La magia delle Frecce Tricolori, certo. La Flaminia presidenziale tirata a lucido, certo. L'abbraccio della folla che stringe Sergio Mattarella a bordo di quel gioiello del 1960 preceduto dall'incedere dei Corazzieri a cavallo, ovviamente. Naso all'insù per elicotteri e addirittura per i paracadutisti che centrano un fazzoletto di sanpietrini su via dei Fori Imperiali insieme al maxi tricolore che poi sfila in senso inverso a quello dei reparti.
Le istantanee dalla sfilata del 2 Giugno lasciano sempre senza fiato ma oggi che la Rivista militare torna dopo il limbo imposto dalle restrizioni della pandemia, a scalare le posizioni della 'gallery', per la forza iconica che riveste, è forse quella che rimanda proprio alla lotta contro il Covid.
Sfilano i sindaci italiani, accolti dagli applausi. Rappresenta, quella schiera di fasce tricolori, con i vertici dell'Anci in testa, una rappresentanza degli oltre 7 mila Comuni d'Italia. Il Paese, insomma. Nulla di più lontano dal rigore dei ranghi inquadrati, plasticamente rappresentato dal comunque ordinato incedere di giacche, cravatte e tailleur variamente assortiti, ma quanto di più vicino a rappresentare appunto il tessuto vivo del Paese.
Applausi, per loro. Poi, subito dopo, si fa avanti un altro settore senza divise, senza armi, senza mezzi speciali. E che pero' ha combattuto lo stesso una guerra. Sono i medici, gli infermieri, gli psicologi: vengono dalla prima linea del Covid, come il resto degli italiani. Dopo averli salvati, perdendone alcuni, insieme a non pochi colleghi. Quel blocco non ha fanfara, ovviamente, né stendardi. Per loro però il pubblico sulle tribune si alza in piedi.
Quel vuoto di due anni ha lasciato il segno, e non poteva non essere così. Lo ha lasciato tra chi sulle tribune nasconde l'emozione dietro gli occhiali da sole e le visiere dei cappellini con il tricolore, ma anche tra quegli operatori del mondo della sanità che ne ricevono il tributo. Come quella dottoressa che continua a sfilare ma guarda con un'espressione struggente verso le tribune, con gli occhi gonfi di lacrime, come accade ai suoi colleghi che, qua e la' nell'inquadramento, cercano di tenere a bada l'impatto.
È una parata senza effetti speciali di contorno quella che torna su via dei Fori Imperiali. Dimenticate i bagni di folla, le passeggiate all'andata o al ritorno in mezzo a curiosi e cronisti, tra strette di mano e dichiarazioni. Le autorità arrivano e se ne vanno, come da protocollo, dal varco di largo Ricci.
Mario Draghi scivola via con discrezione: accolto dagli applausi all'arrivo, quando è impossibile passare inosservati a pochi minuti dal via della kermesse, il presidente del Consiglio al rompete le righe copre i pochi metri dalla tribuna presidenziale alle auto che lo attendono senza fretta, ma senza indugiare. Senza, insomma 'rubare la scena'. Con calma e con un sorriso, però, che racconta tanto.
In tribuna, i convenevoli istituzionali consueti, con Gianni Letta, per esempio, centro come sempre di una teoria di strette di mano e cenni di saluto. E alla fine, tra le istantanee di questa giornata di festa, c'e' anche la concretizzazione di una scena che, qualche settimana fa, era riuscita inopinatamente a catalizzare una fase del rimpallo di polemiche scatenato dalla guerra in Ucraina. Stavolta sfila davvero, la bandiera della Nato. Insieme a quelle di Onu e Ue. E non c'e' niente da eccepire.