Inspiegabilmente le difficoltà in percentuale per gli italiani residenti all'estero di poter esercitare il proprio voto - diritto sancito dal comma 3, dell'articolo 48 della Costituzione italiana - in questa consultazione coincidente con il referendum abrogativo, si sono moltiplicate in modo allarmante, con segnalazioni provenienti da tutto il globo sulla parziale copertura distributiva dei plichi e di ritardi diffusi.
Una tasso di partecipazione che si prospetta al di sotto di una cifra. Le ragioni tutte da accertare, auspicabilmente attraverso una Commissione di inchiesta parlamentare degna di questo nome. Tuttavia, in questa circostanza, è possibile sostenere che tra le tradizionali cause, o presunte tali, come l'eccessiva burocrazia richiesta per l'espressione del voto o la disaffezione nei confronti della politica, non sarebbero da annoverarsi tra quelle preponderanti. Cosicché sarebbe gravemente compromessa anche la percezione sull'effettivo interesse partecipativo al voto.
Per completare il disastro, l'incosciente disinvoltura - ma solo per questo referendum - del Consiglio Generale degli Italiani all'Estero (CGIE) di "sopperire al deficit informativo" - nonostante le segnalazioni di qualche collega Consigliere - forse perché legato quasi integralmente proprio a quella componente partitica dei cosiddetti "democratici", considerati tra i maggiori oppositori di questo referendum.
Vincenzo Arcobelli
Presidente CTIM
Rappresentante presso il Consiglio Generale degli Italiani all'Estero (CGIE)