In Africa si muore di fame, oggi più che mai. Dei 54 Stati africani riconosciuti dall’Onu, molti si trovano in condizioni umanitarie allarmanti e soffrono per fragilità politica, guerre civili e attacchi di bande criminali e jihadiste. Guerra e violenze rimangono gli elementi chiave dell’insicurezza alimentare in Repubblica Centrafricana, Sahel, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Nigeria, Mozambico, Sudan e Sud Sudan.
Ma non ci sono solo le guerre interne: il cambiamento climatico e il conflitto in Ucraina rischiano di dare il colpo di grazia alla capacità di approvvigionamento di milioni di persone. Le migrazioni “regolari” sono già aumentate in modo costante negli ultimi vent’anni, anche se si tratta in prevalenza migrazioni interne. Eventi inattesi come la guerra russo-ucraina rischiano di amplificare le condizioni già precarie di molti Paesi sull’orlo della carestia. Innescando nuove ondate di rifugiati che scappano da morte certa.
Senza cibo 95 milioni di persone - L’ultimo rapporto della Rete globale contro le crisi alimentari parla chiaro: nel mondo 193 milioni di persone soffrono per la mancanza di cibo, e la maggior parte si trova in Africa. Secondo il rapporto pubblicato lo scorso 4 maggio, cinque delle peggiori crisi alimentari del 2021 si sono verificate in Africa (RDC, Etiopia, Nigeria Nord-orientale, Sudan, Sud Sudan) e circa 95 milioni di africani soffrono di insicurezza alimentare in fase acuta, una condizione appena precedente allo stato di carestia.
Secondo lo studio, i numeri sono in crescita regolare da anni. La guerra in Ucraina scoppiata lo scorso 24 febbraio non farà che peggiorare la situazione, avvertono gli esperti. Gli effetti del conflitto scoppiato lo scorso febbraio iniziano infatti a farsi sentire, innanzitutto per il blocco delle importazioni di grano, fertilizzante, olio. La Nigeria è il quarto Paese al mondo per importazioni di grano e un quarto delle sue riserve proveniva dai due Paesi in guerra. Anche Camerun, Tanzania, Uganda e Sudan importano oltre il 40% del proprio fabbisogno da Russia e Ucraina.
Ma gli shock economici hanno iniziato a pesare già dal 2021 e rischiano di accumularsi velocemente. Un appello recente di Human Rights Watch puntualizza la gravità di questi scossoni per il continente e afferma che a subire l’impatto della guerra in Ucraina saranno anche i Paesi che non hanno commerci diretti nell’area.
L’effetto macroscopico delle crisi economiche è infatti la crescita record dei prezzi delle derrate alimentari e la progressiva diminuzione dell’accesso al cibo per molte famiglie. Anche l’aumento del carburante ha fatto contrarre i commerci, mentre in alcuni Paesi come il Sudan l’instabilità politica ha scoraggiato gli investimenti, deprezzato la moneta locale e aumentato l’inflazione.
Già prima del fatidico 24 febbraio 2022 molti Paesi africani si trovavano a fronteggiare prezzi in forte aumento a causa delle catastrofi climatiche all’ordine del giorno e alla pandemia, con Angola, Kenya, Camerun, Nigeria tra i più colpiti. Ora i prezzi sono schizzati verso l’alto: lo ha rilevato l’indice dei prezzi alimentari della Fao: da febbraio a marzo 2022 c’è stato un incremento del 12,6%, il valore più alto dalla creazione dell’indice negli anni Novanta.
Previsioni - Secondo il Word Food Programme, la guerra prolungata potrebbe far crescere la fame acuta del 17% a livello globale con particolari ripercussioni per le regioni meridionali, occidentali e orientali dell’Africa. In totale, le persone in fase di insicurezza alimentare acuta in queste aree potrebbero aumentare del 20,8% e colpire 174 milioni di persone. Ad aggravare la situazione, circa metà delle scorte alimentari distribuite dal WFP in tutto il mondo provengono da Ucraina e Russia e sono attualmente a rischio.
Catastrofi naturali - Non solo guerre: alcuni eventi estremi causati dai cambiamenti climatici stanno avendo gravissime ripercussioni sulla sicurezza alimentare di intere aree geografiche. Secondo Africacenter oltre il 20% delle inondazioni e un terzo delle siccità globali degli ultimi dieci anni sono stati registrati in Africa subsahariana.
Per esempio, è passata alla storia l’invasione di locuste del biennio 2020-2021 nel Corno d’Africa, che ha distrutto migliaia di ettari di coltivazioni e privato centinaia di migliaia di persone di cibo e sostentamento economico. Secondo IFRC, uno sciame di locuste in un solo giorno può divorare un chilometro quadratodi campi coltivati privando di cibo 35mila persone.
Le piogge torrenziali hanno colpito la zona desertica creando le condizioni favorevoli per la nascita e la riproduzione delle locuste. Per alcuni Paesi come il Kenya si è trattata dell’invasione più grave degli ultimi 70 anni, mentre la Somalia era stata costretta a dichiarare lo stato d’emergenza. Ultimamente anche il Sudafrica è stato colpito dal fenomeno.
Il Madagascar è invece bersaglio di una siccità estrema che dura da quattro anni. L’assenza di piogge combinata ad altri fattori (scarse infrastrutture per la raccolta idrica, povertà e invasione di parassiti) ha gettato 1,3 milioni di persone in uno stato di semi-carestia, e mezzo milione di bambini è affetto da malnutrizione.
Depuratore d’acqua portatile - Il rapporto della Rete globale indica lo sviluppo dell’agricoltura locale e di sussistenza come una buona soluzione per strappare milioni di persone alla fame. Non solo agricoltura e allevamento a km zero: ci sono anche importanti invenzioni sviluppate localmente, come il depuratore di acqua alimentato con scarti organici e luce solare creato dal chimico ugandese Timothy Kayondo.
Il dispositivo utilizza rifiuti vegetali e animali che insieme ad alcuni enzimi producono “carbone attivo” in grado di depurare l’acqua. Si tratta di un oggetto di piccole dimensioni, alimentato a energia solare, che riesce a trattare circa 300 litri di acqua all’ora. Uno strumento imprescindibile per chi vive lontano dalle fonti di acqua potabile: si stima che 7 milioni di persone in Uganda non abbiamo accesso ad acqua pulita e 28 milioni non utilizzino sistemi igienico-sanitari sicuri.
Kayondo e il suo Eco mobile water purifier hanno vinto il premio Africa Prize for Engineering innovation, e il modello è in fase di ulteriore sviluppo per poter essere economico e conveniente oltre che efficiente. Il problema sta infatti nel rendere accessibili e a buon mercato questo tipo di soluzioni.