DI FRANCO MANZITTI
Genova sarà pure la sesta città italiana per popolazione, che intanto cala sotto i 550 mila abitanti.Malgrado gli anatemi del sindaco Marco Bucci, che denuncia ben altri numeri superiori ai 680 mila.
Sarà il più importante porto italiano, in corsa per diventare uno dei più trafficati dell’intero Mediterraneo. Se riusciranno a spendere i 3 miliardi e mezzo per fare, 120 anni dopo, la nuova diga, 500 metri al largo. Sarà pure la città più controversa, nella sua interpretazione di sviluppo, nel cuore di una campagna elettorale, a 36 giorni dal voto.
I governanti di un centro destra scatenato dal “sindaco che grida”, Marco Bucci, la giudicano tutta spinta a un progresso inarrestabile, tra nuovi cantieri, 8 miliardi pronti sull’unghia per essere spesi in big operazioni, e uno spirito che sembra quello di un new deal.
Sono rappresentati dal mite e molto silenzioso, altro che “criare”, Ariel Dello Strologo, indipendente. Leader della comunità ebraica, un po’ imbambolato dal fronte largo della sinistra radical, verde e “condivisa”. Descrivono una Genova triste, ingiusta, travagliata da grandi diseguaglianze sociali, brutta e sporca. Trascurata soprattutto nell’assistenza ai più deboli, ai più fragili, abbandonati perfino dai servizi sociali.
Sarà tutto questo ed altro. Intanto Genova, in un maggio ancora pandemico, celebra, 162 anni dopo la partenza di Garibaldi per liberare il Regno delle Due Sicilie dallo scoglio di Quarto, con appena un minimo ricordo. Soprattutto Genova è immersa soprattutto in un grande tormento calcistico.
Appena rilevato da un gruppo finanziario americano, 777 Partners, sede a Miami, affari in tutto il mondo, il Genoa Cricket Foot Ball Club, ha celebrato il suo storico cambio di proprietà, sprofondando in serie B, con retrocessione quasi certifa dopo uno dei derby più drammatici della sua storia lunga e travagliata. E nonstante la insperata vittoria sulla Juventus all’ultima ora. La storia torna su se stessa. quasi 70 anni fa, il Genoa andò in Serie B battendo, all’ultima di campionato, la capolista Fiorentina.
Davanti a uno stadio postpandemico, con più di 32 mila spettatori, il grande spettacolo sportivo e del tifo si è tramutato in una vicenda a doppia faccia.
La catastrofe genoana con questi americani, che hanno puntato sulla società più vecchia del campionato italiano una fiche da 120 milioni. Scegliendo allenatori sbagliati, come lo sventurato ucraino Andriy Shevchenko, ex milanista, ex Chelsea, ex Pallone d’oro. E giocatori giovani e stranieri lontanissimi dal calcio italiano. Alla fine hanno perso, seppellendosi definitamente.
E la rivale, la Sampdoria? Storicamente è molto più giovane. È nata nel 1946 nelle delegazioni del Ponente cittadino fuse con i ricchi e i nobili della Doria. Vince nella partita chiave, ma è con un piede nella fossa. Questo grazie al suo ultimo presidente Massimo Ferrero. Non certo quello della Nutella: ma un settantenne romano de Roma, quartiere Testaccio, proprietario di sale cinematografiche a Roma, macchietta televisiva. Fino a quando non è finito agli arresti domiciliari, in un guazzabuglio di truffe e malversazioni. Che confondono la gestione della società calcistica con le sue multiformi e fallimentari attività economiche. Compresa una compagnia aerea Livingston finita a carte quarantotto.
Così il Genoa piomba in B, dopo 15 anni di presidenza Preziosi. Con un destino incerto e una proprietà molto inesperta, per quanto scatenata nel calcio mondiale. Ha appena comprato, oltre i zeneises, il Vasco de Gama in Brasile, lo Standard Liegi in Belgio, il Vitesse in Francia e un pezzo di Siviglia in Spagna.
La Sampdoria ignora il suo destino, ancorché sportivamente in serie A.
Il trust al quale è affidata in questa fase travagliata potrebbe venderla a un gruppo tra i presunti pretendenti. Ma a quali condizioni e con quali certezze?
L’alternativa è che il trust, che ha scelto come presidente ad interim Marco Lanna, ex calciatore della gloriosa epoca di Vialli e Mancini, non sia nelle condizioni di iscrivere la squadra al prossimo campionato. Sarebbe una vera catastrofe che dal momento dell’arresto nello scorso dicembre di Massimo Ferrero si profila sugli orizzonti blucerchiati.
I tifosi non hanno mai perdonato alla famiglia Garrone di avere ceduto, nell’estate del 2014, la società. Gloriosa ai tempi della loro proprietà. Ma ancora di più nell’epica fase della presidenza di Paolo Mantovani, il petroliere broker che le fece vincere lo scudetto. Ancora in quella di Alberto Ravano, armatore, che negli anni Sessanta la portò al quarto posto.
E così uno dei vanti genovesi, quello di avere due squadre in serie A, insieme con Roma, Milano e Torino, rischia di polverizzarsi con rischi imprevedibili. Fino a quando gli americani 777, saranno convinti di restare anche sulla scena genovese?
Hanno scelto come presidente della società niente meno che il rianimatore Alberto Zangrillo, medico personale di Silvio Berlusconi, gran protagonista medico e mediatico nell’epoca del Covid 19,
Hanno confermato per ora l’allenatore tedesco, assunto da un direttore sportivo molto internazionale, Spors, Alexander Blessin. Un estroverso personaggio con esperienze in Germania e Belgio, capace di illudere, ma non di concludere il salvataggio. Dopo il disastro del povero Shevchenko, che aveva perso sette partite su otto disputate sotto la sua fragile guida.
Ma non sanno cosa vuol dire in Italia giocare la serie B, una Caienna che sembra una palude, nella quale il Genoa è già sprofondato molte volte nella sua lunga storia, riuscendo a emergere.
Ma quando il calcio era un’altra cosa e non il vortice di oggi, tra diritti televisivi e mercato globalizzato di calciatori.
E cosa succederà alla Samp, salva grazie ai tre punti conquistati nella apoteosi del derby vinto. Ma con la pistola alla tempia della sua situazione societaria, dopo nove anni di scorribande del suo ex presidente. Eclettico uomo di cinema, produttore, perfino attore financo in film sotto la regia di Tinto Brass. Battezzato da Monica Vitti “Viperetta”, per i suoi atteggiamenti pericolosi con maestranze, attori, nel circo magico dei set cinematografici?
L’ipotesi estrema è che Genova, la sesta città italiana appunto, in bilico nelle imminenti elezioni amministrative, venga sbalzata fuori dal massimo campionato di calcio, sottraendo al suo popolo la distrazione più popolare, il calcio più importante.
A fare gli scongiuri sono sopratutto i sampdoriani, che sportivamente, malgrado Ferrero, la serie A se la sono mantenuta sul campo.
I genoani in trance - I genoani vivono come in una trance, che è quella di essersi liberati dal nemico numero uno, Che era il presidente Enrico Preziosi, il Joker, capace di tenerli in A per tre lustri di fila, ma secondo le accuse del popolo rossoblù, di averli traditi molte volte. Lucrando con le plusvalenze dei giocatori valorizzati e rivenduti a grandi prezzi.Beffando i risultati sportivi di rilievo, conquistati sul campo. Non iscrivendo la squadra nei tornei europei e facendosi sostituire in quei prestigiosi tornei dalla odiata Sampdoria.
Ora Preziosi sta litigando con i nuovi proprietari, come era inevitabile. Un po’ per la rabbia di vedere la sua società sprofondare. E un po’ per le liti esplose tra lui e gli americani che contestano i conti, i “puffi” lasciati a loro avviso dal Joker.
Ma questa trance da liberazione non allontana l’incubo serie B. Qui altre nobili decadute, come il Parma, anch’esso acquistato da una proprietà americana, galleggia a malapena sotto la metà classifica. Malgrado in porta giochi il mitico Gian Luigi Buffon, ex portiere Juve e campione mondiale con la Nazionale.
Calcio e elezioni - Di tutto questo guazzabuglio, che pure fa ribollire il sangue sportivo della città, la politica elettorale chiaramente non si cura. Anche i progetti di un nuovo stadio, che gli americani-genoani si erano premurati di immaginare, durante gli entusiastici incontri con il sindaco Marco Bucci, al loro sbarco genovese, sono finiti sotto il tappeto.
Oggi il calcio è materia che scotta, sia per il centro destra governante che per il centro sinistra, che cerca una rivincita, chiamandola pure, in gergo calcistico spagnoleggiante, “remontada”.
Bucci è uno sportivo velista, tutto proiettato sulla Ocean Race, la grande regata mondiale transoceanica che arriverà a Genova nelle prossime edizioni, catalizzando un interesse globale.
Dello Strologo e la sua alleanza ha in testa ben altro che il calcio, magari in fase genovese retrocedente, ma sempre roba da miliardari.