Una situazione paradossale quella che sta vivendo l’ei fu Movimento 5 Stelle. Dai vaffa a tutti i partiti ai vaffa interni. Quelli che da giovedì il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il capo politico Giuseppe Conte si sono inviati indistintamente sulla gestione del mondo pentastellato. E ieri il titolare della Farnesina è tornato ad attaccare l’ex premier: “Io mi sono permesso semplicemente di porre dei temi, di aprire un dibattito su alcune questioni come la Nato, la guerra in Ucraina e la pace. Come la transizione ecologica, come le ricette per le imprese. E ho ricevuto insulti personali. Insulti personali come quelli che ho visto nei giornali. Temo che questa forza politica rischi di diventare una forza politica dell'odio, una forza politica che, tra l'altro, nello Statuto ha il rispetto della persona. Credo che su questo noi dobbiamo parlare di temi. Il nostro elettorato è disorientato, perché quando si pongono dei temi ci sono degli attacchi personali. E questo non è assolutamente accettabile”.
E poi ancora: “Leggo in queste ore che una parte del Movimento 5 Stelle vuole inserire, nella risoluzione che impegna il presidente del Consiglio ad andare in Consiglio europeo, frasi e parole che disallineano l'Italia dalle alleanze storiche in cui è: disallineano l'Italia dall'alleanza Nato, disallineano l'Italia dall'Unione Europea, disallineano l'Italia da quella che è la sua postura internazionale. Noi non siamo un paese neutrale, noi siamo un paese che ha delle alleanze storiche”. Ma la giornata di ieri è stata anche quella del ritorno in campo del leader Beppe Grillo, che in qualche modo ha inviato un messaggio a favore di Conte sul tema del secondo mandato, totem del M5S. Con un nuovo post sul suo blog, infatti, il garante dei pentastellati ha tuonato lasciando presagire sconvolgimenti nelle dinamiche e negli equilibri interni del partito.
Il diktat dell'Elevato è semplice: niente terzo mandato. Una tegola per 66 parlamentari degli attuali 227, che al prossimo giro potrebbero non trovare una poltrona se continuassero a rimanere all'interno del partito di Conte. “Appare sempre più opportuno estendere l'applicazione delle regole che pongono un limite alla durata dei mandati. Queste regole hanno goduto di una certa fortuna in alcuni ambiti del settore pubblico”, ha detto il garante del Movimento 5 Stelle, sottolineando che la funzione di questa regola è quella di “prevenire il rischio di sclerosi del sistema di potere, se non di una sua deriva autoritaria, che è ben maggiore del sacrificio di qualche (vero o sedicente) Grande Uomo”. Per molti grillini vicini a Conte, quest'ultimo passaggio sarebbe espressamente dedicato al ministro degli Esteri, che in queste ore sta paventando lo scisma pentastellato.