
In realtà questo referendum abrogativo è abbastanza complesso dato che riguarda un mega progetto legislativo in cui le tematiche sono molto diverse tra di loro: non è un caso infatti che il numero degli elettori indecisi sia ancora abbastanza alto al di là delle classiche divisioni dettate dai partiti. Secondo la maggior parte dei sondaggi la partita è aperta con un leggerissimo vantaggio del “No” anche se il dato più significativo è dato dalla quantità degli indecisi che si aggira tra il 10% e il 19%. Sono numeri alti in un paese abituato a vivere di identità politiche precise, di passioni e di sentimenti.
Questa campagna elettorale giunta al termine è stata anche una “guerra” di colori che ha inondato le città per via della decisione molto discussa della Corte Electoral al momento di autorizzare il voto stabilendo i colori delle urne: al “No” è andato il celeste patriottico, mentre il “Sì” si è riversato sul rosa con poco entusiasmo.
Ma che cosa dicono in concreto i 135 articoli della LUC? Le aree coinvolte sono tantissime e possono dividersi in: sicurezza, economia, educazione, lavoro, settore agricolo, adozioni, abitazioni e portabilità del numero mobile.
Partiamo dalla sicurezza, il cavallo di battaglia di questo progetto. Tra le altre cose, le nuove norme aumentano le condizioni per esercitare la legittima difesa, raddoppiano le pene per gli adolescenti che commettono crimini e da in sostanza più poteri alla polizia per intervenire nelle manifestazioni. C’è anche un articolo che riguarda il narcotraffico e che aggiunge l’aggravante di un posto come luogo di vendita, distribuzione o deposito di droga pensato per punire il piccolo traffico. La parte della sicurezza dedica un capitolo speciale all’intelligence specificando che lo Stato può classificare alcune informazioni come “segrete”.
Sono 16 gli articoli che parlano di economia, tra cui abbiamo aziende statali e libertà finanziaria. Si parla innanzitutto di “regla fiscal”, una misura che ha l’obiettivo di limitare la crescita della spesa pubblica. La cosiddetta libertà finanziaria lascia invece aperta la possibilità del pagamento degli stipendi tanto in contanti come attraverso bonifici bancari; quest’ultima opzione era diventata obbligatoria nel 2014. Un aspetto molto polemico è quello dell’utilizzo del contante il cui limite è stato più che raddoppiato: oggi si può pagare in contanti fino a un massimo di 120mila dollari, sia per quanto riguarda i servizi professionali che altre operazioni finanziarie. Logicamente tale decisione ha suscitato preoccupazioni da più parti che hanno avvertito sul rischio del riciclaggio di denaro sporco. Tema di forte attualità è quello della modifica del prezzo del combustibile: il governo aggiornerà il prezzo con una periodicità massima di 60 giorni dopo i pareri ricevuti dagli organismi del settore.
Altra grande tematica è l’educazione che occupa 34 articoli, la maggior parte dei quali affrontano la questione degli organi di governo. Tra le novità si autorizza l’ingresso nel Codicen (Consejo Directivo Central) di persone provenienti dall’ambito privato che andranno così a gestire l’istruzione pubblica. Ne esce molto ridotta poi la rappresentazione dei docenti che sono stati esclusi dai cosiddetti consigli e che avranno meno voce in capitolo.
Nell’ambito lavorativo viene tutelato il diritto di chi non partecipa a uno sciopero ad accedere al luogo di lavoro e viene specificato il procedimento per permettere lo sgombero di un’impresa occupata. In tre articoli i picchetti vengono dichiarati illegittimi perché “impediscono la libera circolazione di persone, beni o servizi tanto in spazi pubblici come privati”.
La sezione “emergenza abitazione” introduce un nuovo sistema di affitto con un nuovo tipo di contratto senza garanzie di proprietà che prevede un meccanismo più rapido per permettere gli sfratti. La LUC tocca anche il settore agricolo e in particolare l’organismo che regola le politiche agrarie, l’Instituto Nacional de Colonización. Nei confronti del colono che riceve il terreno vengono modificati i suoi obblighi di residenza e si autorizzata la possibilità ad allontanarsi per determinati motivi: salute, educazione o lavoro del colono o dei membri del nucleo familiare.
Gli ultimi punti della LUC arrivano fino al diritto degli utenti a mantenere il numero di telefono pur cambiando operatore e, infine, sulle adozioni: in quest’ultimo caso viene abilitato il “Tribunal de Familia” ad emettere le decisioni senza il parere previo dell’Inau (Instituto del Niño y Adolescente del Uruguay).