Oltre agli uomini a soffrire il caldo sono anche gli animali nelle case e nelle fattorie dove sono entrate in funzione ventole e doccette per aiutare le mucche a sopportare l’afa fuori stagione. È l’allarme lanciato dalla Coldiretti sugli effetti dell’ondata di caldo africano che sta investendo l’Italia da nord a sud con temperature anche oltre i 35 gradi.
Se per gli animali domestici come cani e gatti è importante garantire sempre l’acqua e fare in modo che stiano sempre al riparo dal sole e in luoghi ben areati, per le mucche – sottolinea la Coldiretti – il clima ideale è fra i 22 e i 24 gradi, mentre oltre questo limite gli animali mangiano poco, bevono molto e producono meno latte.
Per questo – rileva la Coldiretti – sono già scattate le contromisure anti afa nelle stalle dove gli abbeveratoi lavorano a pieno ritmo perché ogni singolo animale è arrivato a bere con le alte temperature di questi giorni fino a 140 litri di acqua al giorno contro i 70 dei periodi meno caldi. Nelle stalle sono entrati in funzione anche ventilatori e doccette refrigeranti per sopportare meglio la calura e i pasti vengono dati un po’ per volta per aiutare le mucche a nutrirsi al meglio senza appesantirsi.
Il caldo bollente e la mancanza di acqua – precisa la Coldiretti – hanno anche ridotto la produzione di foraggio necessario per l’alimentazione del bestiame con l’allarme siccità che colpisce le semine primaverili di riso, girasole, mais e soia, ma anche le coltivazioni di grano e altri cereali, in un momento in cui è necessario garantire la piena produzione con la guerra in Ucraina. Le difficoltà si estendono a buona parte della Penisola dove con il picco delle temperature – sottolinea la Coldiretti –manca l’acqua necessaria a irrigare le coltivazioni che si trovano in una situazione di stress idrico che mette a rischio le produzioni.
Una conferma dei cambiamenti climatici in atto che hanno cambiato soprattutto la distribuzione temporale e geografica delle precipitazioni tanto che la siccità che è diventata la calamità più rilevante per l’agricoltura italiana con danni stimati in un miliardo di euro all’anno soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti, secondo l’analisi Coldiretti.