Tante sono le impronte italiane lungo il territorio del dipartimento di Canelones in Uruguay, una delle zone più popolose che circonda quasi interamente la capitale del paese. Tra queste spicca sicuramente Las Piedras, la città più grande della zona che conta con una popolazione di circa 70mila abitanti. Questa città rappresenta anche un luogo simbolico per la storia uruguaiana: è qui che nel 1811 le forze indipendentiste vinsero la prima grande battaglia contro gli spagnoli. 70 anni dopo quelle indimenticabili gesta - il 20 settembre del 1881 per la precisione - gli italiani fondarono la Società Italiana.
Il suo nome iniziale era “Società di Mutuo Soccorso fra gli Operai Italiani di Las Piedras”, proprio per rimarcare la forte presenza di lavoratori nei centri industriali della zona. Attualmente, tra gli integranti della collettività ci sono molti italiani arrivati da giovani oltre che i discendenti dei primi emigrati. Tutti riuniti intorno all’amore per la madre patria.
La distribuzione geografica dei luoghi di provenienza è molto eterogenea, dal Veneto alla Sicilia.
“Abbiamo sempre rifiutato le proposte di costituire gruppi regionali perché, come recita lo statuto, vanno difesi tutti gli italiani senza alcuna differenza. Noi siamo per l’unità” spiegano alcuni soci radunati per l’intervista a Gente d’Italia. “Oggi la nostra attività è incentrata principalmente sul piano sociale culturale” racconta il presidente Luciano Albanese originario di Mammola (provincia di Reggio Calabria) e arrivato in Uruguay nel 1956.
“Collaboriamo con le istituzioni locali e con le scuole. Cerchiamo di fare il massimo. I nostri soci partecipano attivamente per portare avanti i nostri progetti. Vogliamo che questo continui per il bene di tutti gli italiani e per la città di Las Piedras. Il nostro obiettivo è quello di mantenere l’italianità nella nostra zona e in modo particolare diffondere la lingua e la cultura”. Albanese però non nasconde le preoccupazioni a cominciare da una maggiore collaborazione con le istituzioni italiane: “Ci piacerebbe che ci sia una maggiore partecipazione dell’Ambasciata dato che facciamo un grandissimo lavoro nonostante le difficoltà. Non esigiamo nulla, chiediamo solo maggiore considerazione e appoggio per difendere l’italianità”.
Insieme a Luciano Albanese c’è anche l’ex presidente Giuseppe Anfuso, un siciliano residente in Uruguay dal 1953 che continua ad essere sempre in prima fila. “Facciamo tanti sacrifici, è dura ma siamo contenti di poter difendere l’italianità”. Anfuso è anche membro del Comites (Comitato degli Italiani all’Estero di Montevideo) con la lista nata intorno al patronato Inca. Seppur a 30 chilometri da Montevideo, anche a Las Piedras si vivono a volte alcune difficoltà che caratterizzano tutto l’interno dell’Uruguay. “Non siamo considerati come gli italiani della capitale, io non lo so il perché ma ne prendo atto. Tutto è nella capitale, le associazioni, i patronati, le istituzioni. Qui non viene mai nessuno. Certo, noi siamo più privilegiati rispetto ad altre città del paese essendo più vicini. A volte, però, sentiamo tanta distanza rispetto a Montevideo. Noi facciamo tante cose ma nessuno lo sa”.
Per il siciliano un aspetto fondamentale oggi è quello garantire “assistenza a tutti i compatrioti che ne hanno bisogno. Senza distinzioni politiche, regionali o sociali”. Durante l’anno l’associazione quattro riunioni sociali alle quali partecipa gente proveniente da tutto il dipartimento. Ad ospitare gli italiani della città - dal 1985 - c’è un grande edificio dove sventola il tricolore accanto alla bandiera uruguaiana. Luogo simbolico dell’italianità, la
struttura è il risultato di tanti anni di lavori e oggi sta subendo nuovi miglioramenti.
Una delle colonne portanti della Società Italiana è Marcos Pérez. Nonostante non abbia alcuna origine italiana il suo è un grande lavoro costruito in tanti anni grazie alle amicizie: “Per cinquant’anni ho lavorato con italiani in un’officina meccanica. Ho praticamente passato tutta la vita assieme a loro e mi hanno trasmesso un sentimento di amore verso questa grandissima nazione”. Da quando è diventato pensionato, si dedica a fondo ai lavori amministrativi dentro la sede, lavorando negli eventi speciali “fino a 15 ore al giorno”. Una caratteristica degli italiani? “Sono un popolo fantastico con grande ingegno come ci dimostra la storia dell’arte. Inoltre, hanno un grande spirito di sacrificio verso la
famiglia ed il lavoro”.
Matteo Forciniti