MOSCOW, RUSSIA - SEPTEMBER 09: (RUSSIA OUT) Russian President Vladimir Putin seen during a joint press conference at the Kremlin on September 9, 2021 in Moscow, Russia. President of Belarus Alexander Lukashenko is having a one-day visit to Russia. (Photo by Mikhail Svetlov/Getty Images)

 

 

di  Gabriele Carrer

Vladimir Putin è stato ingannato dai suoi fedelissimi? Secondo le intelligence di Stati Uniti e Regno Unito, sì. John Kirby, portavoce del Pentagono, ha dichiarato che la Difesa americana condivide la conclusione secondo cui il presidente russo non sarebbe stato “pienamente informato dal suo ministero della difesa nell’ultimo mese”, cioè dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Sir Jeremy Fleming, direttore del Gchq, cioè l’agenzia britannica per la signals intelligence, ha detto, durante un discorso alla Australian National University, che “sembra sempre più che Putin abbia giudicato male la situazione”, sovrastimando le capacità dei suoi militari e sottostimando la resistenza del popolo ucraino. La ragione? “Crediamo che i consiglieri di Putin abbiano paura di dirgli la verità”.

Niente di nuovo per un’autocrazia.

Specie in quella russa, dove il leader è isolato. Lo è “certamente”, dice a L’HuffPost Mark Galeotti, direttore della società di consulenza Mayak Intelligence e professore onorario alla School of Slavonic & East European Studies dello University College London, autore di diversi libri tra cui “Armies of Russia’s War in Ukraine” datato 2019. “Stava diventando più isolato, per sua scelta, anche prima del Covid-19”, spiega. “La pandemia ha certamente esacerbato tutto questo”.

Le parole di Kirby e Fleming, che sono soltanto due, le più recenti, dimostrano come nell’ultimo mese le agenzie d’intelligence di Stati Uniti e Regno Unito abbiano iniziato ad affrontare pubblicamente un argomento che sembrava tabù: la situazione al Cremlino e le condizioni in cui vive Putin. Secondo Galeotti queste scelte comunicative anglosassoni a un obiettivo preciso nei confronti di un ex agente del Kgb, dunque un paranoico quasi per natura. “Penso che stiano cercando di sfruttare un isolamento che era già presente”, spiega Galeotti.

Qualcosa di simile, ma in campo militare, di ciò l’Occidente sta cercando di fare con le sanzioni agli oligarchi: accentuare la solitudine del leader.

È rimasto però un tabù su cui le intelligence anglosassoni non si esprimono: la salute di Putin.

Il presidente russo avrebbe una tumore alla tiroide, ha rivelato nelle scorse ore un media indipendente russo, Proekt, in una lunga inchiesta in cui riporta l’elenco dei medici personali che accompagnano il leader nei suoi viaggi. “Dall’inizio del primo mandato di Putin, il Cremlino iniziò a nascondere informazioni sulla salute dell’allora giovane presidente, anche quando cadde da cavallo, ferendosi alla schiena”, si legge nella lunga inchiesta. “L’anziano Putin è ora accompagnato da un vasto team di medici, tra cui un chirurgo specializzato in cancro alla tiroide”, continua Proekt. Il Cremlino ha smentito seccamente queste indiscrezioni tramite il portavoce Dmytry Peskov.

Poche ore prima il portavoce del Pentagono, in merito alle voci su Putin che non sta bene, aveva dichiarato ai giornalisti: “Farò attenzione qui a non entrare nell’intelligence”. Subito dopo ha cambiato tema parlando del fatto che il presidente russo non fosse “pienamente informato” come raccontato sopra.

Sulle speculazioni sulla salute di Putin, Galeotti risponde così: “Onestamente non lo so, ma il dibattito sulla malattia non proviene unicamente dalle solite fonti in questi giorni”. Evidentemente però, “potrebbe aiutare a spiegare perché vediamo un Putin piuttosto diverso in questi giorni, disposto a correre rischi, che ha fretta e sembra avere meno in controllo di sé stesso. Ma al di là di questo, è difficile dire” di queste voci, aggiunge.

Su una cosa in questa fase gli analisti sembrano concordi: Putin ha sopravvalutato le capacità militari della Russia. “Penso di sì, e onestamente, considerato che anche gli analisti militari occidentali sembravano in larga misura pensare che sarebbe stata una vittoria rapida, allora forse non è così sorprendente”, commenta Galeotti. “Tuttavia”, continua, “lo scarso rendimento dei russi è almeno altrettanto dovuto alle decisioni sbagliate di Putin, che ha fatto scattare l’invasione dei suoi militari con poco preavviso e ha imposto una strategia che presumeva che lo Stato ucraino sarebbe crollato alla prima pressione. Questa non è una guerra combattuta come i generali sono abituati a combattere”, conclude.