Nel lontano 1971, Woody Allen ne ha dipinto un’immagine meravigliosa con il suo famoso film intitolato “Il libero Stato di Bananas”. Nel 1986, quindici anni dopo, sono nati i Com.It.Es., si sono consolidati e sono davvero intervenuti a favore delle comunità. Nel 1991, vent’anni dopo, si è insediato il primo CGIE. Nel 2006, trentacinque anni dopo, gli italiani all’estero hanno potuto per la prima volta votare in loco eleggendo i propri parlamentari. Da quest’ultimo momento in poi sono nate, cresciute e proliferate dozzine di “liberi Stati di Bananas”, Repubblichine delle bananine, governate da dittatorucoli locali, preferibilmente collocati agli estremi della destra (e anche della sinistra), quasi tutti privi di etica, faccendieri da un tanto al chilo e convinti che sarebbero stati subito eletti al Parlamento. Questi guru dell’opportunismo sono eccezionali soltanto in una cosa: il rifiuto di obbedire alle leggi che regolano i Com.It.Es., gli organismi che sono arrivati a presiedere. L’esempio più plateale rimane quello recentissimo del Com.It.Es. di Montevideo e del suo “Signore e Donno”, Don Aldo La Morte, il Cappellaio Matto, che ha dichiarato guerra a La Gente d’Italia, perché questo quotidiano rifiuta di leccargli le scarpe e, al contrario, si permette addirittura di raccontarne le malefatte. Nell’ultima sceneggiata di questa soap opera pseudo-politica, il “Piccolo Cesare” e deputato uruguagio è rimasto a lungo saldamente incollato anche alle poltroncine di Presidente del Com.It.Es. e di Consigliere del CGIE, rifiutando fino a pochi giorni fa di dimettersi da una di queste due cariche incompatibili fra loro. Nel frattempo, novello Rigoletto, ha realizzato la sua “vendetta, tremenda vendetta” contro il giornale, facendo votare dai suoi nove minions un parere negativo su La Gente d’Italia, non solo contra legem, ma anche contro ogni logica e verità. Il fattaccio è successo il 16 febbraio. Nel corso della riunione del 16 febbraio tre membri di minoranza hanno anche chiesto formalmente se e quando il lider maximo avesse rinunciato o avesse intenzione di rinunciare alla carica di Consigliere del CGIE, incompatibile con quella di Presidente del Com.It.Es., ma la questione sollevata formalmente e pubblicamente durante la riunione ha ottenuto da La Morte la ridicola risposta che: “il CGIE è automaticamente scaduto all’insediamento del nuovo Com.It.Es.”. Tele errata interpretazione è stata immediatamente sostenuta dal cinguettio della Capo Cancelleria dell’Ambasciata, Dott.ssa Alessandra Crugnola, la quale ha aggiunto che questa era l’interpretazione del Ministero. Questi ultimi fatti sono riportati dagli stessi tre membri del Com.It.Es. nella loro lettera, datata 18 febbraio, inviata a SE l’Ambasciatore Iannuzzi, con copia al Direttore generale della Direzione Generale degli Italiani all’Estero – DGIT, Ministro Plenipotenziario Luigi Maria Vignali. Ben lungi dall’avallare la stupidaggine del termine del mandato del CGIE all’atto dell’insediamento dei Com.It.Es., l’interpretazione dell’Avvocatura di Stato italiana, sostenuta e riferita dalla Farnesina, è che il CGIE rimane in carica, sia pure per l’ordinaria amministrazione e i casi di necessità e urgenza, fino all’insediamento del nuovo CGIE, che avviene dopo le elezioni dei 43 Consiglieri esteri e la designazione dei 20 Consiglieri di nomina governativa con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. Costretto a farlo, in seguito alle insistenze del Ministero e perfino di SE l’Ambasciatore Iannuzzi, obtorto collo, il ducetto La Morte si è dimesso dal CGIE. Forse ha capito che non ci sarà nessun’altra occasione d’andare a Roma in business class per sedere silenzioso per qualche ora della Plenaria del CGIE, in attesa di firmare il foglio presenze che dà diritto alla misera diaria (meglio che niente!) per poi sparire nelle strade della Città eterna e occuparsi di impegni personali con le spese pagate dal contribuente italiano. Il 25 marzo scorso, gli stessi Consiglieri del Com.It.Es. hanno scritto a SE l’Ambasciatore, sostenendo che le decisioni assunte dal Com.It.Es. prima della rinuncia alla carica di Consigliere CGIE da parte del Presidente La Morte non sono valide e che quindi bisogna annullarle tutte, compreso il parere su La Gente d’Italia, per assumere invece decisioni legittime. SE l’Ambasciatore Iannuzzi ha risposto il 30 marzo, citando l’Art. 7 del DPR 29 dicembre 2003, numero 395, che è il Regolamento di attuazione della legge 23 ottobre n. 286, istitutiva dei Com.It.Es.. L’Art. 7 è intitolato “Verifica della condizione degli eletti” e al comma 2 recita: “Quando successivamente all’elezione [del Com.It.Es.]si verifichi… qualcuna delle condizioni di incompatibilità previste, il Comitato le contesta al membro interessato”. Lo stesso articolo stabilisce al comma 3: “…il membro del Comitato ha 10 giorni di tempo per formulare osservazioni o per eliminare le cause …di incompatibilità” e, al comma 4, sancisce: “entro i 10 giorni successivi alla scadenza del termine di cui al comma 3, il Comitato delibera definitivamente”. La normativa è questa e deve essere applicata. Su questo siamo tutti d’accordo. SE l’Ambasciatore Iannuzzi commenta scrivendo: “Dal momento che il Com.It.Es. di Montevideo non ha attivato tale procedura nei confronti del Sig. Aldo La Morte ed egli pertanto ha, nel frattempo, fatto legittimamente parte del Com.It.Es., non si configura alcuna invalidità degli atti finora adottati dal Comitato”. Evidentemente, SE l’Ambasciatore Iannuzzi non è stato informato del fatto che la questione dell’incompatibilità è stata sollevata, eccome, a tempo debito, e che il dittatore della Repubblichina delle Bananine ha risposto che il CGIE aveva cessato di esistere, il che è falso. Quindi, per l‘autonominatosi giurista La Morte non c’era alcuna condizione di incompatibilità, il che è altrettanto falso a detta dell’Avvocatura di Stato, secondo la quale il CGIE è vivo, vegeto e nel possesso delle citate funzioni, tant’è vero che sta lavorando su molti fronti, compresa l’organizzazione degli aiuti all’Ucraina, insieme ai Com.It.Es. di frontiera. Evidentemente SE l’Ambasciatore Iannuzzi non è stato informato nemmeno del fatto che il verbale di quella riunione, che proverebbe l’assoluta ottemperanza al dettame dell’art. 7 del DPR, non esiste ancora, non è stato mai presentato e pertanto non è stato mai approvato dal Com.It.Es.. Al Gruppo Cattaneo sta venendo il forte dubbio che quel verbale potrebbe non vedere mai la luce. Perché? Per non dare ai Consiglieri la base documentale necessaria per accogliere il suggerimento di SE l’Ambasciatore Iannuzzi, il quale conclude la sua risposta scrivendo: “Ovviamente resta aperta la possibilità, da parte di singoli membri del Com.It.Es., di adire la competente magistratura qualora al riguardo lo ritengano opportuno”. E questo saranno obbligati a fare, al più presto, anche per proteggere i futuri Com.It.Es. da “Comandanti” da strapazzo e i mezzi di informazione al servizio della comunità da assalti all’arma bianca.
(CARLO CATTANEO)